Perché leggere questo articolo: Papa Francesco colpisce ancora. Con la “Laudate Deum” attacca nuovamente il sistema economico dominante su ambiente e logica del profitto. Scatenando l’ira di liberali e conservatori
Uno schiaffo, se non un affronto durissimo. Così è stato percepito nel mondo liberale e conservatore la critica di Papa Francesco alle distorsioni del sistema globale, analizzate sia sul piano socio-economico che su quello teologico, contenute nella Laudate Deum, l’esortazione apostolica con cui ha invitato a creare un sistema economico dal volto umano.
Le critiche liberali a Francesco
L’economista Chicco Testa ha affondato contro l’esortazione definendolo “un riassuntino delle più scontate tesi ambientaliste. Con gli indigeni che loro sì vivono in armonia con la natura” e il documento che parlerebbe di Dio “in qualche capoverso”. La Verità sottolinea che il Papa “sceglie Greta”, ovvero l’ambientalismo radicale. Antonio Socci, giornalista catto-conservatore, ha parlato duramente di Francesco, che invece aveva difeso più volte per le posizioni sulla guerra in Ucraina.
“Laudate Deum per la CO2 senza cui non ci sarebbe vita sulla Terra”, ha scritto l’editorialista di Libero parafrasando San Francesco d’Assisi. “Sul pianeta non incombe nessuna crisi climatica. Invece la Chiesa si sta sgretolando e va verso il collasso. E la colpa è degli uomini”. Visioni che lasciano trasparire un pensiero di fondo. Quello, cioè, secondo cui il Papa prima che capo della Chiesa cattolica dovrebbe essere “cappellano dell’Occidente” e delle sue logiche economiche. Dunque anche assolutore dei suoi limiti.
L’appunto di Matzuzzi (Il Foglio)
Più appuntito, nella critica, Matteo Matzuzzi, vaticanista de Il Foglio. Per la penna del quotidiano diretto da Claudio Cerasa, il Papa racconta un sistema-mondo in cui “l’uomo è all’origine di tutto il Male, soprattutto a causa dello stile di vita occidentale” e “arriva quasi a segnalare come esempio positivo nella lotta al cambiamento climatico la Cina rispetto agli Stati Uniti”.
Una lettura ponderata e attenta, che rappresenta la critica più strutturale e che conferma, a prescindere dalle idee, Matzuzzi come pregevole vaticanista. Ma a cui, come a maggior ragione alle ben più dure critiche alla nuova esortazione sinodale, manca forse un punto focale.
Una visione economica controcorrente
Il Papa, con il suo pensiero economico-sociale, da anni promuove una visione partita con la Laudato Sì in cui si sottolinea la necessità di evitare la mortificazione dell’uomo all’interno del sistema sociale. E di valorizzare tutto il creato, come opera di Dio, alla luce della necessità di difendere il ruolo di ogni creatura. La Chiesa ha sempre condannato ogni ideologia politica e culturale che ha preteso di sostituire l’uomo a Dio, di mettere al centro lo sfruttamento della società e dell’uomo sull’uomo e di asservire a logiche terrene di respiro tutt’altro che ampio la visione per una società più armonica. Valse prima della Seconda guerra mondiale per il nazismo, è valso per il comunismo da Pio XII a Giovanni Paolo II ma negli ultimi pontificati è sempre più valso anche per l’ideologia neoliberista e lo strisciante “paradigma tecnocratico”, definito da Francesco “un modo di comprendere la vita e l’azione umana che è deviato e che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla”.
Francesco invita a essere nel mondo, non del mondo
Dunque, nella logica del Papa, la prospettiva teologica deve invitare ad essere nel mondo, ma non del mondo. Si accetta pienamente, come l’esortazione conferma, la crisi climatica? Bene, ma al contempo si rifiuta la via politica e economica finora accettata come soluzione dominante. Negata perché strutturalmente anti-umana e anti-ambientale. “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso […] Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”: la citazione del Vangelo di Luca aiuta molto a capire l’approccio della Chiesa e di Papa Francesco su temi così importanti. E
ra lo stesso di Giovanni Paolo II, che nella Laborem Exercens condannò lo sfruttamento del lavoro per poi ricordare che sullo sviluppo umano il marxismo aveva gettato “semi di verità”. O di Benedetto XVI che con la Caritas in Veritate, Giulio Sapelli dixit, “ha indicato che ci può essere una formazione economico-sociale oltre al capitalismo, che mi sembra non abbia dato buone prove di sé in questi ultimi decenni” e inoltre ” denunciato la finanza fine a se stessa, la speculazione, la disoccupazione. La Caritas in veritate è animata da un vero e proprio atto d’accusa contro l’accumulazione capitalistica e il profitto fine a sè stesso”. Profitto e culto del Dio-denaro che paiono oggi essere il bersaglio numero uno di Francesco sull’ambientalismo.
Francesco l’inattuale
In Laudate Deum Francesco è, semplicemente, inattuale. Inattuale perché pensa fuori dalle logiche del sistema politico, liberal-tecnocratico. E guarda alla lunga durata, più che allo spazio di un singolo tweet o di un singolo evento storico. Prende di petto la realtà. Invita a diffidare di chi pensa che “la realtà, il bene e la verità sboccino spontaneamente dal potere stesso della tecnologia e dell’economia” perché “da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia”.
Si attacca l’idea tracotante di sfidare la logica di Dio con l’idea di prendere controllo del mondo con la tecnologizzazione massiccia, del resto dannosa anche per l’ambiente: “el risorse naturali necessarie per la tecnologia, come il litio, il silicio e tante altre, non sono certo illimitate, ma il problema più grande è l’ideologia che sottende un’ossessione: accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare, e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio della mente umana e delle sue capacità”.
Un appello alla misura
Insomma, un profondo appello al senso della misura. Che poi è quello che sottende una fede vissuta umanamente e al servizio della comunità. Dio c’è nell’esortazione, c’è nel titolo stesso e nel pensiero di fondo del Papa. Che invita a guardare oltre il recinto culturale che le versioni più radicali del liberalismo, fondate sull’idea del primato dell’economico sulla società e l’uomo, e le logiche del sistema-mondo globalizzato hanno contribuito a creare. Quello, cioè, che riconduce tutto alla logica del profitto. Anche nella lotta al disastro climatico e nella rivoluzione tecnologica. Contro cui è necessario un cambio di paradigma, fondato sul dono e i legami sociali.