Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Le votazioni non finiscono mai. A pochi giorni dal 25 settembre, i partiti hanno già messo nel mirino la prossima tornata elettorale. O meglio, dovrebbero ma non sembra. A inizio 2023 ci saranno elezioni regionali cruciali in Lazio e Lombardia; ma i partiti non sembrano in alcun modo pronti.
Manca già pochissimo alle prossime elezioni. Il 2023 conoscerà votazioni cruciali, ma i partiti non sembrano – o fanno finta di non – saperlo. All’inizio del prossimo anno due regioni chiave del paese andranno al voto, eppure in Lazio e Lombardia è il caos. Non ci sono ancora candidati ufficiali, ma questo è abbastanza un classico a pochi mesi dalle urne. A rende preoccupanti due elezioni di per sé già cruciali c’è il fatto che a pochi mesi dal voto in Lazio e Lombardia ci sono scadenze ma non date certe.
Le date sono un caso
Queste due votazioni hanno delle scadenze, ovvero dei termini entro i quali devono essere svolte; ma non c’è ancora un “quando”. E a complicare il calendario ci sono le tante altre votazioni previste per il 2023. Quindi la Lombardia deve andare al voto dopo il termine naturale della legislatura regionale, che scadrà a marzo.
L’elezione alla Camera di Nicola Zingaretti, che nell’election day del 4 marzo 2018 era stato rieletto Presidente della Regione, impone un’accelerazione sulla data del voto in Lazio. Dal momento in cui Zingaretti verrà proclamato deputato – l’apertura della nuova Legislatura è prevista per giovedì 13 ottobre – Zingaretti avrà due mesi per dimettersi da Presidente regionale; evitando l’incompatibilità tra le due camere. Da quel momento si inizieranno a contare i 90 giorni per la nuova tornata elettorale. Che di fatto scadrebbero a gennaio del prossimo anno: due mesi prima della fine della legislatura in Lombardia.
Election day o elezioni singole?
A complicare il quadro ci sono le altre elezioni del 2023. L’anno prossimo ci saranno anche le regionali in Friuli-Venezia-Giulia e in Molise, oltre al voto della Provincia autonoma di Trento; in più ci sono le amministrative in oltre 700 comuni. Come se non bastasse, a marzo, almeno da procedura di statuto, è prevista la resa dei conti interna al Partito democratico, con il congresso nazionale.
Ecco allora che la questione della data si fa seria. Il fitto calendario elettorale mette politica e pubblica amministrazione alle prese con la domanda chiave. Fare un unico election day che accorpi tutto in una giornata o per consultazioni sparse? La prima ipotesi comporta un importante risparmio economico; ma è complicata dalle scadenze elettorali. Nonostante l’endorsement di Matteo Salvini, è però difficile che si trovi un’unica data, proprio a causa del voto anticipato in Lazio.
Quali candidati per le elezioni?
La decisione sulla data, o le date, spetterà al prossimo governo – in procinto di insediarsi. Nella maggioranza uscita vittoriosa dalle urne emergono già i primi grattacapi in vista delle prossime elezioni. E non solo per le date. La partita per le candidature si è aperta nel peggiore dei modi per il centrodestra.
Il nome al momento più probabile per guidare la coalizione in Lazio è quello del presidente della Croce Rossa Italiana (e Internazionale), Francesco Rocca. Nella regione – tradizionale feudo di Fratelli d’Italia – è Meloni a dare le carte. Ma sembra che il nome vada bene anche a Salvini e Berlusconi. Nel centrosinistra la candidatura forte è quella Daniele Leodori. Il vice di Zingaretti dovrebbe vedersela alle primarie con Alessio D’Amato, per il momento. Resta ancora da capire che ne sarà del Partito democratico e del centrosinistra. Dopo il 25 settembre il “campo largo” – inaugurato proprio da Zingaretti nel 2018 – resta un miraggio. In una lettera aperta al Pd, il leader di Azione Carlo Calenda ha già posto il suo veto a un’alleanza allargata con il Movimento 5 stelle.
Il rebus Lombardia
Se l’Atene progressista piange, anche gli “spartani” del centrodestra non ridono. Anzi, in Lombardia tutti i nodi sembrano venire al pettine. Nel Consiglio regionale sono volati gli stracci tra Attilio Fontana e Letizia Moratti. La Lega ha chiesto le dimissioni dell’ex sindaca di Milano. Resta possibile lo scenario – mai visto prima – che a competere per il Pirellone siano il Presidente uscente e la sua vice.
La rottura di Moratti ha di fatto spaccato anche il centrosinistra. L’assessora al welfare – in rotto di collisione con Fontana – è un profilo che piace al Terzo Polo. Il Partito democratico vede Moratti come una figura troppo di destra. Dopo la bruciatura di Carlo Cottarelli, i dem preferirebbero puntare su politici del territorio – come il sindaco di Mantova Mattia Palazzi o quello di Brescia Emilio Del Bono.
Nomi sacrificabili in nome di una candidatura moderata che piace ad Azione-Italia Viva. E’ spuntata anche l’ipotesi di un’altra moderata come possibile candidata: Mariastella Gelmini. Che non sembra però piacere al Movimento 5 Stelle. Il coordinatore regionale Dario Violi allontana l’alleanza: “Niente ammucchiate o corriamo da soli”.