di Francesco Floris
L’ultimo tornante della storia politica italiana riporta d’attualità creature del passato: sono i giorni di Paola Binetti e di Clemente Mastella. “Da sola nella maggioranza non andrei”. Così l’ultima battuta al servizio di giornali e agenzie dell’ex teo-dem eletta con la Margherita per la prima volta nel 2006, Paola Binetti, migrata nel frattempo nell’Udc. Che pur usando parole dure contro la crisi di governo aperta da Italia Viva e Matteo Renzi, in maggioranza come stampella per il voto di fiducia al Senato non ci andrebbe. Mentre invece se “tutto il mio gruppo, l’Udc, con un piano e un progetto politico articolato e condiviso con questa maggioranza, decidesse di sostenere questa fase della legislatura, io mi sentirei di collaborare”. Responsabili sì ma non stupidi. E c’è già chi scommette su un Ministero della Famiglia blindato per i nuovi “Costruttori”. Ma la rinnovata centralità dei teo-dem non riguarda solo Giuseppe Conte, il futuro dell’Esecutivo e non sta solo a Roma. Il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha nominato consulente in ambito sanitario Emanuela Baio Dossi: classe ’56, ex giornalista di Avvenire e del Sole 24 Ore, politica e senatrice per tre legislature – fino al 2013, quando non viene rieletta nelle liste di Scelta Civica di Mario Monti. È transitata attraverso Margherita, Partito democratico (proprio nella corrente di Paola Binetti), Alleanza per l’Italia, fino al tentativo di candidarsi come sindaco di centrodestra in Brianza nel suo comune d’origine uscendone sconfitta. Già presidente del Comitato di coordinamento per i diritti dei diabetici, il suo posto nella sanità se lo è guadagnato quando a Palazzo Madama come membro della Commissione Permanente Igiene e Sanità è diventata uno dei punti di riferimento per la florida industria di settore nella “sua” Brianza. Il suo nome in Lombardia girava da mesi come quello della “donna che sussurra a Trivelli”, il potente Direttore Generale Welfare e qualcuno l’aveva addirittura data come papabile per il posto di assessore alla Sanità nel dopo Gallera. Non è un assessorato, ma la sua chiamata è di quelle che pesa. E profuma di rivincita.