Perchè leggere questo articolo? Anche la Lega ha preso le distanze dal suo senatore Manfredi Potenti, costringedolo a ritirare il Ddl che vietava “il genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali”. Ma le polemiche ormai divampano. Le opposizioni: “Proposta ridicola di un sistema maschilista”
“La Lega precisa che la proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un’iniziativa del tutto personale. I vertici del partito, a partire dal capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non condividono quanto riportato nel Ddl Potenti il cui testo non rispecchia in alcun modo la linea della Lega che ne ha già chiesto il ritiro immediato“. Così una nota del Carroccio ha bloccato l’iniziativa del senatore Pontenti, che aveva avanzato una proposta per vietare negli atti pubblici “il genere femminile per neologismi applicati ai titoli istituzionali” come “sindaca” o “avvocata”. Prevedendo anche sanzioni.
Dl Potenti, la levata di scudi delle opposizioni: “Proposta ridicola di un sistema maschilista”
Una proposta che aveva da subito generato fortissime reazioni polemiche, non del tutto placate nemmeno dopo il netto disconoscimento da parte della Lega. Così la capogruppo di AVS alla Camera Luana Zanella: “Misogina e anche ridicola la proposta leghista che svela la povertà di pensiero di un partito allo sbando”. E la senatrice Pd Valeria Valente: “E’ stato un fatto grave, non un’iniziativa ridicola o antistorica. Pensare che la declinazione femminile di nomi istituzionali o professionali corrompa la lingua italiana e per questo prevedere anche multe salate, rivela un pensiero ben preciso: e cioè che le donne nella vita pubblica siano un orpello da cancellare e che il sistema, maschile e maschilista, sia il punto di riferimento per tutti, il neutro della soggettività maschile che tutto ingloba. Questa destra crede nel modello patriarcale di società e lo dimostra di continuo: sull’aborto, sull’occupazione femminile, sulla famiglia. Non abbassiamo la guardia, perché è dal linguaggio che parte il cambiamento”.
Mori (Donne democratiche): “Iniziativa misogina ed illiberale”
Per Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle donne democratiche, “l’iniziativa non va comunque sottovalutata. In quanto misogina, illiberale, antistorica, oppressiva, finalizzata a neutralizzare la soggettività peculiare delle donne e riportare l’ambito del potere ad un indistinto rigorosamente tutto maschile. Da innumerevoli dichiarazioni già sentite si evince che per tanti esponenti della destra termini come Sindaca, Assessora, Deputata, Avvocata o Magistrata sarebbero impropri ed eccessivi, mentre non lo sono declinati al maschile anche quando a svolgere il ruolo di potere è una donna”.
Il presidente della Crusca: “La lingua ha un solo nemico: l’autoritarismo”
Ed era intervenuto anche il presidente onorario dell’Accademia della Crusca Claudio Mazzarini, come riferisce Adnkronos. “La lingua ha un solo nemico vero: l’autoritarismo linguistico, di qualunque segno“. Mazzarini ha infatti stigmatizzato tutti gli eccessi ideologici. Anche quelli che vanno in direzione opposta con una forzatura nel femminile sovraesteso. E’ il caso di un rettore che ha abolito proprio il maschile ‘rettore’, lasciando sopravvivere solo ‘rettrice’. Ma non giovano anche imposizioni di segno contrario, destinate “a fare un po’ di chiasso, senza conseguenze pratiche, trattandosi di un’idea inapplicabile. Peccato. Il risultato sarà simile a una gazzarra”