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Meloni senza la Lega alla Camera: ecco cosa è successo

Meloni senza la Lega alla Camera: ecco cosa è successo

Perché potrebbe interessarti l’articolo? Durante l’intervento della premier Giorgia Meloni, in Aula alla Camera, i banchi della Lega erano vuoti. Da qui ipotesi e sospetti. Il retroscena di cosa sta accadendo nel governo

Parlare di crisi di governo è una forzatura che si può concedere all’opposizione. Ma le assenze dei ministri della Lega, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, interveniva in Aula alla Camera rappresentano una notizia inconfutabile. E che non è passata affatto inosservata. Peraltro, e non è un caso, a Montecitorio per i leghisti è intervenuto il deputato Alessandro Giglio Vigna, che è presidente della commissione Politiche europee, ma non proprio un nome di grido nelle gerarchie del partito di Salvini.

Meloni senza la Lega: che aria tira nel centrodestra?

E allora la domanda è: che aria tira nel centrodestra? Secondo il leader di Azione, Carlo Calenda, “l’esecutivo è già in crisi”. A rilanciare l’ipotesi il presidente di +Europa, Federico Pizzarotti: “Al dibattito in aula sulle comunicazioni della premier, Meloni i ministri della Lega hanno fatto sentire l’assenza dai banchi del governo, salvo poi recuperare in corsa”. “Eppure – ha incalzato l’ex sindaco di Parma – siamo di fronte a una tappa fondamentale: la guerra in Ucraina sempre più intensa e la situazione migranti, che dopo la strage di Cutro ha dimostrato tutta l’inefficacia di questo governo e delle sue leggi».

Meloni senza Lega: i rumors sull’assenza dei leghisti alla Camera

“Nessuna crisi”, puntualizza una fonte interpellata. Ma, è l’aggiunta al discorso, «si nota un riposizionamento da parte della Lega di Matteo Salvini, soprattutto quando si parla della guerra in Ucraina”. Il vicepremier ha in testa una strategia precisa: mettere il meno possibile la faccia sul dossier delle armi all’esercito di Kiev. C’è un calcolo politico in vista delle prossime tornate elettorale, le Amministrative di primavera e ancora di più le Europee 2024: “Il Pd è in difficoltà su questo punto, perché Elly Schlein è in minoranza sulla guerra”, osserva un esponente della maggioranza a microfoni spenti. “E allora Salvini non vuole lasciare il monopolio del pacifismo nelle mani di Giuseppe Conte”. Il Movimento 5 Stelle è infatti diventato a tutti gli effetti l’unica forza di peso che ripete con costanza la propria contrarietà all’invio di altri equipaggiamenti militari agli ucraini.

In mezzo c’è poi l’affanno di Forza Italia, altro partito che non sarebbe così a favore delle armi all’Ucraina

Una posizione politica che alla lunga porterà dei risultati in termini di consenso, sostengono nell’inner circle vicino a Salvini, che quindi consigliano di non seguire Meloni nell’iperatlantismo. «Il motivo è semplice: gli italiani non ne possono più della guerra, che sta comportando il rialzo dei prezzi, aggravando la crisi economica». Ed ecco che le parole di martedì del capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, sono state la sintesi dell’idea sulla questione. In mezzo c’è poi l’affanno di Forza Italia, altro partito che non sarebbe così a favore delle armi all’Ucraina. Lo ha ripetuto in ogni salsa il leader Silvio Berlusconi. Solo che gli azzurri sono alle prese con qualche difficoltà interna, tra l’anima più meloniana e quella che vorrebbe continuare su una posizione critica nei confronti della leader di Fratelli d’Italia. Proprio come chiede Berlusconi

Meloni, Superbonus sul tavolo

Ci sono altre questioni che piombano come un macigno sul tavolo del governo. Al netto delle vicende relative all’Ucraina, sul tavolo del governo persiste un problema. Nel corso della riunione di maggioranza, che si è svolta sul decreto  cessione crediti, non è stata individuata alcuna soluzione. Il problema principale è sempre lo stesso: i crediti incagliati; un capitolo su cui la maggioranza e i ministro sono ancora in alto mare. Secondo quanto apprende True-news.it, la Lega è arrivata a proporre, con il deputato Alberto Gusmeroli, la mente economica del partito, un intervento pesante: spingere le banche, e non lo Stato, a farsene carico in qualche modo. «Con le buone o con le cattive», hanno ironizzato dall’area leghista.

Una soluzione che non dispiace all’ex viceministro, Enrico Zanetti

Una soluzione che non dispiace all’ex viceministro, Enrico Zanetti, ora consulente di Giancarlo Giorgetti al Mef, Durante il vertice, a cui ha presenziato presente, è arrivato a ipotizzare un intervento per aumentare la tassazione sulle banche. Un escamotage tecnico per spingerle ad acquistare più crediti sul mercato. «Sono solo parole, ipotesi teoriche», si affanna a spiegare una fonte di maggioranza, rilevando la difficile praticabilità di queste idee. Ma tutto dimostra la difficoltà in cui si trova il governo sulla questione dei crediti del Superbonus.