Il 9 agosto un account con la firma di Fabio Cipriani posta su Twitter la foto di un piatto d’argento che contiene alcuni messaggi contro le sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia. Nella didascalia, si legge: Non pagherò le sanzioni! Accompagnato dall’hastag. #againstSanctions.
Fabio Cipriani non è l’unico. Anche la francese Laure Label posta la foto di un piatto vuoto: non c’è cibo al suo interno ma solo un messaggio: “Le sanzioni hanno divorato il mio pasto”. Della stessa pasta i messaggi del tedesco Heiko Husler o del britannico Dale Young. Il presunto flash-mob degli europei contro le sanzioni è stato divulgato dai più importanti media russi allineati alla propaganda.
La campagna su Twitter lascia molti dubbi
Masha Borzunova è una giornalista indipendente russa. Certamente non schierata con Putin. Conduce su Youtube un format denominato “Fake News” dove smaschera, così come fa anche su Telegram e Twitter, le bufale e le campagne montate ad arte dalla Russia.
Per lei quella contro le sanzioni è una finta protesta virtuale.
Scrive su Telegram: “Ho seguito l’hashtag su Twitter, la maggior parte dei post sono resoconti dei media russi. Ma ci sono alcuni tweet di europei. Vado dal presunto tedesco Heiko Hausler, che risponde a Scholz. Hausler si è unito a Twitter a luglio e questo replay è l’unico tweet. Che ci crediate o no: la francese Laura Lebel, la polacca Maria Mroz, l’italiano Fabio Cipriani, il britannico Dale Young condividono la stessa caratteristica. Tutti e cinque gli account sono stati aperti a luglio, l’unico tweet nel loro feed è un replay con #againstSanctions”. Facile pensare a profili costruiti ad hoc.
Le parole di Medvedev contro le sanzioni
Del resto, tale campagna si unisce perfettamente alle parole del ministro degli esteri russo, Dimitri Medvedev che, proprio ieri, ha consigliato ai cittadini dell’Unione europea “di pretendere dai “loro idioti” governi spiegazioni sul rifiuto del gas russo e l’interruzione delle relazioni con Mosca”. Ha aggiunto: “Vorremmo vedere i cittadini europei esprimere non solo una silenziosa insoddisfazione per le azioni dei loro governi, ma dire anche qualcosa di più chiaro. Ad esempio, chiamarli a rendere conto, punirli per la loro palese stupidità”, ha scritto su Telegram l’ex presidente russo. “Se il prezzo della democrazia è il freddo in casa e i frigoriferi vuoti, tale democrazia è per dei pazzi“, ha denunciato Medvedev”.
E poi ha continuato a puntare sulle sanzioni che stanno bloccando l’esportazione del gas russo in Europa con la probabile conseguenza di un inverno freddo nel Vecchio Continente: “E’ molto più caldo e confortevole l’inverno con la Russia che in uno splendido isolamento con il fornello del gas spento e i termosifoni freddi”. Insomma, la linea di Putin e compagni sembra quella di convincere gli europei degli effetti avversi delle sanzioni sulla propria pelle.
Ma le sanzioni stanno davvero danneggiando la Russia?
Secondo un’analisi del portale Foreign Policy, le sanzioni radicali imposte una volta che la Russia ha invaso l’Ucraina hanno cercato di infliggere costi sufficienti che, insieme al sostegno della NATO alla resistenza ucraina, avrebbero costretto Putin a ritirarsi. Le sanzioni finanziarie hanno tagliato fuori la Russia da gran parte del sistema finanziario internazionale, compreso il congelamento di quasi la metà dei 640 miliardi di dollari detenuti esternamente in riserve di valuta forte.
E poi il blocco dell’esportazione dell’energia. Ma, in realtà, la Russia, dopo una prima fase di difficoltà, ha trovato il modo di reagire.
Tramite tre direttrici, scrive il portale: partner commerciali alternativi,a partire dalla Cina, evasione delle sanzioni e compensazioni nazionali.
L’esperto francese: “L’ampiezza, l’immediatezza e la quasi unanimità delle sanzioni imposte non possono non influire sulle mosse di Putin”
Eppure un certo effetto sulla Russia le sanzioni sembrano averlo. E il fatto che il ministro russo inviti gli europei a riflettere sulla mancanza di riscaldamento è quantomai vicino a una prova. Ieri il Foglio ha riportato un’analisi dell’esperto di geopolitica francese Frédéric Encel secondo cui – si legge nella traduzione di Mauro Zanon – “senza l’effettività delle sanzioni, perché Vladimir Putin – che da due decenni a questa parte pensa e agisce principalmente in termini di rapporti di forza bruti – non dovrebbe spingersi ancora più lontano, in maniera ancora più violenta e pericolosa? (…). In geopolitica, la dimostrazione di forza richiede una risposta altrettanto forte, e da questo punto di vista l’ampiezza, l’immediatezza e la quasi unanimità delle sanzioni imposte non può non influire sulla sua spedizione; dopo tutto, l’offensiva su Kyiv è stata abbandonata, nessun soldato russo è stato dispiegato nelle vicinanze delle frontiere della Nato, e il preallarme nucleare non è mai stato azionato. Inoltre, e soprattutto, imporre delle pesanti sanzioni in questo momento significa porre una spada di Damocle sopra la testa dei regimi tentati da un avventurismo militare della stessa natura”.
La Russia sta reagendo alle sanzioni ma comunque ne subisce, seppur parzialmente, l’effetto. E così, in vista delle elezioni italiane, invita gli europei a ribellarsi alle decisioni dei governi che aderiscono alla Nato.