Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? In Italia mancano 4.500 medici e 10mila infermieri. A dirlo, il ministro Schillaci. Mentre si cerca di rendere più attrattiva verso i giovani la professione, perchè non pensare di reclutare dall’estero professionisti già formati? Durante la pandemia Covid, a Crema operò un contingente di medici cubani. True News ha intervistato la sindaca di allora, Stefania Bonaldi, per chiederle se l’esperienza potrebbe essere replicata e strutturata
“Stimiamo che manchino 4.500 medici e circa 10mila infermieri a livello nazionale. Questo ha portato al ricorso a gettonisti/cooperative, con effetti deleteri sul sistema”. Così nella giornata di ieri il ministro della Salute Orazio Schillaci ha evidenziato, intervendo davanti alla commissione Affari sociali della Camera, le dimensioni della crisi in cui versano i Pronto soccorso in Italia. Questione nota da anni. E che ha principalmente a che fare con la scarsa attrattività economica di una attività tra le più stressanti e complesse. Le soluzioni che anche il Governo Meloni sta cercando di elaborare andrebbero proprio nella direzione di una maggiore valorizzazione di quei percorsi che ad oggi gli specializzandi tendono a non prendere in considerazione.
Medici e infermieri stranieri in Italia: la lezione di Crema in pandemia
Ma il percorso pare ancora lungo ed incerto. La carenza di personale sanitario è invece tema di strettissima attualità in molti pronto soccorso italiani. Comprensibile quindi pensare anche a soluzioni laterali. Lo si è visto nei terribili mesi dell’emergenza Covid. Un esempio lampante fu quanto avvenne a Crema, cittadina a pochi chilometri da Codogno. Qui nel marzo del 2020 giunsero a prestare servizio nell’ospedale da campo allestito dall’esercito 52 medici cubani della Brigata Henry Reeve. Specializzati in interventi all’estero. Il loro operato, nei due mesi in cui restarono a Crema, fu molto apprezzato.
E’ pensabile di rendere più strutturata l’intuizione dietro a quella esperienza? Ovvero di rispondere al fabbisogno di medici, infermieri e personale sanitario del Paese ricorrendo in modo sistematico al reclutamento di professionisti qualificati e già formati dall’estero? Qualcosa in questa direzione sembra muoversi. E’ il caso ad esempio della Regione Calabria, che ad inizio febbraio ha accolto un nuovo contingente di medici cubani, dando seguito a un percorso avviato nel dicembre del 2022. True News ne ha parlato con Stefania Bonaldi, oggi membro della segreteria nazionale del Pd e nel 2020 sindaca di Crema.
Bonaldi, l’esperienza dei medici cubani a Crema durante la pandemia può costituire una possibile soluzione per l’endemica carenza di personale sanitario nei pronto soccorso italiani?
Quella esperienza è stata straordinaria, soprattutto perchè legata ad un momento del tutto particolare. Ed ha costituito un esempio bellissimo. Non è tuttavia automatico immaginare di renderla un percorso strutturato. Ci sono altre soluzioni sulle quali come Pd stiamo spingendo.
Quali?
Riteniamo che il nostro Paese debba lavorare per rendersi autonomo dal punto di vista sanitario. In primo luogo rimuovendo il tetto della spesa sanitaria, che blinda la sanità pubblica. Questo riguarda gli infermieri, ma anche i medici e tutte le professioni di ambito sanitario. Nello specifico, per gli infermieri senza un percorso di accompagnamento e di valorizzazione del loro profilo. Sono laureati ma non vengono chiamati dottori. Ed hanno una formazione manageriale che dovrebbe essere messa al servizio sia della sanità ospedaliera che di quella territoriale, che non sta decollando.
E i medici?
Serve investire sulla valorizzazione anche economica della professione. I nostri medici sono tra i meno pagati in Europa. I pochi che abbiamo finiscono per essere attratti inevitabilmente dal privato. O fuggono all’estero…
Perchè allora non pensare di attivare il percorso inverso, attraendo professionisti dall’estero?
C’è in primo luogo un grosso problema legato alle tempistiche ed alle lungaggini burocratiche che servono per ottenere l’equipollenza, ovvero il riconoscimento del titolo di studio. La regionalizzazione poi non aiuta perchè porta a una situazione a macchia di leopardo sul territorio. Detto questo, sul tema sono laica. E se non bastassero le soluzioni che abbiamo proposto, per rispondere ad un bisogno specifico e risolvere problemi contingenti, è una soluzione che potrebbe essere presa in considerazione
Come ricorda l’esperienza dei medici cubani a Crema?
Portarono un approccio molto diverso e territoriale. Con un rapporto con il paziente addirittura “uno a uno” che fu molto apprezzato. Ma prima di pensare di poter mettere in campo questa soluzione, bisognerebbe sbloccare la questione dell’equipollenza a livello nazionale.
Siete ancora in contatto con loro?
Sì, manteniamo uno scambio diretto in particolare con il capodelegazione. Ed una famiglia cremasca è addirittura andata a trovare alcuni dei medici a Cuba per Natale