Perché leggere questo articolo? Agricoltori e medici, PA e rottamazioni. Cosa c’è dentro il Milleproroghe, l’unicum della politica italiana appena approvato dalla Camera.
Nel mondo ce l’abbiamo solo noi. Il Milleproroghe è una specialità italiana, una primizia della politica nostrana. Come ampiamente previsto, lunedì 19 la Camera ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto Milleproroghe, che ora passerà al Senato. Il testo, che il Parlamento può solo approvare in blocco o rigettare (facendo quindi cadere il governo, periodo ipotetico dell’irrealtà), verrà approvato rapidamente. Il 30 dicembre il Consiglio dei Ministri lo aveva approvato come Decreto legge, e quindi deve essere convertito in legge entro il 30 febbraio per stare nel termine dei 60 giorni. Dentro, come da prassi, contiene la qualunque. Anche cose buone.
Milleproroghe, decreto la qualunque
Non è una novità che al Milleproroghe ci si arrivi agli ultimissimi giorni, dopo un lavoro caotico, di rincorsa. A imporlo è la natura stessa del Milleproroghe, il decreto la qualunque della politica. Un provvedimento unico (al mondo) nel suo genere, con cui ogni anno il governo stabiliscono il prolungamento di validità di norme che stanno per scadere. Lo strumento più duttile a disposizione dell’Esecutivo: dentro c’è la qualunque. Proroghe a scadenze, piccole misure che non sono entrate nella legge di Bilancio, interessi di fazione e locali.
Come ogni anno, e ogni governo che si succede, il Milleproroghe è stato utilizzato da ministeri e strutture governative per intervenire in maniera urgente e disorganica su molte questioni. Per esempio, la presidenza del Consiglio ne ha approfittato per garantirsi di poter ricorrere anche per il 2024 a un contingente di segretari comunali per svolgere alcune funzioni di pubblica amministrazione. Il ministro della Cultura Sangiuliano ha potuto ritardare di altri tre mesi l’entrata in vigore del nuovo regolamento per la riorganizzazione del ministero. Ma ha anche potuto prolungare il mandato del “comitato promotore delle celebrazioni del Perugino”, pittore umbro del Rinascimento. Col Milleproroghe vengono prorogate fino al 2025 le multe ai no-vax; le autostrade diventano più care del 2,3% e si introducono i teaser per la Polizia locale. Le stranezze non mancano, così come i provvedimenti positivi.
Il decreto ha fatto anche cose buone
Il Milleproroghe ha previsto uno scudo penale per i medici in corsia fino a 72 anni. Si limita “ai soli casi di colpa grave” la punibilità per chi in modo colposo causa morte o lesioni personali “in situazioni di grave carenza di personale sanitario”. Per riempire i vuoti in corsia, si dà inoltre ai medici la possibilità di lavorare fino ai 72 anni, andando oltre l’età pensionabile o rientrando in servizio dalla pensione, ma solo fino alla fine del 2025. Uno scudo erariale è stato esteso al tutto il 2024 agli amministratori pubblici.
E’ stato rifinanziato con 10 milioni il bonus psicologo; a cui si aggiungono 10 milioni per il bonus disturbi alimentari. Scatta il taglio all’Irpef agricola, esenzione prevista per i redditi agrari e dominicali fino a 10mila euro; si riduce del 50% l’importo da pagare per i redditi fino a 15mila euro. I mutui diventano più accessibili per gli under 36, con agevolazioni sulla prima casa ai giovani con Isee fino a 40mila euro. Arrivano fino al 2025 le agevolazioni e semplificazioni fiscali per il terzo settore. Nel Milleproroghe ci sono anche le assunzioni previste dai ministeri dell’Economia e dell’Interno, passando per i Vigili del fuoco e la Regione Calabria. Infine, slitta di altri due anni, dal 2025 al 2027, il taglio dei contributi all’editoria.
La storia del Milleproroghe, un unicum italiano
Lo strumento del Milleproroghe ha una lunga storia alle spalle. E’ piombato sulla politica italiana circa trent’anni fa. È difficile stabilire con esattezza quando questa pratica si sia davvero affermata. La responsabilità dell’attuale forma del Milleproroghe può essere attribuita ai governi Berlusconi, tra il 2001 e il 2005. I suoi due ministri dell’Economia, Domenico Siniscalco e soprattutto Giulio Tremonti iniziarono a usarlo nel novembre del 2001. Il provvedimento era titolato “Proroghe e differimenti di termini” ed era assai snello, composto da 9 brevissimi articoli. Ce ne fu un altro nel 2003 già più corposo, di 24 articoli, a cui venne dato subito il nome con cui è noto oggi, Milleproroghe appunto. Nel 2007 erano già 108 articoli.