Perché questo articolo potrebbe interessarti? Alle prossime regionali sarà importante vedere il peso specifico di Fratelli d’Italia e Lega: da qui potrebbe dipendere la futura evoluzione del quadro della maggioranza
In un sistema di coalizioni come quello italiano, le sfide interne alle varie alleanze a volte appaiono più importanti di quelle con gli altri schieramenti politici. Il nostro del resto è il Paese che ha inventato il “manuale Cencelli” ed è ben noto che, quando vince una coalizione, la distribuzione delle cariche dipende dal peso specifico di ciascun partito.
Nella sfida delle prossime regionali in Lazio e Lombardia, in questa ottica, gli occhi non saranno puntati solo sulla sfida tra i candidati presidenti. Ma, al contrario, anche sul successo dei singoli partiti. E, in particolare, sulla sfida tutta interna al centrodestra tra Lega e Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni punta a rimanere primo nella coalizione. Ma se dovesse ampliare il divario a danno della Lega anche in Lombardia, allora potrebbero aprirsi importanti scenari all’interno della maggioranza.
I risultati delle politiche
Nel settembre scorso, quando l’Italia intera è andata al voto per eleggere il nuovo parlamento, a sorprendere non è stata tanto la vittoria del centrodestra. Né tanto meno l’exploit, abbastanza previsto, di Fratelli d’Italia. Il vero elemento peculiare del voto legislativo ha riguardato l’importante divario tra il partito di Giorgia Meloni e la Lega.
Il carroccio non è andato oltre l’8%, mentre la formazione del nuovo presidente del consiglio è arrivata al 26%. Un disequilibrio evidente e inedito in tutta la storia del centrodestra, anche quando si chiamava Polo delle Libertà. Nel 1994 infatti, quando Silvio Berlusconi ha fondato Forza Italia, l’accordo con la Lega e Alleanza Nazionale (il partito da cui è uscita Giorgia Meloni) prevedeva grossomodo una forte presenza del carroccio a nord e una invece della destra a sud. Un equilibrio mantenuto quasi sempre intatto, anche negli anni in cui la Lega di Salvini ha presentato liste nelle regioni meridionali.
Nelle politiche di settembre invece, Meloni ha fatto incetta di voti anche nei feudi leghisti. In Lombardia, per il voto alla Camera, Fratelli d’Italia ha raggiunto il 30%, la Lega si è fermata al 15%. Chiaro quindi come molti elettori del carroccio abbiano preferito scegliere la formazione “rivale” nel centrodestra.
Cosa ci si aspetta dalla sfida interna tra Lega e Fratelli d’Italia
La domanda è se, tanto nel Lazio quanto soprattutto in Lombardia, questo orientamento sarà confermato o meno. “La mia opinione è che la distanza tra Fratelli d’Italia e Lega è destinata a crescere – ha dichiarato su TrueNews il sondaggista Roberto Weber – vale per entrambe le regioni, ma desta maggiore curiosità in Lombardia”.
Qui la Lega potrebbe perdere altri punti a vantaggio della formazione di Giorgia Meloni. “È un andazzo che si riscontra a livello nazionale, lo vediamo anche nei sondaggi che non riguardano le due prossime regioni al voto – ha sottolineato ancora Weber – Fratelli d’Italia sta guadagnando terreno, il partito di Salvini lo sta invece perdendo”.
Un andamento che non è però figlio delle recenti legislative, né solo dell’attuale contesto politico. “Già da anni la Lega scende nei consensi – ha affermato il sondaggista – aver raffreddato le proprie posizioni su temi come l’autonomia, ha fatto orientare l’elettorato di centrodestra verso la destra, verso la Meloni”. Da qui il ridimensionamento dei tradizionali feudi leghisti. “Sono tendenze – ha concluso Weber – difficili al momento da ribaltare”.
Tra congressi e stop all’autonomia: le possibili conseguenze del voto
Sondaggi veri e propri non possono essere pubblicati alla vigilia delle elezioni, negli ultimi disponibili in Lombardia Attilio Fontana era in testa. Ma la sua riconferma potrebbe portare a una giunta molto diversa da quella uscente. Se Fratelli d’Italia dovesse doppiare la Lega, il carroccio nella “sua” regione troverebbe molto meno spazio. Specialmente nei settori chiave.
Il successo interno alla coalizione di Giorgia Meloni aprirebbe però a importanti mutamenti anche a Roma. Sia all’interno della Regione Lazio, se a spuntarla dovesse essere il candidato di coalizione Francesco Rocca, sia dentro palazzo Montecitorio. Un peso specifico maggiore di Fratelli d’Italia, a discapito di una Lega debole nelle proprie roccaforti, darebbe minori margini di manovra al carroccio. Impensabile forse un rimpasto di governo, probabile però una frenata alle principali istanze leghiste. A partire da quell’autonomia che Roberto Calderoli, uno dei pochi sopravvissuti politici della Lega pre Salvini, ha già portato all’interno del pacchetto di riforme presentato a Palazzo Chigi.
Una mossa, quella dell’autonomia, volta proprio a rilanciare i temi più cari allo zoccolo duro leghista. Al momento però il progetto non sembra aver riacceso entusiasmo tra l’elettorato del carroccio. Non solo, ma non è un mistero che a una fetta non indifferente di Fratelli d’Italia la riforma sull’autonomia differenziata non è mai realmente piaciuta. Possibile quindi un accantonamento o almeno un “congelamento” del progetto tra i cassetti dell’ufficio della presidenza del consiglio.
Non solo, ma un’ulteriore eventuale avanzata di Fratelli d’Italia potrebbe portare all’apertura di una fase congressuale del partito. Ne ha accennato Simone Canettieri su IlFoglio lo scorso 7 febbraio. Con una formazione in crescita e oramai prossima al 30%, sarebbe il pensiero della Meloni, potrebbe essere necessario dotare il partito di un chiaro indirizzo e di una struttura più solida. Un modo, in poche parole, per riuscire a far sostenere a Fratelli d’Italia il peso dato dal consenso elettorale.