Perché questo articolo ti dovrebbe interessare? Con la vittoria di Trump alle presidenziali statunitensi e in risposta a una cultura misogina dilagante, acquisisce una grande popolarità il movimento 4B, una forma di separatismo nata in Corea del Sud per cui le donne rifiutano completamente gli uomini
Le “4B” del movimento sono i principi promossi e seguiti dalle donne che decidono di aderirvi, quattro parole che in coreano iniziano con “bi-“, cioè “no”. No matrimonio con gli uomini (bihon), no figli con gli uomini (bichulsan), no relazioni sentimentali con gli uomini (biyeonae) e no rapporti sessuali con gli uomini (bisekseu). Si tratta sia di una posizione ideologica che di uno stile di vita, come raccontano le interviste raccolte da The Cut. Un separatismo radicale con il quale le donne aderenti vogliono costruire una bolla sociale in cui gli uomini sono assenti. Né compagni né mariti né amici, solo donne che vivono in relazione tra loro boicottano la violenza maschile.
Non avere relazioni sessuali, sentimentali o famigliari con uomini viene visto come un atto di tutela nei confronti di se stesse. Il movimento 4B promuove quindi il separatismo perché ritiene che le relazioni con gli uomini espongano le donne a discriminazioni di genere specifiche che chi è single o in relazioni con donne potrebbe non vivere. Secondo le militanti una donna che si sposa o convive con un uomo è maggiormente esposta, ad esempio, alla violenza domestica e a quella economica. Lo stesso se farà un figlio con lui, dato che la maggior parte delle famiglie riversa sulla madre il lavoro di cura non retribuito. Il movimento si concentra sulla componente maschile della violenza di genere, incoraggiando un esodo dal patriarcato per sottrarvisi.
Le origini del movimento
Di 4B si parla almeno dal 2016, quando l’autrice sudcoreana Cho Nam-Joo ha pubblicato Kim Ji-Young, nata nel 1982. Il romanzo ha come protagonista Ji-Young, una giovane donna alle prese con la depressione post partum che analizza la sua vita durante un percorso di terapia e mette in luce il sessismo sistemico con cui si è dovuta confrontare fin dall’infanzia. Gli episodi di violenza e discriminazione raccontati riguardano ogni ambito: dal contesto familiare a quello scolastico, dal lavoro ai mezzi pubblici.
Nam-Joo ha costruito il personaggio di Kim Ji-Young facendo riferimento alle esperienze che moltissime donne coreane (e non solo) vivono quotidianamente. Proprio per questo il libro ha avuto un successo immediato e la sua denuncia sociale si è unita nel 2018 ai movimenti #MeToo ed Escape the Corset, nato proprio in Corea in contrapposizione ai rigidi canoni estetici imposti alle donne. Il romanzo di Nam-Joo è stato tra gli elementi ispiratori del movimento radicale 4B, diffusosi soprattutto tramite Twitter e le comunità digitali femministe Megalia e Womad.
Megalia risale al 2015 ed è emersa da un forum legato a un movimento contro le molka, video o immagini registrate con telecamere miniaturizzate, senza il consenso delle persone riprese e poi pubblicate su siti porno. Verso la fine degli anni ’10 del 2000 le molka sono diventati un tema di grande attenzione pubblica in Corea del Sud a seguito di alcuni scandali. Una componente radicale di Megalia dal nome WOMAD si separa dalla prima piattaforma per adottare un atteggiamento più separatista. Proprio qui si diffonde prima in Corea e poi all’estero il movimento 4B.
Le 4B del movimento sono state sviluppate in netta opposizione all’eteronormatività e al modello della famiglia coreana, che generano una forte pressione sociale soprattutto sulle donne. In aggiunta quello coreano è un contesto segnato da una natalità tra le più basse al mondo (0.72 figli per donna), dato che ha spinto il governo ad adottare politiche pro-nataliste come sussidi per i neogenitori, congedi parentali estesi e agevolazioni per l’assistenza all’infanzia.
In alcuni casi l’esodo dagli uomini non si limita al contesto relazionale, ma coinvolge quello economico. Alcune femministe 4B hanno creato una mappa con le attività commerciali gestite da donne in varie città coreane in modo da utilizzare il proprio denaro per sostenere altre donne. Altri gruppi organizzano eventi con esperte di finanza personale per aiutare le donne a imparare come risparmiare e investire e, di conseguenza, essere il più possibile autonome e al riparo dalla violenza economica.
Le sostenitrici del movimento 4B mirano a promuovere un cambiamento sociale offrendo un modello di vita alternativo per altre donne. Sia in termini relazionali – rifiutando appunto le relazioni con gli uomini – sia estetici – abbracciando un’espressione di genere più lontana dagli standard di bellezza canonici, come i capelli completamente rasati. Tuttavia, il loro obiettivo non è modificare la prospettiva degli uomini, considerati oppressori e quindi esclusi dal percorso verso la giustizia sociale.
Il movimento 4B ha suscitato però preoccupazioni per i suoi rischi transfobici, cioè discriminatori verso le persone trans. Oltre al pericolo di rafforzare una visione binaria del genere parlando solo di donne e uomini, le donne trans sono spesso escluse dalla visione del 4B, che le considera una minaccia al separatismo e alla coesione della lotta femminista. Questo approccio può contribuire a marginalizzare ulteriormente le donne trans, negando loro l’appartenenza alla comunità femminista e rinforzando la separazione tra donne cisgender e trans, invece di promuovere una solidarietà inclusiva contro l’oppressione di genere. Inoltre incoraggiare l’allontanamento dagli uomini potrebbe non fare alcuna distinzione tra uomini cis e uomini trans, anch’essi discriminati sulla base del genere.
