Perché questo articolo potrebbe interessarti? Gli eletti alla Camera e al Senato possono trovarsi in situazioni di incompatibilità che per legge devono risolvere per sedere in Parlamento. Sono ancora in quattro a non averlo fatto.
Chi crede in santi e miracoli attribuisce a Padre Pio da Pietrelcina non solo le stimmate, ma anche la capacità di bilocazione, essere cioè contemporaneamente in due luoghi diversi. Nel 1951, si racconta, il frate, che in vita sua non aveva mai lasciato San Giovanni Rotondo, celebrò una messa in un convento di suore cecoslovacche.
Settanta e passa anni dopo, ad avere questo potere sono quattro parlamentari italiani: siedono contemporaneamente alla Camera dei deputati e sullo scranno di un consiglio regionale.
Le leggi italiane sull’incompatibilità
Non potrebbero, stando a quelle che sono le leggi italiane sull’incompatibilità. Ma ormai a tre mesi dalla loro elezione a parlamentari, continuano a provare il gusto della bilocazione (finora mai in contemporanea, evitiamo che qualcuno gridi al miracolo).
Erano 60 quelli che ricoprivano incarichi incompatibili alla data delle elezioni (41 candidati alla camera e 19 al senato).
Tra il 25 settembre e il 12 ottobre, data d’inizio della nuova legislatura (fonte: Openpolis) 18 di questi avevano già risolto la propria incompatibilità. Altri hanno resistito alla tentazione di rimanere ovunque fino all’otto novembre scorso; quattro sono appunto gli irriducibili dell’incompatibilità che rimangono incollati a più poltrone.
Proprio Openpolis l’otto novembre scorso aveva pubblicato un check della situazione, spiegando come non sempre il mandato parlamentare è incompatibile con altri ruoli. In diversi casi però la costituzione o la legge disciplinano le ipotesi d’incompatibilità.
Quando il mandato parlamentare è incompatibile
Il mandato parlamentare infatti è incompatibile con i ruoli di Presidente della Repubblica; membro della Corte costituzionale; membro del Consiglio supremo della magistratura; parlamentare europeo; membro di giunta o consiglio regionale; sindaco di comune con oltre 15.000 abitanti.
Sulla base dei dati di Openpolis, dove si segnalava come Fratelli d’Italia fosse il partito con il maggior numero di parlamentari incompatibili (8 su 22), seguito da Partito democratico (5) davanti a Lega e Forza Italia (4 a testa), e incrociando i nomi degli inadempienti pubblicati, True ha fatto un controllo incrociato sulla composizione dei consigli regionali attingendo ai dati pubblicati sui siti istituzionali. Ad oggi non hanno ancora adempiuto all’obbligo di legge in quattro.
I quattro irriducibili dell’incompatibilità
Il “miracolo” sembra aver attecchito soprattutto in Calabria, dove in consiglio regionale siedono Giovanni Arruzzolo (deputato di Forza Italia) e Simona Loizzo (deputata della Lega): nell’assise regionale ricoprono anche il ruolo di capogruppo dei rispettivi partiti.
Risulta ancora incompatibile il deputato Francesco Emilio Borrelli, eletto deputato nelle liste di Alleanza Verdi e sinistra, ma che continua ad occupare il suo posto di consigliere regionale in Campania. Chiude il quartetto Guerino Testa, deputato e consigliere regionale in Abruzzo per Fratelli d’Italia.
Sono stati tre i parlamentari che invece si sono dimessi spontaneamente appena eletti: sono Marco Lisei e Giovanni Berrino, di Fratelli d’Italia, e Ilaria Cavo di Noi moderati. Il primo ha lasciato la posizione di consigliere della regione Emilia-Romagna, gli altri quello di assessori in Liguria.
Chi decide sull’incompatibilità
A decidere sull’incompatibilità sono le giunte delle elezioni di Camera e Senato. Anche quando costituite, spiega ancora Openpolis, comunque i tempi previsti per la verifica dei titoli di ammissione alla carica sono molto lunghi.
A deputati e senatori sono forniti 30 giorni per consegnare alle giunte l’elenco di tutte le cariche ricoperte (incompatibili o meno). Solo a quel punto può iniziare la verifica vera e propria. Una procedura che richiede diverso tempo per la costituzione di appositi comitati, le richieste di chiarimenti, la possibilità di ricorsi e altri complessi meccanismi burocratici.
Un processo complesso e farraginoso, anche se le incompatibilità sono del tutto evidenti. E potrebbero essere risolte automaticamente, come succede nel caso di elezione al parlamento europeo.