“Altro che dare la caccia agli omosessuali nella Lega, la sinistra in Calabria candida condannati a 13 anni di carcere”. All’indomani della condanna in primo grado a 13 anni e due mesi di carcere nei confronti di Mimmo Lucano, tra coloro che esultarono con maggiore foga c’era il leader della Lega Matteo Salvini. Era il settembre del 2021 ed il Carroccio si era trovato a gestire la grana di Luca Morisi, spin doctor dei social salviniani accusato per cessione e detenzione di stupefacenti (procedimento poi archiviato), ma a diventare inopinatamente un caso nazionale erano state le rivelazioni sui suoi orientamenti sessuali.
Quando Salvini ironizzava: “Intitolate statue equestri a Lucano…”
E Salvini, come una belva in gabbia, aveva cavalcato la vicenda Riace per uscire dall’angolo: “Per mia forma culturale non sono abituato di godere delle disgrazie altrui, ma ieri il sindaco campione del buonismo e dell’accoglienza è stato condannato a 13 anni di carcere per un reato odioso come associazione a delinquere finalizzato allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Mimmo Lucano un eroe…statue equestri a lui intitolate dai sindaci di sinistra… Da ieri mi sono sentito un po’ meno solo, perché quando denunciavo che l’immigrazione clandestina è un business da miliardi di euro, quando sostenevo che a sinistra qualcuno voleva gli sbarchi non perché generoso, questo non è più un dubbio di Matteo Salvini, ma una è una sentenza di primo grado di un Tribunale della Repubblica Italiana”.
L’antipatia del leader leghista nei confronti del sindaco del Comune reggino alfiere dell’accoglienza era del resto di vecchia data. Già nel 2018 in un videomessaggio rivolto ai sostenitori della Locride aveva detto: “Al sindaco di Riace non dedico neanche mezzo pensiero. Ma proprio zero. Zero. E’ lo zero”
Lucano sotto i riflettori già nel 2013: “Amico dei n….”
Ma sono davvero tanti coloro che non nascosero la propria soddisfazione quando Lucano fu condannato due anni fa in primo grado. Ora che in Appello le accuse sono state smontate pressochè completamente, giungeranno delle scuse? Difficile. Ad insulti ed offese del resto il sindaco della Locride è abituato da ben prima dell’inchiesta giudiziaria che lo ha travolto. Una delle prime volte che le cronache nazionali si occuparono di lui fu nel 2013, quando ricevette una lettera affrancata con timbro postale di Milano il cui soave incipit recitava: “Sei amico dei negri, assoggettato al ministro Kyenge”. Mittente: il sedicente Partito nazionalista italiano, che aveva vergato due pagine di accuse ed insulti a colui che era già da anni sindaco di Riace e che aveva già avviato le proprie politiche di accoglienza dei migranti. Il teorema dei nazionalisti era che il “collaborazionista” Lucano fosse assoggettato all’allora ministro Kyenge per consentire “l’ascesa del popolo africano nel territorio italiano”. Ma loro avrebbero dato “battaglia come hanno fatto i fratelli del Ku Klux Klan“. Ovviamente, mai pervenuti. E per fortuna.
Lucano condannato in primo grado, quanti spumanti stappati a centrodestra
Il climax delle accuse si raggiunse ad ogni modo con la condanna in primo grado. A centrodestra molti – ma non tutti – stapparono lo spumante. L’eurodeputata del Carroccio Susanna Ceccardi esultò per la “condanna durissima e meritata” nei confronti della “icona della sinistra immigrazionista”. Mentre in Fratelli d’Italia il senatore Edmondo Cirielli spiegava su Facebook che “dietro il buonismo non ci sono altro che interessi economici e sfruttamento della disperazione”. Disse la sua anche l’allora senatrice Daniela Santanchè, critica soprattutto per lo spreco di soldi pubblici da parte della Rai produsse la fiction “Tutto il mondo è paese”. Ispirata alla storia di Lucano, girata nel 2017 e mai andata in onda. C’è già chi scommette adesso che a breve potrebbe essere trasmessa. Si vedrà.
A smarcarsi tra i meloniani si segnalò il coordinatore nazionale Guido Crosetto, critico nei confronti degli attacchi di Salvini a Lucano. Garantismo espresso anche in Forza Italia, ma con qualche distinguo. Oltre a Maurizio Gasparri, pure lui in trincea contro lo “spreco di soldi da sanzionare” della fiction Rai, parlò anche il senatore Francesco Giro: “Ora voglio leggere i commenti della sinistra, dei loro giornaloni e dei talk-show-man alla Fazio sulla condanna durissima del sindaco Lucano a 13 anni per aver favorito l’immigrazione clandestina. Sono sempre garantista, ma anche curioso”.
Il governatore calabro: “Non sentiremo la mancanza di Lucano”
Decisamente ruvido invece il commento dell’allora governatore reggente della Calabria Antonino Spirlì (Lega): “La Calabria non sentirà la mancanza del condannato Lucano e non ne patirà l’assenza dalla gestione della cosa pubblica. E’ anzi doveroso che l’uomo che per anni è stato il beniamino di tutto il Pd e di tutta la sinistra sinistra, e per il quale la Rai, sempre di sinistra, aveva addirittura prodotto, a suon di milioni di euro, una fiction inutile la quale, ora più che mai, sarà materiale da buttare nel cesso, si ritiri immediatamente dalla contesa elettorale”.
A sinistra fu invece unanime il sostegno a Lucano, con l’allora segretario Pd Enrico Letta che defini la condanna un “messaggio che credo alla fine farà crescere la sfiducia nei confronti della magistratura”. Ed anche dai Cinque Stelle giunsero diverse messaggi di sostegno al sindaco di Riace. Peccato che tre anni prima, poco dopo l’arresto, il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia avesse annunciato la “guerra al business dell’immigrazione”. Erano del resto i tempi del Conte I e dell’alleanza tra pentastellati e leghisti.
Travaglio a freddo su Lucano: “Cetto La Qualunque della sinistra”
Tra primo e secondo grado su Mimmo Lucano è caduto poi l’oblio – forse non senza qualche imbarazzo a centrosinistra. Ci ha pensato un giorno Marco Travaglio a tirare nuovamente in ballo in modo un po’ gratuito l’ex sindaco di Riace. Il 14 dicembre 2022 i temi caldi erano quelli del Qatargate e delle inchieste a carico di Aboubakar Soumahoro. Ragionando di affari, sinistra e migranti, il direttore del Fatto Quotidiano se ne uscì così a freddo nel suo editoriale: “Ne sa qualcosa Mimmo Lucano che, a furia di accoglierli a Riace, iniziò a confondere i fondi statali per i migranti col bilancio familiare e divenne il Cetto La Qualunque della sinistra (i viaggi della vorace compagna, la scuola della figlia, la bella vita della sua cricca)”