Perché leggere questo articolo? Alessandro Faggiano legge con True le sfide per le Europee. Solido il podio, scalpitano la Lega e le puntano Santoro e Bandecchi…
Le Europee sono sempre più vicine e, dopo il tagliando delle Regionali che si terranno nei prossimi mesi, determineranno gli equilibri politici a tutto campo nella maggioranza e nell’opposizione. A far parlare, nei giorni scorsi, è stato in tal senso un sondaggio che dava come possibile il primo sorpasso in un voto nazionale di Forza Italia sulla Lega proprio alle Europee, realizzato da Tecné. Il partito che fu di Silvio Berlusconi è dato da Tecné al 9,3% contro l’8,4% della Lega.
Il duello Lega-Forza Italia con vista Europee
Per Alessandro Faggiano, sondaggista di Termometro Politico, il trend però sembra essere differente. “Ritengo difficile che alla prova dei fatti avremo un sorpasso forzista sulla Lega”, dice Faggiano a True-News. “I dati da sottolineare sono almeno due. In primo luogo, Forza Italia ha sempre performato leggermente meno alle elezioni Europee rispetto agli altri voti nazionali e quest’anno mancherà anche l’effetto traino di Berlusconi”. Al contempo, nota Faggiano, “la Lega si sta spostando per iniziativa di Matteo Salvini e dei suoi dirigenti su posizioni sempre più reazionarie e conservatrici” per conquistare sempre di più posizioni in quel “campo dell’elettorato più convintamente di destra che Fratelli d’Italia non sta più presidiando come un tempo”.
Fdi e Giorgia Meloni guardano al centro e a un campo più moderato per andare incontro ai trend governisti e la Lega acquisisce spazio “a destra della destra”. Per Faggiano questo è un trend in cui “non conteranno i nomi, come ad esempio quello del generale Roberto Vannacci, su cui si concentreranno liste e candidature” quanto piuttosto “i temi e le battaglie ideologiche. La Lega sta riscoprendo una serie di partite che la pongono nella versione più radicale della contestazione all’Unione Europea: attacca l’asse tra popolari e socialisti e l’agenda green; cavalca la protesta degli agricoltori; contesta la Bolkenstein per difendere i balneari; si trova in una posizione critica anche sull’Ucraina”. Tutto questo “elettoralmente può pagare e riconquistare alla Lega molti consensi perduti, mentre Forza Italia non ha la stessa capacità di manovra”.
Il dilemma Santoro
In quest’ottica, è bene sottolinearlo, l’obiettivo leghista può essere anche quello di riconquistare quella quota di consensi finiti nell’astensione e di voti contestatari e della “galassia del dissenso”. Parliamo del voto antisistema che nei voti del passato ha premiato il Movimento Cinque Stelle e poi si è liquefatto. Gli scettici della pandemia, dell’Ucraina, della virata governista di Cinque Stelle prima e Fratelli d’Italia poi, i “no tutto” e via dicendo restano e sono un potenziale mobilitabile. A sinistra, in Germania, ce la sta facendo con il suo movimento Bsw l’ex esponente della Linke Sahra Wagenknecht. In Italia si è lanciato in campo Michele Santoro, con la sua idea di un movimento pacifista e contrario alla proiezione estera dell’Europa.
Faggiano ci ricorda che con vista Europee è difficile pesare Santoro: “una figura come quella di Santoro è nota e sicuramente associata a una presenza mediatica attiva. Ma è fin troppo prematuro capire se potrà essere mobilitante”. Un’eventuale candidatura di Santoro dovrebbe “risultare capace di essere appetibile per le basi di scontenti degli altri partiti, soprattutto a Sinistra, e per gli elettori che oggi si rifugiano nell’astensione”.
Permangono, chiaramente, dei dubbi sul fatto che “da febbraio a giugno possa prendere piede una vera e propria campagna elettorale strutturata, in termini di scelta degli uomini da far candidare e dei temi su cui puntare”. Un esempio in tal senso risultato virtuoso per i suoi esiti, nota Faggiano, “è quello spagnolo di Podemos, che nel 2014 arrivò all’8% alle Europee pochi mesi dopo esser nato. Ma replicare un esperimento nato con presupposti politici solidi dieci anni fa sarà difficile nell’Italia di oggi”.
Alla ricerca del centro
Se destra e sinistra hanno le loro battaglie interne, non da meno è il centro. Che continua a esistere, ambito, parcellizzato tra molti partiti, percepito come più grande da chi anela a occuparlo. Il centro “pesa tra il 7/8 e il 10% complessivo dell’elettorato”, nota Faggiano, “e sarebbe difficile pensarlo più ampio”. In difficoltà l’idea della lista unitaria, resta la “competizione interna ai partiti che oggi vede in leggero vantaggio Azione di Carlo Calenda su Italia Viva di Matteo Renzi con vista Europee”, sottolinea Faggiano. Ed è interessante pensare come sia plausibile che nessun partito raggiunga, poi, la soglia di sbarramento “anche se tutte queste formazioni continuerebbero a essere attive a prescindere dall’esito delle Europee”. Si sta sempre più delineando “un trend che vede Renzi strizzare l’occhio alla destra liberale e Calenda invece giocare di più nel centro che guarda al campo progressista”.
Al centro è tutta da valutare la vera incognita, che è la figura del coordinatore di Alternativa Popolare e sindaco di Terni, Stefano Bandecchi. “Una figura come Bandecchi applica attivamente il principio: nel bene e nel male, purché se ne parli”, nota Faggiano riferendosi alle nette esternazioni del primo cittadino del centro umbro. “Questo può condizionare sicuramente le aspettative elettorali di Bandecchi in un contesto come le Europee dove le circoscrizioni sono ampie” e la competizione impone anche una corsa alla popolarità. Battaglie a ogni livello, dunque, si attendono da qui a giugno. Quel che sembra certo è che appare difficile, in ogni caso, scalfire le posizioni di vertice: il fatto che i primi tre partiti saranno Fdi, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle è consolidato. E salvo smottamenti non sembra destinato a cambiare.