Negli USA
Dopo le elezioni presidenziali statunitensi nel novembre 2024 e la vittoria di Donald Trump, l’interesse per il movimento 4B è fiorito anche negli USA. Con il rovesciamento della sentenza nota come Roe v. Wade, quindi dei diritti riproduttivi e l’aumento dei sostenitori repubblicani tra gli uomini under 30, anche alcune donne americane hanno visto nel separatismo un modo di mettersi al riparo dalla violenza maschile. In molte hanno dichiarato di entrare a far parte del movimento 4B sui social media – in particolare su TikTok – rasandosi i capelli o incoraggiando altre donne a considerare il boicottaggio delle nascite e delle relazioni eterosessuali un’arma potente.
Le donne americane del movimento 4B, infatti, vedono il tasso di natalità come uno strumento per ribilanciare la situazione politica. La scelta di non avere figli diventa una forma di protesta strategica: se gli uomini sono preoccupati per il calo delle nascite, questa decisione può generare timore e pressione sociale. In tale contesto, le donne intravedono l’opportunità di negoziare e far valere i propri diritti, sfruttando il loro ruolo cruciale nella perpetuazione della società per mettere in discussione le dinamiche di potere patriarcali e ottenere cambiamenti concreti.
Il motto di alcuni repubblicani “Your body, my choice”, utilizzato per giustificare restrizioni ai diritti riproduttivi delle donne, è stato ribaltato in “Your bloodline, my choice“, sottolineando come le donne rivendichino il controllo sulla decisione di portare avanti o meno una gravidanza, mettendo in discussione il diritto maschile di influire sulla loro capacità di perpetuare una linea di discendenza. “Se insistete a rendere le donne cittadine di serie B, noi non vi dobbiamo il nostro corpo. Se dobbiamo lottare per i nostri diritti riproduttivi, non vi dobbiamo dei figli, non dobbiamo riprodurci con voi” spiega una sostenitrice del 4B.
Lo sciopero del sesso
Il separatismo – una sorta di esodo dal patriarcato – non è una pratica di certo nuova per le donne. Durante la seconda ondata del femminismo (anni ’60-’80) sono stati promossi numerosi spazi solo per donne per analizzare l’oppressione patriarcale e sviluppare strategie politiche autonome. In Italia gli anni ’70 hanno visto il fiorire di gruppi separatisti come Rivolta Femminile, nato a Roma dall’incontro fra Carla Lonzi, Carla Accardi e Elvira Banotti. Anche il movimento lesbico ha fatto sua questa pratica, per formulare una critica alla doppia discriminazione subita come donne e come lesbiche, soprattutto all’interno del lesbismo politico, un approccio che considera l’orientamento sessuale lesbico come una scelta consapevole e un atto di resistenza politica contro le strutture di potere maschili.
Prima ancora di tutto ciò le beghine a partire dal XIII vivevano in comunità femminili autonome, dedicate alla preghiera, al lavoro e alla solidarietà sociale, fuori dai vincoli del matrimonio e delle istituzioni ecclesiastiche, praticando una forma di separatismo spirituale e sociale. Era il luogo di rifugio per donne nubili o vedove dai rischi che comportava vivere da sole.
Connesso al separatismo è diffuso anche lo sciopero del sesso con gli uomini, elemento cardine del movimento 4B. Tra i primi a raccontare uno sciopero del sesso si ricorda la Lisistrata, scritta da Aristofane nel 411 aC. La commedia racconta di una donna ateniese, Lisistrata, che invita le concittadine allo sciopero del sesso per convincere gli uomini a porre fine alla guerra del Peloponneso, usando proprio l’astinenza come arma politica.
In un’epoca ben più contemporanea il movimento pacifista Women of Liberia mass action for peace nel 2003 ha contribuito alla fine di una sanguinosa guerra civile durata quattordici anni, la seconda della Liberia. A questa vicenda si sono ispirate le donne filippine della della città di Dado, che nel 2006 hanno organizzato uno sciopero del sesso per fermare le violenze tra clan rivali. La protesta è durata diverse settimane e ha contribuito a ristabilire la pace nella comunità.
Ancora nel 2006 le donne togolesi hanno scioperato dal sesso per chiedere le dimissioni del presidente Faure Gnassingbé, accusato di governi autoritari e corruzione. Nel 2011 a Barbacoas, in Colombia, le abitanti hanno lanciato il “movimento delle gambe incrociate“, rifiutandosi di avere rapporti sessuali finché non fossero costruite strade migliori. La protesta era infatti iniziata dopo la morte di una donna durante il travaglio a causa del mancato arrivo dell’ambulanza per via della viabilità dissestata.
Le pratiche del movimento 4B non sono nuove, quindi, ma si inseriscono in una lunga tradizione di azioni femministe riscoperte per rispondere a preoccupazioni attuali, come il persistere di violenze di genere, disuguaglianze economiche e l’imposizione di ruoli tradizionali. In un contesto globale segnato da regressioni nei diritti riproduttivi e pressioni sociali sul ruolo delle donne, il movimento offre una risposta radicale, adattando strumenti del passato per provare ad affrontare le sfide del presente.