Home Politics Europee 2024 L’effetto-Vannacci e la destra europea: intervista a Marco Tarchi

L’effetto-Vannacci e la destra europea: intervista a Marco Tarchi

L'avvento dei nuovi radical chic di destra: intervista a Marco Tarchi

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le elezioni europee sono alle porte. Sono numerose le situazioni da monitorare, a cominciare dai riscontri che otterranno Fratelli d’Italia e Lega. Intervista al politologo Marco Tarchi.

Le imminenti elezioni europee rappresentano uno spartiacque politico per un elevato numero di partiti, soprattutto per quelli di destra. In Italia, Fratelli d’Italia spera di ottenere un elevato numero di consensi per consolidare la propria posizione. Nel frattempo la Lega si affida alla figura di Vannacci. Che cosa potrebbe accadere? True-news.it ha intervistato il politologo Marco Tarchi.

Giorgia Meloni è diventata la leader della destra europea o quella posizione, al netto degli elogi mediatici dell’Economist, è ancora occupata da Marine Le Pen?

Non esiste una leader della destra europea, perché non esiste una destra europea. Ce ne sono più d’una, frammentate al loro interne e diversificate: conservatori, nazionalpopulisti, radicali, liberali moderati… In ogni caso, Meloni attualmente ha più spazi di manovra perché occupa una carica istituzionale rilevante; Le Pen ha più voti ma continua a subire una forte demonizzazione.

La posizione di Matteo Salvini: la candidatura di Vannacci può rianimare la Lega in questo sprint finale oppure questa tattica (mista ad una comunicazione social aggressiva) rischia di generare un effetto contrario e avverso?

A giudicare dagli ultimi sondaggi pubblicati, pare che un effetto-Vannacci ci sia: resta da calcolarne il peso. Cercare di cominciare ad erodere un po’ del consenso di Fratelli d’Italia facendogli concorrenza a destra non è comunque, in prospettiva, una scelta sbagliata, perché è prevedibile che col tempo la distanza crescente fra la “Meloni di prima” e la Meloni di Palazzo Chigi scontenterà una quota di elettori. L’alternativa agitata da Zaia, Fedriga & Co. Farebbe ritornare la Lega al ruolo di “sindacato del Nord”, ma con minor peso contrattuale: una prospettiva di nicchia.

Queste elezioni possono essere considerate il più grande appuntamento politico della destra nella storia dell’Unione europea (o meglio: una possibile occasione da sfruttare per cambiare Bruxelles una volta per tutte)?

In teoria sì, ma eviterei l’enfasi, perché molto difficilmente i numeri che usciranno dalle urne consentiranno un cambio di maggioranza nell’elezione della presidenza della commissione Ue. E già si sa che, nel Ppe, molti si metterebbero di traverso ad un accordo diretto con i conservatori. L’Unione non cambierà granché delle sue politiche.

Dopo decenni di fallimenti dell’Euro-destra, a suo avviso esiste adesso un blocco politico e sociale (di destra) che in Europa può essere trainante?

No, perché mancano idee condivise e un progetto di società alternativo a quello esistente. Quindi le uniche prospettive attuali sono quelle di convergenze sporadiche su alcuni temi fra le formazioni che rappresentano quest’area, che anche socialmente è frammentata: i partiti nazionalpopulisti hanno un elettorato prevalentemente operaio e piccolo-borghese, quelli conservatori suscitano più consensi nella media borghesia. Una saldatura non è semplice.

Professor Tarchi, ci sarà ancora spazio per i moderati (pensiamo a Forza Italia ma anche ai centristi più “puri” in Italia) oppure il loro spazio è ormai appannaggio dei partiti sovranisti?

La loro stessa collocazione, e la connessa vocazione al compromesso e alla mediazione, garantisce a queste formazioni uno spazio politico persistente, che a seconda dei contesti e delle fasi si amplia o si restringe. In ogni caso, spesso detengono un potere di veto che possono esercitare in opposte direzioni. E questo ne fa, per i sovranisti, o dei concorrenti sempre pericolosi o degli alleati sempre infidi.