Mario Draghi ha ricevuto il premio come statista dell’anno in una cerimonia che si è tenuta a New York. Il premier italiano nel ricevere il premio ha voluto ricordare il coraggio dell’Ucraina e ha lanciato un monito alla Russia.
Mario Draghi è stato premiato come statista dell’anno
Il premier Mario Draghi è stato premiato come “Statista dell’anno” dalla Appeal of Conscience Foundation, nel primo dei quattro giorni che trascorrerà a New York. Il riconoscimento per la “lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale“, come ha spiegato il rabbino Arthur Schneier, fondatore e presidente della fondazione
Draghi è stato celebrato e definito “visionario” e “risolutore di problemi”, nelle parole dell’ex segretario di stato Usa, Henry Kissinger: “Ho grande rispetto per lui e per la sua grande visione e capacità di analisi”, ha detto il diplomatico statunitense, presente nonostante i suoi 99 anni, seduto al fianco del premier. Henry Kissinger ha messo in guardia sul rischio di “escalation ed incidenti” tra Usa e Cina, auspicando quindi la necessità che le due potenze dialoghino tra loro, e “non solo per i problemi immediati”.
Messaggio di congratulazioni anche da parte del presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha inviato un messaggio: “mi congratulo con il mio amico, il premier Mario Draghi che ha ricevuto il premio per il suo lavoro per fare avanzare i diritti umani nel mondo. Draghi è stato una voce potente nella promozione della tolleranza e della giustizia, lo ringrazio per la sua leadership”.
Le sue parole nella cerimonia di New York
Nel ricevere il premio, Draghi ha parlato dell’eroismo degli ucraini più che del suo: “L’eroismo dell’Ucraina, del presidente Zelensky e del suo popolo – ha osservato il premier – è un monito potente di quello per cui lottiamo e rischiamo di perdere. L’Unione europea e il G7, insieme con iloro alleati, sono rimasti fermi e uniti in supporto dell’Ucraina, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci – ha puntualizzato Draghi – la nostra richiesta collettiva per la pace continua, come dimostra l’accordo per sbloccare tonnellate di cereali dai porto del Mar Nero. Ma solo l’Ucraina può decidere quale pace è accettabile. Il mondo chiede coraggio e chiarezza ma anche speranza e amore”.
Poi, ecco un monito alla Russia: “Spero che ci sarà un futuro quando la Russia deciderà di tornare alle stesse norme sottoscritte nel 1945. Nonostante tutta l’oscurità dei tempi in cui viviamo, rimango ottimista riguardo al futuro”. “L’importanza del dialogo – che celebriamo stasera – è stata al centro della mia vita professionale come economista e come decisore politico. Il valore di una partnership di successo tra organismi multilaterali e istituzioni locali è stata una delle principali lezioni che ho imparato lavorando alla Banca Mondiale negli anni ’80”. Queste le parole del presidente del consiglio, ancora sull’Ucraina: “Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione, dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentircene in seguito. Dobbiamo essere disposti a collaborare, purché ciò non significhi compromettere i nostri principi fondamentali”.
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