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Le dieci sfide che attendono il governo Meloni in autunno

Incontro governo Meloni e opposizioni

Perché leggere questo articolo: un autunno caldo in arrivo per Meloni e i suoi. Tra economia, sfide europee, riforme e dossier industriali, ecco le dieci partite più calde

L’estate politica del governo Meloni non è stata affatto di relax e riposo, come tradizione per gli esecutivi italiani. La caduta del governo Conte I e del governo Draghi nelle estati 2019 e 2022, inframezzate dalle caldi estati pandemiche, ha negli ultimi anni dato ai mesi tradizionalmente considerati di pausa un maggior ruolo rispetto al passato. Anche quest’anno non è stata un’estate facile, tra dibattiti sul salario minimo, reddito di cittadinanza, preparazione del G7 del 2024 e casi mediatici come quelli del generale Vannacci.

Ma il vero periodo caldo comincerà a settembre, con l’arrivo dell’autunno. Allora si rimetteranno in pieno moto tutte le dinamiche istituzionali, tornerà in piena operatività il Parlamento, inizierà il lungo periodo di nove mesi che condurrà partiti e governo alle decisive elezioni europee del giugno 2024. Insomma, ci sarà da ballare parecchio. Le sfide saranno sostanziali. Ne abbiamo identificate dieci.

Manovra e riforma fiscale, destini incrociati

Innanzitutto, ci sarà da iniziare il percorso della manovra finanziaria. Il governo Meloni, e in particolare il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, cammineranno su un sentiero stretto. Le risorse non sono molte. Le sfide che il governo si è posto notevoli. Dal taglio del cuneo fiscale all’impostazione della flat tax gli obiettivi dell’esecutivo sono vari. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze sarà, nelle prossime settimane, la base di partenza.

La seconda partita, che aprirà alla battaglia della Legge di Bilancio, sarà quella della riforma fiscale su cui l’esecutivo ha la delega. Maurizio Leo, vice di Giorgetti al Mef, ha in capo la componente più complessa della legge-delega approvata il 4 agosto scorso: tradure il ddl Fisco entro i prossimi 24 mesi in norme con specifici decreti legislativi. Dalla tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività alla rimodulazione dell’Iva, passando per le novità su cedolare secca e affitti, molte le norme da mettere a terra operativamente.

L’inflazione, vera sfida del governo Meloni

In parallelo, terzo punto, andrà gestita la partita dell’inflazione che rimane notevolmente elevata e vischiosa, come dimostrato dalla tempesta mediatica e politica scatenata dal caro-vacanze.

Tra futuro delle accise su benzina e diesel, aumento dei prezzi alimentari e sdoganamento del Patto anti-inflazione, a cui l’industria italiana non ha per ora mandato i suoi rappresentanti a partecipare, il governo Meloni deve trovare un quadro condiviso per ridimensionare il caro-vita che sottrae risorse alle tasche degli italiani. E guardare con attenzione al prezzo dell’energia: l’era Draghi insegna che l’inflazione può erodere le basi di consenso anche dei più solidi dei governi. E l’approssimarsi del freddo invita a guardare con attenzione al nodo-bollette come decisivo.

Meloni alla prova di Pnrr e sfida europea

Giorgia Meloni e il suo governo, al contempo, sono attesi al varco in Europa su più fronti. Il quarto dei punti che attende l’esecutivo è legato all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). . La terza rata incassata prevedeva il completamento di 54 obiettivi per 18,5 miliardi di euro, mentre la quarta consta 28 obiettivi per 16,5 miliardi di fondi europei. E va messa in sicurezza entro fine anno.

Gli obiettivi da centrare sono legati alle gare per il trasporto ferroviario locale, la definizione di obiettivi per l’ecobonus sulle caldaie, la revisione delle soglie per gli avvisi dei progetti di interventi contro la povertà educativa nel Mezzogiorno, a sostegno soprattutto del Terzo settore e un’ampia serie di misure di industria e innovazione che vanno dalle politiche per l’idrogeno ai satelliti.

Complementare a questa, la quinta partita, tutta da giocare a Bruxelles e Strasburgo: la revisione del Patto di Stabilità, che si salda alle prospettive di investimento e sviluppo. E vede l’Italia fare sponda con Spagna e Francia per scongiurare il ritorno dell’austerità auspicato da Germania e Olanda. Una sfida su cui tutte le forze politiche remano compatte è quella per evitare eccessivo rigore contabile a partire dal 2024, che metterebbe a rischio la posizione debitoria del Paese.

