Il protagonismo degli assessori di Milano in vista della corsa per Palazzo Marino. Sullo sfondo le volontà di Beppe Sala: no a chi ha fatto già due mandati
di Francesco Floris
Mentre Beppe Sala è impegnato, fra una copertina di Vanity Fair e una risposa secca a Matteo Salvini, chi si ritrova a gestire sul serio la grana “neve” a Milano nel bel mezzo delle vacanze (e di un pandemia) è Marco Granelli. E risponde, già in piena notta. Così se per un cittadino milanese chiamare la Polizia locale o i Vigili del Fuoco per segnalare un disservizio legato alla nevicata può non essere una grande idea (nel senso che si viene rimbalzati da un ufficio all’altro), il vero iper attivismo delle comunicazioni avviene anche e sopratutto sui social dell’assessore a Mobilità e Lavori Pubblici. Dai cittadini arrivano critiche e complimenti ma l’importante – come si dice – è esserci. Chi c’è sicuramente è Pierfrancesco Maran. Che usa il periodo natalizio per lanciare una fatwa contro Regione Lombardia sugli immobili abbandonati di Milano. In una guerra verbale senza esclusione di colpi – ricambiato, in questo senso, dall’assessore Foroni della giunta di Attilio Fontana – sulla legge lombarda per la rigenerazione urbana e che dura ininterrotta da settembre, l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano punta a uscirne come il nemico giurato degli “speculatori” immobiliari. Per non parlare di Gabriele Rabaiotti che li accusa proprio a viso aperto. L’assessore a Casa e Politiche sociali rilascia una dura intervista a Fanpage sulla questione “blocco degli sfratti” e caro affitti a Milano, parlando apertamente di lobby, “speculatori”, “leggi idiote” e proprietari che preferiscono tenere gli immobili sfitti piuttosto che abbassare i canoni. Nemmeno due giorni dopo Rabaiotti lancia i “suoi” due nuovi bandi per far decollare il canone concordato a Milano, uno dei quali dedicato agli under 35.
Under 35, come la lista dei “giovani ecologisti” che vorrebbe fare Beppe Sala per la sua ricandidatura. Dietro alle prese di posizione sempre più numerose, alla comunicazione sempre più spinta ci sono almeno tre fattori: le idee, certo, di ognuno dei partecipanti alla competizione; la campagna elettorale per Palazzo Marino che (finalmente) comincia alzando necessariamente i toni; ma soprattutto la necessità di arrivare preparati in fondo alla corsa, con il proprio nome che spicca su quello degli altri e un bottino di preferenze e peso specifico da far valere. In politica – si sa, ma non si dice – la vera competizione è quella interna. Alle liste, ai partiti, alle coalizioni. E lo sarà ancora di più nel 2021 meneghino. Perché da mesi girano indisturbati rumors che parlano di un Beppe Sala propenso a far fuori dalla prossima giunta, in caso di vittoria, chi ha già avuto due mandati da assessore. Le vittime desigante che corrispondono a questo profilo sarebbero proprio Granelli, Maran e Cristina Tajani (assessorato al Lavoro) che uscirebbero dopo dieci anni di giunta, cinque con Sala e cinque con Pisapia. Chi si è salvato in extremis? PierfrancescoMajorino, il predecessore di Rabaiotti alle Politiche sociali, volato nel 2019 a Bruxelles e Strasburgo come eurodeputato. La rosa del Partito democratico in consiglio comunale è piena di “majoriniani”. Ma questo è un altro capitolo. O forse no?