Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le Europee potrebbero rappresentare l’ultima occasione per la Lega per bilanciare il peso politico dentro il centrodestra, attualmente nettamente a favore di Fratelli d’Italia. In vista del voto per il parlamento di Strasburgo, Salvini vuole giocare le sue carte più pesanti in tutte le circoscrizioni.
Ore cruciali, ore critiche e decisive all’interno degli uffici della segreteria della Lega. L’avvicinamento delle elezioni, sia Europee che Regionali, ha fatto repentinamente affiorare tutti i timori emersi subito dopo il voto delle legislative del 2022. E cioè che quel distacco, di quasi venti punti percentuali tra il Carroccio e Fratelli d’Italia, prima o poi avrebbe portato Giorgia Meloni a “rimodulare gli equilibri interni al centrodestra”, come ha dichiarato già alcuni giorni fa su TrueNews il politologo Lorenzo Castellani.
La Lega sarebbe quindi adesso costretta quindi ad annotare l’offensiva meloniana. Molti però vedrebbero nel voto per Strasburgo un argine, un qualcosa in grado di offrire al partito di Salvini l’occasione per recuperare punti e potere contrattuale. A patto però, come indicano le indiscrezioni, di avere liste molto forti.
L’intricato intreccio delle Regionali
Prima o poi, è il pensiero di una fonte vicina alla maggioranza contattata da True News, Fratelli d’Italia avrebbe chiesto conto del suo successo elettorale. Il problema forse, a giudicare dalle reazioni di diversi esponenti della Lega, riguarda le modalità con cui tutto sta capitando. È come se l’onda di tsunami prevista già dopo le legislative, sia poi piombata sulle teste dei dirigenti leghisti improvvisamente e in modo più violento di quanto pronosticato.
Il primo sentore è arrivato dalla Sardegna. Qui si vota il 25 febbraio e da settimane Fratelli d’Italia preme per lasciare a casa l’uscente Solinas, membro del Partito Sardo d’Azione e considerato affine alla Lega, a favore di Paolo Truzzu. Quest’ultimo è attuale sindaco di Cagliari ed è soprattutto un esponente di Fratelli d’Italia.
La “sostituzione” tra i due candidati è stata percepita dalla Lega come un’imposizione. Il Carroccio non era d’accordo con la staffetta, ma a un certo punto i meloniani sardi hanno stampato e distribuito manifesti di Truzzu, con quest’ultimo che ha modificato drasticamente la sua agenda: non più solo impegni in quel di Cagliari, ma anche nelle altre città dell’isola. In poche parole, la sua campagna elettorale era già iniziata.
E questo nonostante le minacce della Lega di aprire casi e crisi da altre parti. Come in Abruzzo, altra regione al voto ma a marzo, dove l’uscente è il meloniano di ferro Marco Marsilio. Il vice di Salvini, Andrea Crippa, nelle sue interviste aveva chiaramente sottolineato che il patto non scritto nel centrodestra riguardava fino a qualche settimana fa la riconferma in blocco di tutti i presidenti di regione uscenti. Come dire quindi che se si discute su Solinas in Sardegna, si può discutere su un meloniano da un’altra parte. Tuttavia, i piani di Fratelli d’Italia non sono stati intaccati e la campagna per Truzzu è iniziata ugualmente.
Candidature e terzo mandato, i nodi da sciogliere prima delle Europee
L’impressione è che il partito del presidente del consiglio si stia muovendo consapevole di come il proprio peso politico basti per sommergere i malumori alleati. Circostanza che fa tremare ulteriormente il Carroccio. Molti temono che la ridefinizione degli equilibri della coalizione non si limiti alle prossime regionali, ma vada oltre. Quello tsunami previsto dopo l’alto consenso per Fratelli d’Italia, potrebbe aprire ancora molte più brecce e far spingere le onde in terreni ancora più impervi. Come quelli, ad esempio, delle Regionali in Veneto del 2025.
Qui la Lega governa da almeno due decadi e, fiutando le possibili velleità di Fratelli d’Italia, il partito sta provando a blindare l’attuale presidente Luca Zaia depositando alla Camera il disegno di legge sul “terzo mandato”. Una proposta che prevede il superamento del limite del doppio mandato per i presidenti, in tal modo così lo stesso Zaia potrebbe ricandidarsi.
Ma, come fatto notare da Marco Cremonesi sul Corriere della Sera, Fratelli d’Italia non sembra molto d’accordo con il ddl. Il motivo sarebbe dettato dal fatto che con il terzo mandato potrebbero essere ricandidati presidenti del Pd di peso, come Bonaccini ed Emiliano. Per molti esponenti della Lega, il parziale stop dei meloniani sarebbe invece solo un modo per aprire la partita sul Veneto il prossimo anno.
