Ci sono quelli che stanno con Luigi Di Maio, e quelli che stanno con Giuseppe Conte. Poi, ci sono tutti gli altri, la maggioranza silenziosa. Ovvero gli altri parlamentari del Movimento 5 Stelle, che dopo aver tirato un grande sospiro di sollievo per il non essere dovuti tornare a casa anticipatamente (grazie a Draghi! grazie a Mattarella!) non fanno altro che commentare, nelle conventicole romane.
Prima indiscrezione. “Ma è mai possibile che non siamo manco riusciti a intestarci Mattarella?”. La recriminazione del giorno dopo è sulla gestione da parte di Di Maio e di Conte dello scazzo del giorno prima. Ovvero: perché non ve la siete fatta fuori nel tinello di casa vostra, invece che rendere palese al mondo che avreste voluto qualcosa d’altro rispetto a Mattarella, sul quale sono partiti i peana di mezzo mondo?
Seconda indiscrezione, Casalino is back? Domanda lecita, alla quale dovrebbe essere accoppiata l’altra, sul fronte leghista: Morisi is back? Perché pare proprio che tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini sia scoppiata a un certo punto una gara a chi dichiarava per primo sull’ipotesi Belloni, poi bruciata nella furia comunicativa. Prima uno e poi l’altro, e alla fine incenerita è stata proprio la candidata, anche perché Enrico Letta – a quel punto – non ha più potuto far finta di niente e dunque è dovuto insorgere, inzigato anche dal solito Matteo Renzi, che pure questa volta il suo l’ha fatto.
Terza indiscrezione, chi controlla il partito? Ormai si va verso le elezioni e dalle parti del Movimento 5 Stelle l’antifona ha già raccontato tutta la sinfonia. Di Maio e Conte pestano la stessa piastrella. Nessuno dei due è minimamente interessato al nord Italia, tanto che secondo rumors i collegi rimarranno desolatamente vuoti, ed è probabile che non scattino parlamentari. Tutti e due invece sono estremamente interessati al sud, al Meridione. E così si scontrano per capire chi sarà il gallo nel pollaio, che equivale solo a una cosa: chi sceglierà i parlamentari dei collegi blindati. Sarà Conte? O sarà di Maio? Da questo, ovvero dalle poltrone future, dipende la leadership pentastellata oggi.