Perché leggere questo articolo? True-news.it ha intervistato i referenti di Fiom-Cgil dello stabilimento Magneti Marelli di Crevalcore. Il sindacato rimanda al mittente le critiche ricevute da Calenda e si augura un intervento della politica per scongiurare una catastrofe.
“Sono in presidio, coi lavoratori e i suoi colleghi giornalisti“. Mario Garagnani è il Responsabile settore Automotive della Fiom-Cgil di Bologna. Da giorni è ai cancelli della Magneti Marelli di Crevalcore, la fabbrica su cui da tempo si addensano nuvole. E da qualche giorno anche attenzioni mediatiche e qualche politico. Alle accuse di Carlo Calenda ha fatto seguito la voltata di spalle dei dipendenti e ora il silenzio delle sigle sindacali, che attendono un incontro col ministero. “La situazione è di attesa – prosegue Garagnani. C’è speranza e tensione“.
Il no comment dei lavoratori Magneti Marelli a Calenda
Nel weekend c’è stata una passerella di politici e leader sindacali, per domani è previsto uno sciopero di tutti i 229 dipendenti, che da un paio di settimane rischiano di stare a casa. Nel mezzo la polemica tra Calenda e la Cgil. “La Fiat se ne è già andata – aveva detto il leader di Azione. “Nessuno sta dicendo niente oggi sul fatto che le macchine sono diminuite del 30 per cento dall’epoca di Marchionne. Non lo si sta dicendo, perché la Fiat e in particolare gli Elkann sono i proprietari di Repubblica, il principale giornale della sinistra“. Calenda ha addossato le responsabilità della chiusura alla CGIL e al segretario Maurizio Landini, accusato di essere stato morbido nei confronti di Stellantis.
“Se non avesse fatto le dichiarazioni che ha fatto a mezzo social e a mezzo stampa non sarebbe ovviamente persona non gradita“, ha spiegato il segretario della Fiom di Bologna, Simone Selmi. L’attacco di Calenda ha suscitato l’immediata reazione della Fiom Cgil, a cui si sono associati gli altri gruppi sindacali, che hanno definito “polemiche inopportune e strumentali” le parole di Calenda. “È evidente che non sa di cosa sta parlando e sposta le reali colpe di questa situazione su chi di colpe non ne ha”. Quando nel weekend il leader di Azione è arrivato a portare solidarietà, gli operai della Magneti Marelli hanno voltato le spalle e se ne sono andati senza parlargli. “Non commentiamo le parole di Calenda – rimarca Garagnani. Fanno solo arrabbiare, perché distolgono l’attenzione dalla vertenza, con questioni che non hanno nulla a che fare con Magneti Marelli. Nulla hanno a che vedere in un’ottica di prospettiva. Pertanto, non abbiamo nessun commento rispetto a dinamiche di visibilità di politici che vogliono entrare nella questione, senza apportare soluzioni”.
“La politica deve scongiurare una catastrofe”
“Siamo qui per seguire un percorso, di concerto con le istituzione e la politica” ribadiscono i rappresentanti dei lavoratori di Magneti Marelli. Che vogliono smarcarsi dalle polemiche che coinvolgono Landini e le testate del gruppo Gedi. “La colpa non è dei giornali o del sindacato” prosegue Garagnani. “È una vicende emblematica con la quale, dietro l’alibi della transizione, si vuole far passare una logica di profitto. Vogliono chiudere per razionalizzare i costi, questa è la realtà“. A metà settembre i manager di Magneti Marelli hanno annunciato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore “definendola inevitabile a causa del calo degli affari dovuto alla transizione energetica dai motori a combustione a quelli elettrici“.
I lavoratori sembrano riporre fiducia nelle sigle sindacali sotto attacco. E, in qualche misura, anche nei confronti della politica. “Nell’incontro fissato per martedì al Ministero delle imprese chiederemo alle istituzioni di sostenere le nostre richieste” annuncia Garagnani. “Chiediamo il ritiro di qualsiasi proceduta e l’apertura di un tavolo serio con le istituzioni, che abbia come obiettivo la salvaguardia dei 229 posti di lavoro“. La politica, secondo i sindacalisti della Marelli, “avrebbe gli strumenti, sia a livello locale che nazionale, per scongiurare una catastrofe”.
“Serve una politica vera” per Marelli e per la transizione industriale in Italia
Servono politiche industriali che accompagnino la transizione industriale. “Il tema è chiaro – conclude Garagnani – nelle principali filiere italiane esistono strumenti che possono essere utilizzati. Le risorse previste nel Pnrr e il patto regionale per il clima e per il lavoro non sono pure assistenza da parte dello stato“. L’azienda viene accusata di “non attuare nessun tipo di politica per una vera trasformazione industriale. Riguarda tutti, la Marelli ma anche l’intera industria italiana. A Bologna c’è lo stabilimento ricerca e sviluppo, anche da lì arrivano segnali negativi“. La Fiom-Cgil conclude riaffermando il proprio impegno, e respingendo le critiche. “Noi siamo qua dal primo momento. E’ dal 2010 che denunciamo la smobilitazione del settore dell’automotive. Lo denunciavamo alla politica di cui faceva parte anche Calenda. Adesso presidiamo i cancelli e continueremo a farlo”.