Vannacci come jolly acchiappa consensi
La Lega quindi è costretta sulla difensiva. L’unica carta che può giocare in attacco, è costituita dalle elezioni europee. Qui non ci sono coalizioni a cui dover rispondere o alleati con cui dover fare direttamente i conti. Il voto per il parlamento europeo è svolto con un proporzionale secco, ogni partito va per la sua strada con una propria lista e corre quindi unicamente per sé. Per Salvini e per i dirigenti del Carroccio, le europee costituiscono l’azzardo ma anche l’occasione per racimolare più punti percentuali e dare segni di vitalità nel confronto con Fratelli d’Italia.
Via Bellerio starebbe preparando liste con candidature forti, capaci di spostare da sole migliaia di voti. Emblematico in tal senso è il caso del generale Roberto Vannacci, autore del libro “Il Mondo al Contrario”. Un testo che è stato per mesi in cima alle classifiche delle vendite e che ha conferito al diretto interessato una grande popolarità. Così come sottolineato da Francesco Boezi sul Giornale, i vertici della Lega hanno valutato in tre punti percentuali guadagnati il valore della candidatura del generale. Per questo potrebbe essere lui il jolly da piazzare in tutte e cinque le circoscrizioni elettorali in cui è diviso il territorio italiano per le europee.
I nomi a cui la Lega pensa per le circoscrizioni settentrionali
Smentite dallo stesso Salvini, durante l’incontro con i parlamentari della Lega dei giorni scorsi, le indiscrezioni sulla candidatura dell’ex magistrato Luca Palamara e del giornalista Gianluigi Paragone. Dovrebbe invece essere della partita un’altra candidatura percepita come “forte” e in grado di conferire alla Lega una presa maggiore sull’elettorato di centrodestra: si tratta del sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, giunta alla ribalta mediatica dopo la scelta di chiudere le moschee abusive nel suo comune. Per lei dovrebbe essere pronto un posto nella lista della circoscrizione nord orientale, area molto cara al Carroccio.
Nella sezione nord occidentale invece, altra circoscrizione tenuta sotto stretta considerazione, dalla Lombardia arrivano nomi molto noti nel panorama politico locale. A partire dalle uscenti Silvia Sardone e Isabella Tovaglieri, passando per un altro “uscente eccellente” quale Angelo Ciocca. Dal Piemonte dovrebbe arrivare l’indicazione di un altro attuale europarlamentare, ossia Alessandro Panza.
I papabili per le liste nel centro e nel sud
Dal centro fino alle isole, il partito starebbe poi sondando la possibilità di diversi “campioni di preferenze”. Nel centro Italia, circoscrizione dove è inclusa Roma, si punta sulle riconferme delle cinquantamila preferenze di Susanna Ceccardi. Non solo, ma in lizza ci sono tutti coloro che sui territori hanno già dimostrato di avere alle spalle molto consenso. Si tratta del vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio, Pino Cangemi, degli uscenti Matteo Adinolfi e Cinzia Bonfrisco. Si parla anche dell’ex presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abruzzese.
Nel sud fanno gola le ottantamila preferenze raggiunte alle europee del 2019 da Aldo Patriciello, fresco di divorzio da Forza Italia. Più di un’indiscrezione confermerebbe la sua volontà di candidarsi con la Lega. Spazio in lista probabilmente anche per l’uscente Valentino Grant. Nella circoscrizione Isole non dovrebbe trovar spazio Solinas, il quale dunque potrebbe non avere nelle europee una compensazione per l’eventuale passo indietro dalla Regione Sardegna. Questo anche perché il Carroccio ha chiuso già da mesi un accordo con l’Mpa, il partito siciliano dall’ex governatore Raffaele Lombardo, e le scelte per le candidature sarebbero già state fatte. Con entrambi i partiti che avrebbero nell’uscente Annalisa Tardino la candidata di riferimento.
Salvini non sarà della partita
Nella rosa dei nomi indicati, ne manca uno. Ed è un nome di peso: si tratta del segretario Matteo Salvini. Lui tra gli scranni di Strasburgo si è già seduto una volta, poi è tornato a Roma in veste di ministro dell’Interno del Conte I. Ma nel voto per le europee del 2019 si era comunque candidato. In quell’occasione, ha dato una prova di forza importante raccogliendo voti migliaia di voti di preferenza e portando la Lega al 34%. Preludio probabilmente allo strappo del Papeete, con cui il segretario del Carroccio nell’agosto di quell’anno ha staccato la spina al governo con il M5S.
Quest’anno Salvini non ci sarà. Alla stampa nei giorni scorsi ha detto di non voler sovrapporre gli impegni da ministro delle Infrastrutture con quelli della campagna elettorale. Una scelta quindi motivata dalla frenesia della sua agenda. C’è chi però non esclude il timore del segretario di annotare un calo nelle preferenze personali rispetto al 2019, nonché una sconfitta nell’eventuale confronto diretto con Giorgia Meloni. Il presidente del consiglio infatti dovrebbe essere in tutte e cinque le circoscrizioni per Fratelli d’Italia. Difficile dire se rumors del genere siano o meno veritieri. Certo è che per Salvini le europee saranno comunque decisive: o la Lega riesce ad arginare l’onda dei meloniani o si rischia una resa dei conti tutta interna al Carroccio.