Le case green: la palla al Consiglio Europeo

Sempre in Europa Meloni dovrà, nelle sedute dei capi di Stato e di governo, giocare una partita a tutto campo sulla “direttiva case green” che prevede ampie procedure di ristrutturazione degli edifici per l’efficienza energetica. Potenzialmente in grado di rappresentare i due terzi del patrimonio nazionale entro i prossimi dieci anni.

Passata al Parlamento Europeo e approvata alla Commissione Europea la direttiva, la norma è ora all’esame del Consiglio Europeo. L’organo supremo dell’Ue, che rappresenta la volontà degli Stati, sta pensando di ritardare l’avvio dell’entrata in vigore della norma dal 2025 al 2026 e estendere oltre i termini del 2033 le prospettive di termine delle procedure di ristrutturazione. Questo per dare tempo agli Stati di approntare i loro registri, di sostenere procedure attive per capire gli immobili in deroga e non farsi travolgere da un onere eccessivo. Una sfida che Meloni si giocherà con vista 2024, quando punta a fare dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) un perno di una diversa maggioranza europea meno spinta su questo tipo di ambientalismo.

Tim e Ita, nodi da sciogliere

Sul fronte industriale, Tim e Ita saranno la settima e ottava sfida per l’esecutivo Meloni. In autunno bisogna chiudere sul futuro assetto.

Su Telecom Italia è attiva l’offerta di Kkr, il gigante americano del private equity. Il governo Meloni ha scelto di stare con il colosso a stelle e strisce e di alleare ad esso il Mef, così da formalizzare un’offerta fondamentale per lo scorporo da Tim della rete e, soprattutto, dei cavi sottomarini. Ma c’è da sciogliere il nodo dei rapporti con Vivendi, francese azionista di maggioranza della società-madre, e capire l’entità della partecipazione italiana al dossier. Le risorse richieste, tra 2,5 e 3 miliardi di euro, saranno da sottrarre alla disponibilità della manovra e questo crea la necessità di un complesso gioco a incastri.

Su Ita Airways l’ingresso di Lufthansa col 41% delle quote a oltre 300 milioni di euro può essere il prodomo della scalata definitiva dei tedeschi all’ex Alitalia. Ma ora bisogna capire se alla luce delle manovre del governo contro il caro voli e del braccio di ferro tra Adolfo Urso e colossi come Ryanair i tedeschi riterranno fondamentale e strategico proseguire nell’investimento italiano. Il ritorno sul mercato di Ita si giocherà dalle interlocuzioni tra governo e Lufthansa nei prossimi mesi.

Giustizia e Costituzione, Meloni alla prova delle riforme

Last but not least, in autunno sarà partita a tutto campo sulle riforme.

La nona partita chiave sarà infatti la riforma della Giustizia. In autunno il Parlamento inizierà a discutere del disegno di legge presentato nei mesi scorsi dal Guardasigilli Carlo Nordio sulla giustizia. Tra visioni diverse di garantismo e certezza della pena, il Parlamento e i partiti della maggioranza dovranno discutere le norme sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio, sui limiti al potere di appello del pubblici ministeri, sulla separazione delle carriere e sull’ampliamento dei divieti per i giornalisti in materia di intercettazioni. Già fonte di tensioni sia nella categoria della magistratura che tra media e politica.

Infine, la sfida costituzionale. La quale vede in campo, da un lato, la Lega con il Ministro degli Affari Regionale Roberto Calderoli che spinge per l’autonomia differenziata guardata, invece, con sospetto da Meloni. Di cui il Carroccio fa una questione-bandiera. Ma sul tema c’è bagarre tra l’opposizione di sinistra e la maggioranza e nell’esame del disegno di legge al Senato c’è da aspettarsi bagarre. Nel frattempo, il Ministro delle Riforme Istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati lavora su elezione diretta del premier e rafforzamento di Palazzo Chigi. Su cui potrebbe svilupparsi più di una sinergia con il suo antico proponente, Matteo Renzi. Un piatto caldo sul fronte politico, quello di Meloni. La quale nel trimestre finale del 2023 si gioca buona parte del capitale politico accumulato e la prospettiva di un governo di lunga durata e saldamente sotto il suo controllo.