Perché leggere questo articolo? Una settimana cruciale di giochi incrociati tra Roma e Bruxelles. Meloni è alle prese con la sesta rata del Pnrr, alleanze tra conservatori e nomine apicali in Ue.
Entra nel vivo una settimana decisiva per gli equilibri politici tra Italia ed Europa. La premier Meloni si trova al centro delle grandi manovre tra Roma e Bruxelles. Sul tavolo della premier si trovano tre dossier che in questi giorni si fanno sempre più accesi: le nomine dei vertici dell’Unione europea, le alleanza tra le grandi famiglie politiche europee e la sesta rata del Pnrr. La settimana decisiva si è aperta con un faccia a faccia con Orban. Un atto dovuto per non farsi chiudere la porta in faccia a Bruxelles.
Meloni in trattativa sulle nomine
La scorsa settimana c’è stata una fumata nera alla cena informale tra i leader a Bruxelles. Questa settimana si annuncia cruciale per la scelta dei prossimi vertici Ue. Le trattative proseguono in vista del Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno. La presidente presidente della Commissione uscente Ursula von der Leyen resta in corsa per un secondo mandato, che per il momento è tutt’altro che garantito.
Meloni prova a inserirsi nei giochi per le nomine, che dovrebbero garantire a Ursula la rielezione, ad Antonio Costa (o Enrico Letta, come piano B) il Consiglio europeo, a Kaja Kallas la carica di Alto Rappresentante. La premier deve giocarsi la carta del dialogo con la maggioranza che attualmente regge l’Europarlamento. Meloni è l’unica leader a cui il Ppe sembra guardare per un allargamento, oltre la “coalizione Ursula” con socialisti, liberali e verdi. Ma c’è un terzo incomodo non indifferente.
L’asse con Orban è tutt’altro che solido
Non è un caso che ieri Meloni abbia ricevuto a Palazzo Chigi Viktor Orban. Le trattative sui top jobs europei sono in corso, a una settimana dal via del semestre di presidenza europea dell’Ungheria, che ufficialmente scatterà il primo luglio e terminerà il 31 dicembre. “L’Italia è tra i nostri alleati più importanti”, ha detto Orban prima di sottolineare che “non possiamo appoggiare questo patto partitico sui vertici Ue”. Meloni ha detto di “condividere le priorità della sfida demografica”, ma sottolineando come “le nostre posizioni non sono sempre coincidenti” sul tema della guerra in Ucraina.
La distanza tra Orban è Meloni resta ampia. La premier italiana e presidente dei Conservatori europei sembra l’unica accreditata a coinvolgere in qualche modo il primo ministro ungherese, fuoriuscito dal Ppe e in cerca di collocazione europea. Al momento, l’approdo di Orban in Ecr, gruppo di Fratelli d’Italia, è da escludere. La visita del premier ungherese a Palazzo Chigi, però, può essere un punto di riflessione per l’asse franco-tedesco alle prese con giornata cruciali per Parigi e Berlino. Meloni potrebbe dunque giocare su due tavoli, provando a ottenere qualche vantaggio. I più immediati potrebbero essere due.
Pnrr e Fitto per Meloni
Proprio in questi giorni, l’Italia presenterà formalmente alla Commissione europea la richiesta di pagamento della sesta rata del Pnrr. Una partita da 8,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono le ultime tranche della quinta rata, attualmente in fase di verifica e rendicontazione finale. Dal coinvolgimento nelle trattative Meloni è stata sin qui esclusa. Ma in questi giorni potrebbe ottenere anche una nomina di peso. Col via libera a von der Leyen, l’Italia potrebbe incassare la vice-presidenza della Commissione per Raffaele Fitto. Una figura chiave, quella del ministro per Affari Europei, che con Bruxelles tratta il dossier Pnrr. Meloni non avrebbe però ancora sciolto la riserva. Lo farà in questa settimana campale.