“E’ più demerito della Tv di Stato che merito di Mediaset”. Per Paolo Carelli – docente di Teoria e Tecnica dei Media e Storia e Linguaggi del Broadcasting presso la Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia – risiede nei flop di molte produzioni il dato che premia, con un sorpasso storico in termini di ascolti, Mediaset rispetto alla Rai. Che sprofonda sempre più in basso: Rai 1 rimane il canale più visto ma solo per un soffio. I numeri parlano chiaro: stando all’elaborazione dello Studio Frasi su dati Auditel, infatti, Mediaset ha fatto meglio della Rai nell’arco dell’intera giornata – 38,45% a 35,37% di share – nelle prime settimane della stagione autunnale (fino al 28 ottobre). Sorpasso anche in prima serata, dove Mediaset ha superato di un punto la Rai, che ha perso quasi 400mila spettatori e viene salvata soltanto dalle fiction. E’ la vittoria del modello anti-trash voluto da Pier Silvio Berlusconi dopo la dipartita del padre? O la certificazione di alcuni flop della Rai targata Meloni? True-News.it ne ha parlato con l’esperto Paolo Carelli.
Professore, come spiega il sorpasso di Mediaset sulla Rai?
Ha inciso una mancanza di strategie più complessive in Rai. E’ più demerito della Tv di Stato che merito di Mediaset. La Rai ha perso due volti importanti come Fazio e la Berlinguer. Che non sono stati rimpiazzati adeguatamente. Tutte le novità della Rai di questa stagione sembrano non ripagare in termini di ascolti. Dalla De Girolamo a Pino Insegno. E’ evidente che lasciar partire Fazio, e vedere i risultati che sta ottenendo sul Nove, è stata una sconfitta. L’unico genere della Rai che si mantiene molto forte è la fiction. Che rimane il suo fiore all’occhiello.
Ci sono altri fattori?
Certamente. Il boom di ascolti riguarda tutti i canali del gruppo tra cui i tematici. Tra cui La 5, Iris, quelli in comproprietà per i bambini che pesano numericamente rispetto alla Rai. Mediaset, negli ultimi anni, ha continuato ad aprire canali. Come Cine 34, poi 27, tutti dedicati al cinema. La tv di Stato non lo fa da anni. Anzi, voleva chiudere l’unico suo canale focalizzato sul grande schermo. Questo, nel computo complessivo degli ascolti, fa la differenza. Mediaset ha poi una partita alla settimana di Champions League che sarà visibile sulle reti di Biscione ancora per anni. Un altro aspetto che fa la differenza. Assieme alla Coppa Italia che ha consentito a Italia 1 di respirare un po’.
Il mercato dei talk, con il passaggio a Mediaset di Merlino e Berlinguer, sta dando i suoi frutti?
La De Girolamo e Pino Insegno sono pessimi, neanche la Balivo va bene. Devo dire che la scelte fatte da Mediaset sull’informazione, con la Merlno e Berlinguer, stanno pagando. Ci sono però casi positivi in Rai. Resistono grandi classici come “Chi l’ha visto” o “Belve” della Fagnani. Soffre un po’, di domenica sera, “Report”.
Ecco, a proposito di Report, spesso la squadra di Ranucci mette nel merino esponenti del centro-destra. Perchè dalle parti di Cologno Monzese non c’è una trasmissione di inchiesta e reportage?
E’ un tema dalle ragioni storiche. Il pubblico di Mediaset è diverso da quello di Rai 3 anche se certe barriere sono ormai superate. L’inchiesta in Mediaset non manca. Basti vedere “Le Iene” che, seppur con toni discutibili e dai modi non condivisibili, ha saputo tirare delle questioni, aprire e risolvere casi importanti. Con un linguaggio di inchiesta mescolato con l’infotainment. Diversamente da “Report” e “Presa Diretta”. E’ anche vero che Mediaset è andata molto bene, forse per ovvie ragioni di proprietà, con l’analisi di fatti di cronaca nera. Che comunque definiscono le strategie di una tv commerciale.
Come ha visto il caso Striscia e Giambruno?
Mi è parso di leggere che Striscia fosse in crisi di ascolti. E avesse bisogno di rimettersi al centro dell’attenzione. Non è la prima volta che il format usi questi metodi anche per regolare conti interni all’azienda. E’ una vicenda spiacevolissima al di là degli aspetti privati delle persone singole e dei bambini coinvolti. Sono spiacevoli le modalità di approccio di un giornalista verso le colleghe su un luogo di lavoro. Il fatto che poi questa persona sia l’ex del presidente del Consiglio non è secondario. Ma vedo la volontà di Striscia, con la sua cifra, di riprendersi la scena.
Pier Silvio Berlusconi ha apertamente parlato di “ripulizia dal trash”…
Sicuramente ci sono stati cambiamenti in termini di immagine. Non mi pare che Berlinguer e Corona siano molto distanti dal trash. Sul “Grande Fratello” va dato atto che ci sia stato un tentativo di presentare brand con persone con una storia differente come Cesara Buonamici. Non è un passaggio che si fa da un giorno all’altro. Il pubblico di Canale 5 resta quello.
Parliamo, sia per la Rai sia per Mediaset, di un pubblico comunque adulto. La Rai, perà, con la piattaforma streaming e gli accordi con i player dell’on-demand sembra voler raggiungere i millennial e la Generazione Z. E Mediaset?
Sì, sembra un po’ fuori. I contenuti che possono essere riproposti sullo streaming avvantaggiano la Rai. Che ha fatto due operazioni molto interessanti: “Mare Fuori”, riproposta su Netflix, e poi “Blanca”, che sta facendo ascolti più bassi rispetto alla prima stagione, uscita durante il periodo del Covid, ma che registra un incremento importante sullo streaming. La Rai ha l’attenzione di portare il suo pubblico su piattaforme che intercettano pubblici diversi. Mediaset può farlo solo con l’intrattenimento ma sono format molto più legati alla contingenza della diretta.