Perché leggere questo articolo? “Il governo italiano è il più forte in Europa”, dice Giorgia Meloni, commentando il risultato delle elezioni europee. Indubbiamente è vero. Meloni esce rafforzata dalle urne rispetto ai partner di Francia e Germania. Ma la premier come capitalizzerà questo consenso nei Palazzi di Bruxelles e Strasburgo? True-News.it lo ha chiesto a Lorenzo Castellani, docente di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università Luiss di Roma: “Meloni dovrebbe giocare la sua partita appoggiando, di volta in volta, la maggioranza sui singoli provvedimenti. Gli elettori di Fdi hanno già metabolizzato un possibile appoggio esterno a Ursula Von der Leyen”. L’intervista.
Meloni davanti al bivio della “maggioranza Ursula”
Giorgia Meloni, alla vigilia del G7 di Borgo Egnazia in Puglia, esulta. “Il governo italiano è il più forte in Ue”, spiega la presidente del Consiglio. Senza dubbio la premier esce più forte dalle urne di sabato e domenica. Soprattutto rispetto a due partner europei importanti come Francia e Germania. Emmanuel Macron è stato doppiato da Marine Le Pen e ha convocato le elezioni legislative. I socialdemocratici tedeschi del cancelliere Olaf Scholz sono andati addirittura sotto l’estrema destra di Afd. Ma, nonostante l’avanzata della destra, si profila una nuova “maggioranza Ursula” a sostegno della prossima Commissione Europea. Meloni e i suoi conservatori come si comporteranno nel quadro di un nuovo accordo tra Popolari, socialisti e liberali?
Le geometrie variabili della politica Ue
Per Lorenzo Castellani, innanzitutto, bisogna correggere un errore di prospettiva comune rispetto alla politica europea. “Quella dell’Unione Europea è una democrazia molto diversa da quelle dei singoli Stati. Ciò che noi chiamiamo maggioranza europea non esiste. Non c’è un accordo vincolante come quello che noi, in Italia, chiamiamo maggioranza di governo”, spiega il docente della Luiss. Da qui l’exit strategy per Giorgia Meloni. Che potrebbe essere decisiva in Europa pur senza entrare in pianta stabile in una nuova maggioranza a sostegno di Ursula Von der Leyen.
Castellani: “Meloni dovrebbe appoggiare singoli provvedimenti”
“Meloni dovrebbe giocare la sua partita appoggiando, di volta in volta, la maggioranza sui singoli provvedimenti”, è il consiglio non richiesto di Castellani. Una sorta di appoggio esterno, dunque. Una soluzione praticabile nella giungla europea. Dove, spiega il professore, “c’è solo un accordo di massima su un programma tra le varie forze politiche, ma in realtà ogni voto è una storia a sé”. È accaduto con il Green New Deal. Un provvedimento su cui il Ppe si è diviso, andando in ordine sparso.
La “maggioranza di blocco” delle destre
Insomma, si profila una maggioranza parallela a quella “Ursula”. Dice Castellani: “Popolari, conservatori, sovranisti di Identità e Democrazia insieme ad alcune delegazioni che sono tra i non iscritti hanno comunque una maggioranza di blocco”. In pratica “una proposta di un commissario di sinistra potrebbe essere bloccata senza problemi”. Una forza di attrito. Uno scenario che potrebbe manifestarsi su singoli temi come il clima, le politiche green e l’immigrazione.
La strategia di Meloni: un piede in maggioranza
Specularmente, però, Meloni e Fratelli d’Italia potrebbero votare molti o alcuni dei provvedimenti della nuova Commissione. Una strategia che, secondo Castellani, non pregiudica la credibilità della premier italiana e presidente dei conservatori europei agli occhi dei suoi elettori, cui ha sempre detto che non governerà mai con la sinistra. “Lei non dirà mai ‘noi votiamo con i socialisti europei tutte le volte’. Lei dirà che appoggerà dei singoli provvedimenti che pensa possano essere utili e rispondenti all’interesse nazionale italiano”. E poi “gli elettori di Fdi hanno già metabolizzato un possibile appoggio esterno a Ursula Von der Leyen”. Insomma, nessuna accusa di fare “inciuci” con i socialisti europei.
Castellani: “La capacità negoziale di Meloni farà la differenza”
Al netto del prosieguo della legislatura, Castellani ipotizza che “i conservatori o una parte di essi potrebbero votare Von der Leyen come presidente della Commissione”. In cambio Meloni “avrebbe un commissario”. Ma anche se dovesse saltare l’elezione di Von der Leyen, la premier “ha una leva negoziale in più, in quanto capo del governo del terzo Paese europeo più importante e capo dei conservatori”. Conclude Castellani: “È vero che Meloni è il capo di un governo forte. Poi sarà la sua capacità di negoziare a fare la differenza”.