Perché può interessarti questo articolo? Nel Pd c’è tensione dopo la partecipazione di Elly Schlein alla manifestazione del Movimento 5 Stelle. Tanto che l’ex candidato presidente alla Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha lasciato l’assemblea nazionale. Alessia Morani, ex deputata dell’area riformista, lancia l’appello nell’intervista a True-news: “Il disagio c’è”.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, non deve sottovalutare il disagio nell’area moderata e riformista. Alessia Morani, ex deputata dem non rieletta alle ultime Politiche (era in una posizione praticamente impossibile), conferma un crescente malessere nei confronti della leadership. E se sulla polemica per la presenza alla manifestazione del Movimento 5 Stelle dà un colpo alla botte e un altro al cerchio: “Bene partecipazione, ma certi interventi sono stati imbarazzanti”. Ecco l’intervista a True-news in cui si schiera a favore dell’abolizione del reato di abuso di ufficio, sollecitando una “sintesi”.
Morani, dimissioni di Alessio D’Amato sono un ulteriore segnale del malessere nel partito. Qualcosa non sta funzionando in questi primi mesi di segreteria Schlein?
In questi primi mesi della nuova segreteria le difficoltà sono dovute ad un risultato congressuale unico nella storia del Pd: gli iscritti hanno scelto Bonaccini e gli elettori delle primarie Schlein. Questa situazione inedita richiede un grande sforzo di condivisione delle responsabilità poiché la dinamica maggioranza/minoranza del Pd non è evidentemente sufficiente a rappresentare questa novità politica. Non c’è dubbio che nella parte più moderata e riformista del Pd ci sia un disagio che va colto e non sottovalutato.
Il Movimento 5 stelle rappresenta un interlocutore nell’ottica di future alleanze stile campo largo. È stato davvero un errore partecipare alla manifestazione di sabato?
Dopo le politiche di settembre e le ultime amministrative è assolutamente necessario un impegno del Pd per la creazione di un’alleanza che possa contendere la vittoria elettorale alla destra. Per questo la segretaria ha pensato bene di partecipare alla manifestazione del M5S. Purtroppo, però, alcuni interventi sono stati del tutto inopportuni e hanno creato non poco imbarazzo tra i nostri elettori e militanti.
Quale strategia di alleanze ritiene necessaria per costruire un’alternativa alla destra?
Credo sia necessario che tutti i partiti di opposizione facciano uno sforzo insieme per individuare soluzioni ai tanti problemi degli italiani, dal lavoro alla sanità e scuola pubblica, a cui il governo non è in grado di dare risposte. E su questo bisogna costruire una piattaforma comune. Vanno unite le forze verso obiettivi condivisi. Dobbiamo provare ad accantonare i personalismi avendo come unico orizzonte il bene dei nostri cittadini.
E quali sono le priorità politiche per rilanciare il consenso del Partito democratico verso le Europee 2024.
Le nostre priorità sono: lotta alla precarietà, mantenimento della sanità pubblica e universale e realizzazione del PNRR come leva di sviluppo sostenibile e crescita. Su questi pilastri si costruisce il futuro di una nazione più equa e solidale.
Sulla riforma della Giustizia, il Pd è diviso, in particolare sulla cancellazione del reato di abuso d’ufficio. Qual è la sua idea?
Io sono favorevole all’abolizione: a fronte di un numero esiguo di condanne e di tante vite e carriere inutilmente distrutte. Comprendo, però, che sul tema ci possano essere opinioni diverse. Occorre discuterne insieme ai nostri amministratori che vivono sulla loro pelle ogni giorno il “rischio del fare”.
Tutti questi distinguo non rischiano di favorire la maggioranza fornendo l’immagine di un Partito democratico sempre diviso?
Il pluralismo nel Pd è un elemento essenziale, connaturato alle diverse culture politiche da cui è nato e non può essere altrimenti per un partito a vocazione maggioritaria. Il Pd è plurale o non è. Questo ovviamente non significa che non occorra trovare sintesi su temi anche divisivi. Questa è la fatica e il bello della politica .
Lo stesso schema di divisioni interne può riproporsi sulle riforme istituzionali. Come deve approcciare il confronto il Pd?
Le riforme istituzionali non vanno fatte a colpi di maggioranza, per questo il Pd deve essere disponibile a discuterne con il centrodestra. Per noi alcuni provvedimenti sono inaccettabili, su altri invece possiamo dare un contributo di elaborazione importante e costruttivo.
Infine, Morani, come si può battere la destra di Meloni che dopo un po’ di mesi gode ancora di un ampio consenso, come dicono i sondaggi e ancora di più le ultime Amministrative?
Le amministrative, soprattutto questa tornata, non possono essere la cartina al tornasole del consenso della Presidente del Consiglio come anche della segretaria Schlein. Il vero test per entrambe le leader saranno le elezioni europee, soprattutto perché si tratta di un voto proporzionale. Lì capiremo davvero ciò che pensano gli italiani. Prima di allora il Pd deve lavorare sodo per riconquistare fasce di elettorato transitate altrove e per riportare a votare una fetta importante di italiani che oggi non crede più alla politica. Per riuscirci però dobbiamo essere capaci di riaccendere le speranze dei nostri cittadini. Questa è la nostra vera sfida.