Perchè leggere questo articolo? L’Italia non è più sola a vietare la carne coltivata. Lollobrigida esulta. Ma Union Food si ribella alla legge contro il meat sounding. E fa appello all’Unione europea per salvare il meat sounding – la carne non carne – dal divieto del Ministro dell’Agricoltura. Che ora forse ci ripensa.
La carne coltivata continua a dividere. Se il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, esulta per lo stop ai cibi sintetici, Union Food chiede alla Commissione europea di cancellare il divieto sul meat sounding. Ovvero l’impiego di termini tipicamente legati alla carne per alimenti vegetali. Lo stop del Governo celerebbe un’imposizione voluta dalla Coldiretti. Rivelando la capacità di fare lobby della più grande organizzazione agricola italiana e le sue battaglie “sovraniste” sui prodotti italiani. Così la legge Made in Coldiretti rischia di danneggiare il Made in Italy.
Coldiretti feudo di Fratelli d’Italia, o viceversa?
Il governo italiano però non è più solo nella crociata contro la carne coltivata in laboratorio. Per la gioia del ministro Lollobrigida. Adesso anche Francia e Austria lanciano l’allarme contro quella che definiscono “una minaccia per i metodi di produzione alimentare che sono al centro del modello agricolo europeo”. Il governo Meloni si mantiene fermo sul divieto di produzione e vendita di cibi sintetici. Basandosi sulla difesa delle tradizioni alimentari italiane e sostenendo che le carni coltivate in laboratorio presentino rischi per la salute senza vantaggi ambientali. Previste multe da 10 mila a 60 mila euro e chiusura degli stabilimenti per chi viola le disposizioni.
“Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”, aveva affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. E così è stato fatto. La normativa sullo stop alla carne colturale, infatti, è anche frutto di una raccolta di oltre mezzo milione di firme voluta proprio dalla Coldiretti. Il fatto non sorprende. Del resto, c’è chi dice che Prandini fosse già prima delle elezioni il referente di fiducia nell’agricoltura di Francesco Lollobrigida, volto forte di Fratelli d’Italia. Nonché cognato di Giorgia Meloni.
Hamburger indigesti per Lollobrigida
Il ministro non esclude un passo indietro sul cosiddetto emendamento Centinaio contro la carne sintetica. Ma al Foglio dice: “Io mi chiedo sempre perché uno che vuole mangiare verdura la debba chiamare bistecca, pezzo di bue, oppure hamburger”. La crociata contro la “carne sintetica” del ministro trova nuove sponde in Europa. Ma anche osservazioni contrarie. La falla sul divieto ai prodotti soggetti a meat sounding mostra i limiti tecnici e politici della legge.
Da Bruxelles, infatti, arriva un primo mezzo passo indietro rispetto all’articolo che proibisce di associare i termini legati alla carne ad alimenti a base vegetale e che, quindi, metterebbe al bando prodotti come gli “hamburger vegetali”. Uscito dal Consiglio Agricoltura infatti Lollobrigida si dice pronto a un possibile passo indietro sul cosiddetto emendamento Centinaio, (sostenuto con forza dalla Coldiretti): “Ho letto oggi sul giornale, è un tema che non incide sull’intera legge, ma su un singolo articolo”, spiega il ministro, e comunque “se su questo punto vi fosse un problema, potremmo fare una valutazione“.
Unionfood contro il divieto al meat sounding
La battaglia di Coldiretti e del Governo ha trovato, inevitabilmente, i suoi oppositori. Non solo ricercatori e scienziati, ma anche l’Unione Italiana Food. L’associazione di Confindustria, che riunisce 550 aziende dell’industria agroalimentare, ha inviato un parere sulla legge contro la produzione e commercializzazione della carne coltivata alla Commissione Ue. In particolare, richiede l’eliminazione di una sua parte: quella che vieta il meat sounding. Secondo l’associazione, non c’è alcun rischio che i prodotti alimentari a base vegetale, etichettati secondo la regolamentazione europea, confondano i consumatori. Anche l’associazione di promozione sociale Luca Coscioni, che ha fatto delle analisi dal punto di vista giuridico, si unisce a Unionfood. Per entrambe il governo italiano avrebbe violato il diritto dell’Unione Europea, approvando una legge prima di sottoporla al vaglio della Commissione. Una norma Made in Coldiretti, che limita gli italiani al diritto di scelta. E anche il Made in Italy.