Perché leggere questo articolo? Nell’intervista concessa da Marina Berlusconi al Corriere per il lancio della casa editrice che porta il nome del padre c’è molta politica.
Libertà, atlantismo e diritti. Tale padre, tale figlia verrebbe da dire leggendo l’intervista concessa da Marina Berlusconi al Corriere della Sera. L’occasione è quella del lancio della nuova casa editrice di famiglia, la Silvia Berlusconi Editore. Il succo della chiacchierata, però, soprattutto nel finale scivola verso la politica. Un mondo da cui, nonostante la morte del patriarca, i Berlusconi non sono mai del tutto usciti.
L’intervista di Marina Berlusconi al Corriere
“Si chiamerà Silvio Berlusconi Editore e avrà un’unica parola d’ordine: libertà. Non sarà solo un omaggio a mio padre, ma un progetto editoriale che vuole dare più forza al pensiero liberale e democratico, contro ogni forma di totalitarismo, nel nome di quella libertà che finisce solo dove comincia quella altrui”. Inizia così l’intervista che Marina Berlusconi concede a Daniele Manca del Corriere.
Sin dalle prime battute la politica è nell’aria. “Ci sono anche temi su cui si può essere più o meno d’accordo“. La scelta delle parole è sempre moderata, come nella miglior tradizione di Forza Italia, ma le risposte di Marina Berlusconi non lasciano nessun dubbio sul fatto che la primogenita dell’ex premier stia continuando a lavorare alla creazione di un suo profilo autonomo e molto ben identificabile. Così arrivano le stoccate contro l’estrema destra e l’apertura sui diritti civili.
Le uscite politiche della primogenita del Cavaliere
Il nome è lo stesso che usò il padre per la sua, che negli anni 90 pubblicò alcuni classici, da Erasmo da Rotterdam fino a Karl Marx. E arriva proprio mentre “il successo alle Europee di movimenti con idee antidemocratiche non può non allarmare. Le preoccupazioni sulle conseguenze del prossimo voto negli Stati Uniti aumentano”. Per la primogenita di Silvio “il problema di fondo è che il nostro mondo, l’Occidente, sta vivendo una terribile crisi d’identità. Guardi a quel che succede nelle piazze, nelle università… Si protesta a favore di Hamas, ma dietro si legge un disprezzo profondo verso l’Occidente. Guardi a quella sorta di malattia autoimmune chiamata cancel culture, secondo cui tutto quello che la nostra civiltà ha costruito è da buttare. Cosa c’è di più preoccupante di una grande cultura che rinnega se stessa?”.
Mentre sull’emergenza democratica in Italia la risposta di Marina è chiarissima: “Io proprio non la vedo. Questo governo ha sempre rispettato pienamente le regole della democrazia e in politica estera ha mantenuto la barra dritta su posizioni europeiste e filoatlantiche. Poi, per carità, ci sono anche temi su cui si può essere più o meno d’accordo…”. Poi stupisce tutti: “Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso. Perché ognuno deve essere libero di scegliere. Anche qui, vede, si torna alla questione di fondo, quella su cui non credo si possa arretrare di un millimetro: la questione della libertà“.
Marina, i fratelli Berlusconi e la politica
Un colpo ai sovranisti e un coup de théâtre con l’apertura a sinistra sui diritti. Anche se la discesa in campo dopo la morte del patriarca è da escludere, è ancora Marina con la famiglia Berlusconi a tenere saldamente il controllo del partito. Forza Italia ha quasi 100 milioni di debito con i Berlusconi. Nell’intervista Marina, appena nominata Cavaliere del Lavoro da Mattarella, nega che si stia preparando un ruolo politico. “Assolutamente no, né oggi né in futuro”. Un anno fa, però, poco dopo la morte del padre, un sondaggio commissionato da Repubblica mostrava che oltre la metà degli elettori di Forza Italia avrebbe voluto Marina come nuovo capo del partito.