“Eppure sembravano una coppia così affiatata, tanto innamorati. Poi, lui, salutava sempre. Chi l’avrebbe mai detto…”. La frase del vicino, ormai elevato a supremo giudice morale dai telegiornali quando accade un fatto di cronaca, è da tenere a mente. Dopo il 25 settembre la si potrebbe usare per Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Per carità, la questione nel caso specifico è destinata (e per fortuna) a rimanere nell’alveo della politica e a non spostarsi nelle pagine di cronaca dei quotidiani, perché lo spargimento di sangue magari ci sarà, ma solo in maniera metaforica.
Abbraccio sognando il Ponte
Agli osservatori poco attenti, alla gente comune che usa come misura di giudizio il metro dell’emotività, vedere la foto del segretario della Lega e della leader di Fratelli d’Italia abbracciati, con sullo sfondo lo Stretto di Messina, postata da Salvini sui social con il commento “Uniti si vince” (e rilanciata dalla Meloni senza nulla aggiungere), fa pensare a una coppia politicamente molto innamorata, che condivide obiettivi e passioni.
Sono quei cattivoni invidiosi della sinistra che insinuano che il loro rapporto non stia vivendo uno dei momenti migliori, sostiene Salvini. Il quale è sicuramente più avvezzo della Meloni a comparire sui giornali di gossip dopo la gavetta fatta durante la relazione con la conduttrice Elisa Isoardi. E sa, il “Capitano”, che in caso di crisi di coppia, ai rotocalchi basterà fare arrivare un servizio ben confezionato con abbracci, sorrisi e baci per smentire le voci di imminente rottura. Cento a uno che lo pubblicheranno con la formuletta di rito: “altro che crisi, X e Y sono più innamorati che mai”.
Una coppia divisa
In realtà c’è una sola cosa che unisce in questo momento i leader di Lega e Fratelli d’Italia: entrambi sono favorevoli alla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ma non ci si aspetti che il loro sogno, condiviso con Silvio Berlusconi, faccia nascere un nuovo Ponte Milvio. Perché, se di lucchetti si deve parlare, lo si deve fare non pensando a innamorati che in futuro si giureranno amore eterno tra Scilla e Cariddi, quanto alle chiusure l’uno nei confronti dell’altro politico su altri temi: leadership del centrodestra, immigrazione, caro-bollette.
Salvini, nostalgicamente, vuole che, appena insediatosi il governo di centrodestra, vengano riattivati i decreti sicurezza e dice che non servono i blocchi. Proprio quelli che vuole la Meloni, secondo la quale si dovrà fare un “blocco navale al largo della Libia in accordo con quel Paese”.
Sul fronte bollette la leader di FdI non vuole scostamenti di bilancio, però si dice disposta «a parlare di qualsiasi soluzione che possa risolvere questo problema insieme alle altre forze politiche». Salvini è propenso al piano straordinario di aiuti da 30 miliardi: “Qualcuno dice di farlo senza scostamento di bilancio, ma i soldi non crescono sugli alberi”.
Abbracci a favore di obiettivo
L’abbraccio di Messina è quindi piuttosto da considerarsi una photo-opportunity. Entrambi in Sicilia per il tour elettorale che vedrà l’isola votare anche per il presidente della Regione e il consiglio regionale, i due si sono incrociati in riva allo Stretto e non hanno potuto fare a meno di cogliere l’occasione di esporre i sorrisi a favore di obiettivo. Pensando, magari, ognuno per conto proprio, senza dirlo all’altro, “tanto i conti li regoliamo la sera del 25 settembre”.
L’amore non è bello se non è litigarello, cantavano Delia Scala e Lando Buzzanca nella sigla finale del varietà televisivo Signore e Signora del 1970. La trasmissione, incentrata sulle vicende di una coppia di coniugi, “Ciccina” e “Ciccino” in perenne contrasto, e andò in onda mentre in Parlamento si discuteva la legge sul divorzio.
L’amore litigarello di Ciccino e Ciccina
Giorgia Meloni e Matteo Salvini un po’ ricordano i protagonisti di quel programma, anche se è legittimo dubitare che si siano mai rivolti l’uno all’altra con un “Ciccino, che dici se la premier la faccio io…?” o “Ciccina, ma sei sicura che il blocco navale serva sul serio?”.
Il loro amore (politico) finisce di essere litigarello solo in alcune occasioni, allora lì sono abbracci e sorrisi (purché ci siano i fotografi) per smentire i dissidi tra le due anime sovraniste del centrodestra.
E’ già successo che Meloni e Salvini si siano abbracciati in pubblico. Lo hanno già fatto a Spinaceto, periferia di Roma, all’inizio dello scorso ottobre. Erano su un palco insieme dopo settimane di liti assai poco sotterranee. Abbracci, selfie e sorrisi a favore di telecamere, con l’obiettivo di salvare il salvabile alla fine di campagne amministrative andate poco bene. E tentare di tirare la volata a candidati in difficoltà, come Enrico Michetti, voluto da Meloni, poi sconfitto nella sua corsa a sindaco della Capitale da Roberto Gualtieri.
Lo stesso copione si era ripetuto in piazza Dante a Verona: al posto di Michetti c’era il sindaco uscente Federico Sboarina, civico transitato in Fratelli d’Italia. Il leader leghista non voleva ricandidarlo, ma alla fine era stato indotto a farlo da un patto di ferro che prevedeva molti posti in giunta per i leghisti. Nella città scaligera si era poi affermato il candidato di centrosinistra Damiano Tommasi.
«Non faremo la fine di Giulietta e Romeo»
Anche in quell’occasione Salvini aveva tuonato: “Lasciamo la rabbia e i veleni alla sinistra”. “Ciccina” Meloni gli aveva fatto eco: “Dicono che io e Matteo siamo come Romeo e Giulietta? Vi garantisco che non faremo la stessa fine”.
Abbracci e selfie per i leader di Lega e Fratelli d’Italia anche all’ultimo Forum Ambosetti di Cernobbio: “Le cose con Giorgia Meloni vanno benissimo”, aveva sottolineato Salvini, aggiungendo “governeremo insieme”.
Ovviamente ci sperano ancora oggi. Ognuno contando in cuor di superare l’altro nelle urne, anche se i sondaggi stanno spezzando il cuore del segretario del Carroccio. Nelle prossime foto molto probabilmente stretti in un abbraccio ci saranno una premier e un sorridente principe consorte (politico). Di uno dei due il sorriso sarà ancora più finto di quelli fatti finora.