E’ il mese delle nemesi. Capita, a volte, che il destino sia cinico ma niente affatto baro, e che metta tutti di fronte alle proprie contraddizioni, alle proprie sciagurate incoerenze. Che poi l’incoerenza è quello che davvero conta nella vita politica. Non il fatto che uno faccia ciò in cui crede, ma il fatto che dica una cosa e poi ne faccia un’altra. Nessuno se la prende con un fanatico delle armi se fa un progetto di legge per far diventare l’Italia come gli Stati Uniti. Al massimo, lo si compatisce e gli si dà una pacca sulla spalla come agli scemi, e si va oltre. Ce la si prende se il politico dice “pace, amore, fratellanza” e poi in casa ha una Colt calibro 45. Se dice “famiglia naturale” e poi ha 4 mogli e 13 figli. Se dice “odio gli omosessuali” e poi ci va a letto.
Luca Morisi, la “Bestia” social fa i conti con la sua incoerenza
Dunque, il mese delle nemesi. Pensateci bene. Luca Morisi twittava, postava, gestiva il social di Salvini sparando contro droga, immigrati e gay. Lo faceva bene. Benissimo, per la sua strategia. Altrimenti Salvini non sarebbe il politico più social d’Europa e non sarebbe passato dal 3 al 30 per cento, cambiando la Lega Nord in una Lega nazionale e nazionalista. Ora, il destino cinico e sincero lo incastra proprio per droga, stranieri e festini gay. Devastante per lui, umanamente. Devastante per il suo leader. Da giornalista, e dunque da boia che commina la pena della pubblica gogna, sono consapevole del suo dolore odierno, pari a quello che ha provocato lui nel passato. Nemesi eterna.
La sinistra e la tegola giudiziaria su Mimmo Lucano
Ma ce ne è anche per la sinistra. Per una vita ci ha spiegato che i magistrati sono i custodi del sacro ordine mondiale della giustizia. Ci ha spiegato, nel suo combinato disposto sinistra+5 stelle, che i giudici vanno rispettati perché avevano trovato tutte le nefandezze di Berlusconi, di Fini (con la casa), di Craxi, di Fontana, di Renzi padre, madre, figlio e fratello (che già così sembra di vedere Totò Riina in azione). E adesso, che viene condannato Mimmo Lucano, ci dicono che le sentenze non vanno rispettate. E’ un destino cinico e sincero quello che obbliga i manettari, prima ancora di aver letto le motivazioni, a dire che no, le sentenze si possono criticare, anche e soprattutto laddove un giudice terzo ha condannato al doppio della pena e a un risarcimento pesantissimo. Attenzione! L’oggetto non è Mimmo Lucano, che potrebbe anche essere un eroe dell’accoglienza, perché un presidente americano diceva che non verrai ricordato per le regole che hai seguito ma per quelle che hai infranto. L’oggetto è chi, come Morisi e come la sinistra, ha detto e fatto per anni una cosa e adesso si trova a fronteggiare la sua nemesi. Fossero stati più tolleranti verso la debolezza prima (Morisi) e più garantisti anche con i nemici (i manettari), oggi parleremo di Mimmo Lucano e della sua statura. Così come si è potuto, da parte dei garantisti, affermare che Beppe Sala pur condannato su Expo invece meritasse una medaglia. Non c’è incoerenza, in chi non usa la giustizia per fine politico. E invece parliamo del cinismo di chi usa, come un bulimico vorace che mangia tutto, e tutto vomita, qualunque vicenda personale e giudiziaria per fini politici. E oggi difende Morisi, e oggi difende Lucano.