In Italia sono 8 milioni, il 14% della popolazione, le persone che non si sono vaccinate. Dalla marea di No vax, No green pass e scettici del vaccino si staglia una categoria poco considerata dalle statistiche, in cui non mancano i “furbetti”, e per cui si è da poco attivato il legislatore: gli esentati dalla vaccinazione.
A fine ottobre il Ministero della Salute ha aggiornato la circolare dello scorso 4 agosto, prorogando fino al 30 novembre la validità delle esenzioni alla vaccinazione anti Covid-19 e il rilascio di nuove documentazioni. Da quando è scattato l’obbligo di green pass, i medici devono fare fronte a un effetto collaterale non da poco: l’enorme quantità di richieste di esonero dal vaccino. Ma le vere controindicazioni alla vaccinazione anti-Covid-19 sono poche e precise.
Gli esenti al vaccino in Italia? Circa 300mila persone
Ad oggi nel nostro paese sono circa 300mila le persone hanno ottenuto un certificato di esenzione al vaccino, alternativa al Green pass, che è destinata a coloro che per ragioni di salute certificate non possono ricevere la vaccinazione anti sars-cov2. Rappresentano lo 0,5% della popolazione italiana, c’è un esente con certificazione per ogni venticinque persone non vaccinate.
Per gli esenti un documento equiparabile al green pass
Gli unici che possono rilasciare il certificato sono i medici di medicina generale e i pediatri che hanno aderito alla campagna vaccinale e i medici presenti negli hub vaccinali. I medici di medicina generale che non sono vaccinatori non possono rilasciare alcun certificato. Il documento non è legalmente equiparabile al Green-Pass, ma consente di accedere a tutti i servizi per i quali è richiesto il green pass.
Il certificato cartaceo ad oggi viene rilasciato gratuitamente nei centri vaccinali, o dai medici di base vaccinatori, ma senza i dati sensibili e la motivazione clinica. Bisogna presentare documentazioni cliniche riconosciute che accertino le controindicazioni a qualsiasi tipo di vaccino in commercio, una reazione allergica grave alla prima dose, oppure la sindrome di Guillain-Barrè entro le 6 settimane o miocarditi e pericarditi post prima dose.
Complicazioni post prima dose: cosa succede?
In molti casi è semplicemente necessario un rinvio, non un’esenzione, del vaccino. La vaccinazione può essere positicipata fino a un massimo di sei mesi, ma non sospesa del tutto, ad esempio per le persone che hanno contratto un’infezione da Covid-19 negli ultimi sei mesi. Il rinvio è possibile per chi avesse sintomi sospetti o fosse in attesa dell’esito di un tampone, oppure che abbiano ricevuto da meno di 3 mesi una terapia a base di anticorpi monoclonali contro il Covid-19.
Il rinvio è previsto per i pazienti che stanno affrontano la fase acuta di una malattia o di una condizione clinica grave: infezioni batteriche o virali di un organo; infarto, ictus o altri gravi problemi cardiocircolatori; epatiti acute o decorso post-operatorio. In questi casi non c’è una durata prefissata del rinvio, che varia a seconda del decorso della problematica.
Il mito delle “false controindicazioni”
La Simg, Società italiana di medicina generale, a luglio ha catalogato come “false cointroindicazioni” una serie di bufale, falsi miti, timori senza base scientifica e strane credenze. Ad agosto l’Assimefac, l’Associazione Società Scientifica Interdisciplinare e di Medicina di Famiglia e di Comunità, ha stilato un vademecum che riassume in tabelle esplicative le circolari ministeriali per le esenzioni. La guida sfata quelle che non sono delle vere controindicazioni al vaccino: dall’allattamento alle allergie comuni – ad alimenti, animali domestici, lattice, pollini, farmaci orali – reazioni allergiche non correlate a vaccini e/o farmaci iniettabili. Il vaccino è falsamente controindicato anche per chi soffre di patologie autoimmuni e per i pazienti oncologici in corso di radioterapia e immunocompromessi.