Perché leggere questo articolo? Non solo l’abolizione delle liste d’attesa di Meloni. Gli 80 euro di Renzi, l’Imu di Berlusconi e tante altre mance elettorali della storia.
In principio fu Achille Lauro, non il cantante: o’ Comandante. L’armatore è stato il leader del Partito monarchico e più volte sindaco di Napoli. Alla viglia delle elezioni aveva una tattica infallibile: regalava una scarpa il giorno prima del voto e la seconda in caso di elezione avvenuta. Giorgia Meloni con il fantomatico annullamento delle liste d’attesa non si è inventata nulla. Da sempre i politici elargiscono mance elettorali prima delle elezioni. Dagli ottanta euro di Renzi, passando per le baby pensioni negli anni Ottanta. I governi fanno le cose prima delle elezioni.
Le mance elettorali non le ha inventate Meloni
Il potere logora chi non ce l’ha, anche perchè spesso chi è al potere fa il possibile per farsi rivotare con una serie di regalie prima del voto. Il caso scuola in materia di mance elettorali sono gli ormai famigerati Ottanta euro di Renzi. Un asso calato dall’allora premier proprio alla vigilia delle Europee. Esattamente dieci anni fa, l’allora inquilino di Palazzo Chigi elargiva un bonus in busta paga alla viglia delle elezioni che videro il trionfo del suo Partito democratico, andato oltre il 40%.
E’ il destino delle Europee, evidentemente. Un’elezione da sempre senza troppo charme per gli elettori italiani, che i politici nostrani provano a trascinare alle urne a suon di promesse e mance. E’ stato così anche nel 2019. Anno delle elezioni Europee, anticipato da Superbonus e Reddito di cittadinanza. Casualmente, il governo Conte si decise a donarci questa mancia proprio a ridosso del voto.
Berlusconi, il re delle mance elettorali
Il periodo di campagna elettorale vede, solitamente, gli esponenti di partiti e coalizioni fare a gara per conquistarsi il centro della scena. Nel corso degli anni ci siamo abituati alle promesse elettorali più assurde provenienti da varie parti. Il re indiscusso delle mance elettorali ha un nome: Silvio Berlusconi da Arcore. Il Cavaliere, primo caso di politico candidato da morto, anche in vita è stato prodigo di regalie prima del voto.
Di lui si ricordano soprattutto le promesse di abolizioni. Nel 2017, a ridosso del voto della primavera successiva, promise di abolire il bollo sulla prima auto. Il suo capolavoro fu l’aumento delle pensioni, annunciato a Porta a Porta, in un contratto con gli italiani a cinque giorni dal voto. La promessa venne mantenuta dal secondo governo Berlusconi, con la legge finanziaria del 2002, anche se con alcuni limiti. Nel 2006 Berlusconi ci riprovo con un’altra abolizioni a mo’ di mancia elettorale: quella dell’Imu sulla prima casa. Alla fine però vinse Prodi per una mancia(ta) di voti.
Prima del voto i governi le provano tutte
E’ la politica, bellezza. Prima delle elezioni ogni mancia elettorale vale. Lo ha fatto il Partito democratico di Gentiloni con la promessa del salario minimo. Non fu da meno Salvini con l’eterno ritorno del Ponte sullo Stretto prima di ogni elezioni. La più bella delle mance elettorali del Capitano, però, resta forse la proposta di abolire le accise sulla benzina e la guerra d’Etiopia. E che dire dell’abolizione del canone Rai che a ogni piè sospinto Renzi e la Lega ripropongono?