Perchè potrebbe interessarti? A pochi giorni dalle elezioni, crediamo sia importante capire le posizioni in politica estera dei partiti candidati. Con un voto pro-Ungeria in Parlamento Europeo, Lega e Fratelli d’Italia hanno sostenuto il governo, poco liberale, di Orbàn.
Gli ultimi giorni di campagna elettorale ruotano sulle relazioni internazionali. Letta è corso dall’Spd tedesco dopo aver dichiarato, dal palco di Monza, che la città, rispetto a Pontida, è provincia d’Europa e non dell’Ungheria. Orbàn entra a piede dritto nelle ultime battute pre-elettorali. A scatenare le polemiche la decisione, in Parlamento Europeo, di Fratelli d’Italia di votare contro un rapporto che definisce l’Ungheria di Victor Orban una “minaccia sistemica” per i valori fondanti dell’Ue poiché ormai si configurerebbe come un “regime ibrido di autocrazia elettorale”. Provvedimento approvato dall’aula di Bruxelles ad ampia maggioranza tranne che da Lega e Fdi. Benzina sul fuoco sulla minaccia fascista che, secondo la narrazione progressista, si prepararebbe ad avvolgere l’Italia.
True-News.it ne ha parlato con il professor Stefano Bottoni, autore dell’unico libro italiano dedicato al premier ungherese, “Orbàn. Un despota in Europa” (Salerno, 2019) e presente nel nuovo podcast “Populismi“, in uscita domani, mercoledì 21 settembre, per Chora Media.
Professore, perché Fdi e Lega hanno votato contro il provvedimento anti Ungheria?
Condividono una visione sovranista dell’ Europa, quindi un euroscetticismo di fondo e un’aderenza alla concezione di Europa delle nazioni e non di una di un’Europa federale o federalista. C’è naturalmente una convergenza sui temi identitari, per esempio la lotta all’immigrazione clandestina, l’idea di un’Europa che sia più chiusa rispetto ai suoi confini, più selettiva nell’accogliere i migranti, soprattutto da territori extraeuropei. Ricordiamo che il primo partito italiano a stringere rapporti stretti con con Orban e fu già negli anni 90 Forza Italia. Silvio Berlusconi conobbe Orban già nel 1993 e per molti anni è stato l’unico terminale in Italia politico per Viktor Orbàn: per motivi personali ci sono grande ammirazione e una stima reciproca. Ma poi, nell’ultimo decennio, quando Berlusconi , per ragioni anagrafiche, si è molto indebolito anche Fidesz ha cercato nuovi e più giovani interlocutori. Li ha trovati prima in Matteo Salvini e poi in Giorgia Meloni. In realtà non ha mai abbandonato del tutto un rapporto stretto anche con Berlusconi.
Ecco, questa convergenza ideologica tra Fratelli d’Italia, Lega e Fidesz come va a impattare sul discorso guerra?
L’Ungheria non ha espulso negli ultimi anni alcun diplomatico russo, mentre praticamente tutti gli altri paesi, credo tranne l’Austria, ne hanno espulsi addirittura decine. Ci fu questa ondata di espulsioni, in tarda primavera, per cui è evidente come la posizione ungherese è molto difensiva e molto vicine ad alcune istanze russe. Qui dobbiamo anche vedere che nella politica italiana, per esempio, nella colazione di centrodestra, ci sono state e ci sono ancora forti differenze di accenti. La Lega ha una posizione estremamente simile a quella ungherese, direi corrispondente. Fratelli d’Italia, almeno sul sul piano retorico e verbale, si è mostrata più compatibile alla linea del governo Draghi rispetto a quella di gran parte delle forze di coalizione. Ma questi sono i tipici paradossi della politica italiana.
Questo voto pro Ungheria non rischia di essere un boomerang per Meloni?
Gli italiani seguono poco le vicende che avvengono a Bruxelles. Io credo che, nonostante questo votp, Giorgia Meloni vincerà le elezioni del 25 settembre. Molto pragmaticamente la leader di Fdi ha una lnea diretta con la presidente della Repubblica ungherese, Katalin Novàk: è un rapporto importante perchè sono coetanee, hanno figli e una stessa visione della politica. Quello avvenuto in Parlamento Europeo è un voto di favore che, però, non ha valore giuridico.
Perchè Orbàn ha bisogno del supporto dei partiti di centro-destra italiana? Non ci sono solo intrecci ideologici?
L’Ungheria è un ottimo partner economico per l’Italia. Gli interessi economici ungheresi in alcuni settori, come l’agroalimentare, l’industria meccanica e la logistica, sono forti. A partire dal porto di Trieste. C’erano tre grandi candidati: Fiume, Capodistria e Trieste. Tre anni fa l’Ungheria ha acquistato un pezzo del porto di Trieste per bonificarlo e renderlo un hub europeo. L’Ungheria è molto vicina all’Italia.
Nel podcast ricostruisco la storia politica di Orbàn che nasce negli anni Ottanta. Nasce come liberale, europeista, quasi di sinistra, poi diventa liberal-conservatore prima di diventare populista e di destra. E poi, dopo il 2010, crea questo impero che lui definisce illiberale. E’ a capo di un partito che, da oltre 25 anni, raccoglie il 40/45% dei voti. Ha una forte fetta di consenso. Lui è l’uomo che ha cannibalizzato l’intera destra ungherese: Fidesz è l’unico in quell’area, non ha alleati nè nemici.
Ha pescato voti anche dai partiti liberali. E’ una storia che ha molto da insegnarci. Lo considero uno dei politici più astuti e abili di questo secolo degli ultimi quarant’anni. Riuscire a trasformare un paese