Sono Mariella Giannattasio e sono una donna, una mamma, una lavoratrice, ma non solo milanese. Sono bergamasca di provincia e abito a Milano da quando mi sono sposata. I miei tre figli sono nati a Milano, sono cresciuti qui, vanno a scuola qui, hanno i loro amici qui. Io ho fatto un po’ di fatica ad adattarmi e forse non ci sono riuscita del tutto. Mi manca la campagna, il giardino davanti alle finestre. Loro però adorano Milano. Entrando in città l’estate scorsa il più piccolo commentava dicendo: “Mamma, sono emozionato di rientrare a Milano, guarda, sono belli anche i semafori”. Non l’avevo tenuto in mezzo alla giungla, eravamo stati al mare.
“La tutela dell’ambiente e dei diritti umani? Sfide non più rinviabili”
Coraggio, leggendo Treccani, è letteralmente “avere il coraggio delle proprie opinioni e delle proprie azioni, sostenerle, difenderle senza riguardo per alcuno, coraggio civile, quello in cui si dà prova nell’affrontare i pericoli o anche l’impopolarità per il bene pubblico o per amore del giusto e del vero, avere il coraggio civile di assumersi le proprie responsabilità, di riconoscere i propri errori“. È facile dire a qualcuno di avere coraggio, ma noi lo abbiamo? Siamo capaci di averlo? Se fossi io il sindaco o un amministratore pubblico, ne sarei capace? Non lo so. Intanto, siccome è facile dire a qualcun altro di avere coraggio, vi dico come la vedo. Siamo tutti d’accordo nel dire che stiamo vivendo in un’epoca di cambiamenti che i nostri figli leggeranno sui libri di storia. E credo che tutti abbiamo chiaro che per alcune scelte non vi sia più tempo. Se facciamo un piccolo excursus dai principali accadimenti della fine dell’ottocento ai giorni nostri ci accorgiamo che tutto ciò che ha cambiato radicalmente la società, gli equilibri mondiali, l’intero nostro pianeta, è avvenuto dalla rivoluzione industriale di fine Ottocento e i primi anni di questo secolo e di questo nuovo millennio. Nessuno, quando è cominciata la rivoluzione industriale, poteva avere in mente cosa significasse la tutela dell’ambiente, la tutela dei diritti umani, quella dei lavoratori, delle donne e dei bambini. Abbiamo lavorato, abbiamo consumato e siamo incredibilmente cresciuti f fino ad arrivare al punto di non ritorno. O cambiamo o ci distinguiamo l’abbiamo, capito? Penso di sì. Quindi che si fa? Si lavora insieme, si abbandonano gli stereotipi, si guarda la sostanza, si fa la politica e non polemica. Dobbiamo farlo per noi, per i nostri figli.
“Milano apra la mente e i suoi orizzonti”
Che cosa farei io per Milano? Aprirei la mente, aprirei gli orizzonti, cercherei alleanze, non mi limiterei alla ZTL, cercherei di valorizzare ciò che siamo. Non cercherei di imitare nessuno, valorizzerei le nostre prerogative che sono così tante e uniche e che appartengono solo a noi, a noi italiani e a nessun altro. Inutile citare sempre la moda, il design e la cucina, la cultura l’arte e la bellezza che all’ estero cercano di imitare in qualsiasi modo, senza riuscirci, diventando talvolta ridicoli. Ma noi li capiamo veramente questi valori? Poi farei sistema, dialogherei con i sindaci e gli amministratori delle altre città. Milano non è più solo Milano, Milano, la Città Metropolitana, Milano è anche Bergamo, Milano è Brescia, Milano è Verona, Milano è Venezia, Milano è Torino, Milano è Genova. Qui c’è il distretto industriale e agricolo più importante d’Italia e d’Europa. Possiamo diventare un modello di industria, di sostenibilità, di vivibilità da imitare e copiare in tutto il mondo. Coinvolgiamo le nostri menti più brillanti, più innovative. Coinvolgiamo i ragazzi. Non temiamo le critiche. Alla fine di Expo si diceva che Milano stava diventando un nuovo Rinascimento. È vero. Io l’ho visto l’ho respirato, l’ho vissuto. Il Covid ha interrotto tutto, va bene, riprendiamo da dove ci eravamo interrotti con una coscienza e una consapevolezza nuova. Ma riprendiamoci, è stato uno stordimento generale ma adesso dobbiamo reagire. E non possiamo più aspettare.