Ogni mattina, un’associazione, un’ente, un sindacato, una fondazione, si svegliano e reclamano un Ministero. Tutto per loro. Per difendere i propri interessi. Certo, le istanze dal basso degli stakholder sono importanti in un processo di dialogo democratico con le istituzioni ma, a volte, sembra che enti o sindacati puntino soltanto ai loro ritorni, economici o di immagine. E così, mentre la lista dei ministri comincia a prendere forma, le associazioni continuano a inviare comunicati,diversi per tono, ma uniti nelle richieste.
Il Ministero del Mare
Dalle acque profonde del Mediterraneo, emerge l’associazione “Mareamico, guidata da Roberto Tortoli, già sottosegretario all’Ambiente e vicepresidente della Camera. La sua richiesta è facilmente intuibile: vuole un Ministro del Mare perché – spiega in una nota – “non c’è reale transizione ecologica se non viene restituita centralità allo sviluppo delle politiche del Mare, mettendo in conto le criticità e, in modo particolare, le opportunità di sviluppo. Ne sono consapevoli i sindaci dei comuni costieri che rimarcano quanto il mare possa rappresentare per la crescita del nostro paese e quanto delicato sia il suo equilibrio”. Non è solo, Tortoli, nelle acque movimentate degli appelli. Alla richiesta si sono uniti anche il presidente della Camera di Commercio Frosinone Latina, Assonautica Italiana e SiCamera, Giovanni Acampora, il presidente dell’associazione “Mareamico” e Roberta Busatto, Direttrice Economia del Mare Magazine. Salvini è sembrato l’unico ad ascoltarli ma per Giorgia Meloni “il dicastero del mare” non s’ha da fare.
Il Ministero dell’Innovazione (con portafoglio), magari a Milano…
Uscendo dall’acqua, si entra nel mondo dell’innovazione. Ecco che, proprio ieri, l’ Assintel – Associazione Nazionale delle Imprese ICT e Digitali, se ne esce con una nota stampa: “Subito un ministro dell’innovazione con portafoglio“. “Questi dati sono la dimostrazione che il Digitale può essere la variabile anticiclica che ci serve per fronteggiare le difficoltà, ma ora non possiamo permetterci di sprecare questo boost “– commenta Paola Generali, Presidente Assintel. “I temi su cui vogliamo ingaggiare il nuovo Governo sono legati alla governance della transizione digitale. La tecnologia è uno dei fattori abilitanti più potenti che abbiamo a disposizione per una crescita del nostro Paese sia a livello economico che sociale. Auspichiamo che il nuovo Ministero dell’Innovazione sia con Portafoglio, perché la sua missione non dev’essere solo quella di spingere sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, ma deve estendersi prioritariamente al tessuto produttivo nazionale. Ci sono i progetti del PNRR da presidiare e mettere a terra, e soprattutto c’è il tema delle micro, piccole e medie imprese, che vanno sostenute e incentivate con nuove regole attraverso cui farle accedere ai bandi per la digitalizzazione e l’innovazione, agevolando ex ante gli investimenti”.
E, sempre a proposito di innovazione, c’è chi, come Salvini, lo vuole a casa sua. A Milano. Il leader della Lega ha ripreso una vecchia battaglia del partito che ha ricevuto l’ok delle Università, delle Associazioni e di una serie di imprese.
Il Ministero del Patrimonio e il Ministero per la Cultura, i Media, il Digitale
Poi ci sono gli artisti che danno consigli sui titolari dei dicasteri. E’ il caso di Morgan che ha un desiderio: Sgarbi come Ministro della Cultura. Ma il critico d’arte vuole andare oltre. E propone “un Ministero del Patrimonio”: “Ossia – spiega in un’intervista al Corsera – un Ministero “che si occupi dei beni: musei, chiese, quadri per farli diventare idee. Il patrimonio genetico della Nazione”. Il quotidiano online “Key4biz” scrive una lettera al futuro ministro della Cultura proponendo divisioni specifiche e precisi scorporamenti: “Al di là degli aspetti nominalistici, Le proponiamo di assumere una decisione radicale: dare un segno forte di innovazione, dimostrando che il Suo esecutivo ha piena coscienza di come la rivoluzione digitale ha modificato paradigmi storici del sistema culturale e mediale. Si tratta di una decisione che non determinerebbe sconvolgimenti particolari nella logica amministrativa: in sostanza, al di là della denominazione che Le proponiamo ovvero “Ministero per la Cultura, i Media, il Digitale”, sarebbe sufficiente, almeno in una prima fase, scorporare dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) una Direzione Generale, la “Direzione Generale per i Servizi di Comunicazione Elettronica, di Radiodiffusione e Postali” (da cui l’acronimo impronunciabile di “Dgscerp”), che potrebbe andare ad affiancarsi alle attuali 11 direzioni del Ministero della Cultura”.
Non solo il Ministro per lo Sport, “anche il commissario per gli stadi”
Potevano mancare le istanze degli sportivi? Assolutamente no. Così Luigi De Siervo, ad della Lega di Serie A, non contento del “Ministro dello Sport”, parlando dal palco del Social Football Summit di Roma, ha proposto una nuova figura: “Se vogliamo poi ospitare degnamente gli Europei di calcio o qualcosa di più, dobbiamo prima avere gli stadi – prosegue – In questo Paese dobbiamo chiedere al governo anche di nominare un commissario agli stadi, solo così si potrà superare l’ostacolo burocratico. Dobbiamo chiedere con forza non solo di aiuti, ma di dotarci degli strumenti giusti”.
Quando Decaro chiedeva il Ministero delle Città
Le richieste di Ministeri ad hoc arrivano da ben prima dell’attuale formazione del governo. Antonio Decaro che, con l’Anci, fa gli interessi dei Comuni, nel 2011 aveva un tarlo: il Ministero delle Città. Invito rimasto sospeso nell’aria barese.
I Ministeri più strani d’Europa
In giro per l’Europa, però, si vola con la fantasia. In Gran Bretagna nel 2017 venne creato il “Ministero della Solitudine”, nato per far fronte ai 9 milioni di inglesi che si sentivano soli e a rischio depressione e isolamento sociale. Nel maggio del 2015, la Svezia, la patria dei diritti sociali e civili, non si è fatta mancare il Ministero del Futuro.