Perché potrebbe interessarti questo articolo? Nelle ultime ore ci sono stati vari incidenti parlamentari non gravissimi, ma che segnalano una certa tensione nel centrodestra. La cronaca e i retroscena di una giornata tutt’altro che banale tra la Camera e il Senato.
Non è stata una tranquilla giornata di metà settimana per il governo. Anzi. Dal Parlamento sono arrivati dei sommovimenti tutt’altro che graditi a Palazzo Chigi, confermando che “bisogna evitare di forzare la mano contro i parlamentari”, annota un esponente del centrodestra, che ha maturato una lunga esperienza nei palazzi della politica.
Dal Mes al capitombolo al Senato sul decreto Lavoro per l’assenza degli esponenti di Forza Italia, passando per uno stop parziale sulla riforma delle Province, i partiti di maggioranza non ne sono usciti benissimo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stata avvisata.
Il governo e il primo timido sì al Mes
La prima fibrillazione si è registrata già di buon mattino sul Mes, con la lettera del Ministero dell’Economia, inviata alle commissioni competenti della Camera, in cui per la prima volta il governo ha dato la disponibilità ad avallare la riforma chiesta dall’Europa. “Non si rinvengono nell’accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio legato a suddetta istituzione”, è stato il parere tecnico, dal tono istituzionale ma dal significato dirompente, che ha deflagrato negli uffici governativi.
La traduzione per molti è stata: il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dato sostanzialmente il via libera alla ratifica della revisione del Mes. Ed è scattato l’allarme con un vertice tra il ministero di via XX Settembre e i rappresentanti della maggioranza.
A sentenziare il “no”, ci ha pensato il deputato e vice segretario della Lega, Andrea Crippa: “La linea politica della Lega è che il Mes non serve. Al netto del capo di gabinetto del Mes che fa un altro lavoro, la nostra linea è molto chiara su questo”. Al netto delle dichiarazioni ufficiali, però, nei partiti del centrodestra serpeggiano malumori. “È un segnale che il governo vuole dare all’Europa in vista della fase decisiva della trattativa sul Pnrr”, dice a microfoni spenti un parlamentare. Solo che in Fratelli d’Italia e Lega c’è il panico: “Come spieghiamo ai nostri elettori il passo indietro?”, è la sintesi del ragionamento che propongono. Una strategia va elaborata, tanto che per ora si dispone il rinvio del dossier nell’attesa di una possibile soluzione.
La partito di Lotito
Nemmeno il tempo di pensare al Mes, che sul governo si è abbattuta una tegola ancora più grande: in commissione Bilancio, a Palazzo Madama, sono mancati i numeri per dare il via libera al pacchetto di emendamenti relativo al decreto Lavoro. I senatori di Forza Italia, Claudio Lotito e Dario Damiani, erano assenti. La votazione è terminata in parità, 10 a 10, bloccando per l’intera mattinata l’iter del provvedimento. Immediato è scattato il sospetto: “Lotito ha fatto valere il suo peso in Senato per chiedere un ruolo più importante sui dossier a lui più cari”.
Quali? La pista porta ai diritti televisivi, ma non solo. Il patron della Lazio è una persona ambiziosa e ha messo la maggioranza di fronte alla constatazione che il suo apporto è indispensabile. Insomma, da buon presidente di una squadra di calcio, giocare titolare le partite politiche più importanti, secondo qualcuno. Lui, però, si è difeso: insieme a Damiani erano semplicemente in ritardo. In ogni caso l’incidente è stato recuperato.
Il ruzzolone sulle Province
A chiudere il cerchio c’è stato il ko del centrodestra, sempre a Palazzo Madama, su un emendamento al ddl di proroga dei commissari nelle ex Province. Il voto segreto ha giocato un brutto scherzo, sebbene su una questione di rilevanza politica relativa. Ma cosa significa tutto questo? Per il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, “il governo è allo sbando”. Parole forti, tipiche dell’opposizione.
Ma le ultime ore rappresentano un segnale. “Gli eccessi di prove di forza sui parlamentari sono, alla lunga, molto rischiosi”, ammonisce a microfoni spenti un altro deputato della maggioranza. Insomma, come anticipato da True-news, i malumori ci sono. E nonostante i numeri schiaccianti gli incidenti di percorso sono dietro l’angolo.