Perché leggere questo articolo? Nella bozza Agcom ci sono novità in vista delle elezioni Europee e amministrative di giugno su un’assurda unicità italiana: la par condicio.
I minuti della televisione non sono tutti uguali. Per questo da trent’anni in Italia è stata inventata una norma. Anacronistica, insensata e inutile. La par condicio è un’unicità italiana. Si tratta di una normativa complicatissima, codificata per la prima volta nel 1993, negli anni affastellata e che subisce modifiche a ogni tornata elettorale. Il che la rende, se possibile, ogni volta più complicata. In vista del “mini election-day” dell’8 e 9 giugno, la par condicio sta per essere nuovamente modificata. Con un’importante novità.
La nuova delibera Agcom sulla par condicio
Al Garante delle Comunicazione deve piacere Heidegger. E’ lampante che il pensiero dell’autore di “Essere e Tempo” deve aver influenzato il vertice di Agcom. Lo si evince dalla recente delibera in procinto di creare una nuova par condicio. L’arbitro della tv ha finalmente compreso che un minuto non vale come un altro: sono le contingenze a cambiarne il valore. Se un politico parla in prima serata di fronte a milioni di persone, quello spazio vale oro. Vale invece bronzo all’una di notte, quando il politico si rivolge a insonni e sonnambuli.
Così, a meno di tre mesi dalle Europee dell’8 e 9 giugno, Agcom riscrive le regole della contesa elettorale. Il principio portante delle sue norme, e dunque della nuova par condicio, è esattamente questo. I minuti non vanno semplicemente contati; vanno anche soppesati alla luce dell’ascolto delle diverse fasce orarie. Una rivoluzione copernicana che renderà la più eccezionale e inutile specificità italiana se possibile ancor più complessa.
Come complicare una normativa inutile
La svolta era nell’aria da tempo. A convincere definitivamente Agcom a cambiare la par condicio sono state una serie di sentenze del Consiglio di Stato, che hanno suggerito di aggiungere criteri anche qualitativi di valutazione (gli ascolti) a quelli solo quantitativi (i minuti di visibilità). Ci sono volute cinque sentenze tra il 2022 e il 2023. La nuova par condicio è più complicata della vecchia. Resta ugualmente inutile, ma tant’è.
Il Garante ha suddiviso le 24 ore della giornata in 4 grandi fasce. I programmi delle tv e delle radio in tre categorie: i notiziari, le trasmissioni di approfondimento settimanali, le trasmissioni più frequenti con cadenza anche quotidiana. Sempre il Garante monitorerà il comportamento di tutte le emittenti, sia pubbliche sia private. Nel caso un’emittente violi la par condicio, il Garante solleverà il cartellino giallo (con un semplice richiamo) o il cartellino rosso (con un ordine). Al richiamo e all’ordine, l’emittente dovrà riequilibrare la situazione e concedere adeguata visibilità al partito che ha penalizzato.
La par condicio in ogni caso non funziona
La vigilanza del Garante si farà più serrata via via che si avvicinerà l’apertura delle urne per le Europee. Richiami e ordini saranno emessi quasi in tempo reale; e le emittenti dovranno riequilibrare con immediatezza se il voto sarà prossimo. Resta il fatto che le sanzioni sono totalmente inutili. Disattendere l’ordine del Garante sulla par condicio procurerà all’emittente distratta una multa di qualche migliaio di euro: dai 10.329 a 25.228 euro. Parliamo di spiccioli per il budget di una televisione. Le nuove regole non piacciono alla commissaria Elisa Giomi (AgCom): “Il meccanismo di monitoraggio rende difficile l’individuazione degli sforamenti. Soprattutto può incentivare chi si trovi in condizioni di vantaggio a “comprare” ulteriore visibilità cavandosela con il pagamento di sanzioni, senza riequilibrare gli spazi”. Più che par condicio – dice – “questa è pay condicio”.