Mentre proseguono le dichiarazioni di voto a Palazzo Madama, nel Partito democratico domina la delusione per l’atteggiamento di quelli che ormai fino a qualche ora fa erano gli alleati del M5s. Gli esponenti dem che erano più vicini a Giuseppe Conte nicchiano. Il segretario Enrico Letta dice chiaramente che le strade con i grillini si sono divise. E c’è chi – come il senatore Andrea Marcucci – ha l’aria di chi aveva previsto tutto.
Conte fa calcoli di bottega
L’ex capogruppo al Senato, tra i principali parlamentari della corrente di Base Riformista, non è sorpreso dalla virata dell’avvocato di Volturara Appula. “È da più di un anno che metto in guardia i miei colleghi sull’evidente ambiguità che contraddistingue il M5s. L’ho fatto da solo per mesi, oggi è la posizione di tutti. L’irresponsabilità di Conte chiude ogni possibile ragionamento con loro”, spiega a caldo Marcucci a True-News.it.
Il parlamentare “ex renziano” stigmatizza con durezza la linea di Conte e dei Cinque Stelle. “Guardi non capisco le dinamiche interne ed esterne del M5s. So solo che creare una crisi in questa situazione è da scriteriati. Penso che Conte sia animato da sbagliatissimi calcoli di bottega”, l’altro affondo consegnato a True-News.it.
La palla passa a Mattarella
Il segretario del Pd Letta, ieri ha detto che senza il Movimento la strada obbligata è quella delle elezioni anticipate. Mentre Marcucci è un po’ più cauto e attende le mosse del Quirinale. “Da questo momento la palla passa a Sergio Mattarella, deciderà lui. Il Pd naturalmente seguirà le indicazioni del Capo dello Stato”, continua il ragionamento del senatore dem.
Anzi, per il parlamentare “il governo Draghi resta un riferimento obbligato anche dopo il 2023”. Quindi nessuna strada è preclusa dopo le prossime elezioni politiche, quando ci saranno, a questo punto. Con un’area del Pd che non esclude una nuova aggregazione larga anche dopo il prossimo turno elettorale nazionale. In questo senso, l’esperienza dell’ex governatore della Bce “rimarrà un riferimento”.
Il futuro del Campo largo
E, sempre in ottica futura e di alleanze, è quanto mai aperto il ragionamento sul futuro del Campo largo di centrosinistra sognato da Letta. Tra i dem, ormai, è prevalente l’interpretazione secondo cui Conte si è messo fuori dalla coalizione non assicurando oggi la fiducia al Decreto Aiuti. Marcucci considera l’esperienza giallorossa come già archiviata. Nulla più che un arnese appartenente al recente passato. L’appello del senatore toscano è chiarissimo.
E delimita i confini di un Campo largo che invece risulta ancora fumoso e non definito. E allora, l’invito all’accelerazione del dialogo con “i simili” del Pd. “Il Pd inizi subito a ragionare con i suoi simili, Renzi, Calenda, Sala, Di Maio. Ci sono forze civiche da coinvolgere, gli ambientalisti, tutti i liberali che non vorranno andare con Giorgia Meloni”, l’appello di Marcucci. Che vede un campo largo che va da Italia Viva ad Azione, dal sindaco di Milano Sala all’ex capo politico grillino Di Maio. Tutti tranne Conte, “l’irresponsabile”.