Perché questo articolo potrebbe interessarti? La mozione presentata da Elly Schlein sul cessate il fuoco a Gaza è passata dopo una fulminea intesa con Giorgia Meloni. Ma quanto può realmente pesare il voto del parlamento italiano sulle dinamiche del conflitto in corso? Ne abbiamo parlato con il reporter Fausto Biloslavo.
Martedì in parlamento è avvenuto forse uno dei rari passaggi collaborativi tra maggioranza e opposizione. Elly Schlein, segretario del Partito Democratico, ha sentito telefonicamente il presidente del consiglio Giorgia Meloni. Oggetto della conversazione la possibilità che, da parte del centrodestra, non arrivassero veti nei incondizionati nei confronti della mozione a firma della stessa Schlein sulla guerra a Gaza.
L’accordo è andato in porto: al momento della votazione, la maggioranza si è astenuta e Palazzo Montecitorio ha così approvato la mozione del segretario dem. Il documento prevede l’impegno del governo ad attivarsi “per sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario”. All’intesa nelle scorse ore è stata data una connotazione molto importante, sia a livello di politica interna che sotto il profilo della politica estera.
Tuttavia, resta il fatto che la mozione approvata martedì non produrrà conseguenze concrete nel conflitto: “Ma figuriamoci – ha dichiarato su TrueNews il reporter Fausto Biloslavo – gli israeliani per adesso non vengono influenzati nemmeno dalla Casa Bianca, immaginiamoci che effetto può sortire un voto sul cessate il fuoco da parte del parlamento italiano”.
La mozione approvata ieri dall’aula di Montecitorio
Il pomeriggio di martedì nel transatlantico è stato contrassegnato dal voto sulle sei mozioni presentate dai deputati al governo, tutte aventi come tema principale la posizione dell’esecutivo sulla guerra in corso all’interno della Striscia di Gaza. Una mozione, quella a firma del forzista Andrea Orsini, era rappresentativa delle posizioni dell’intera maggioranza. Le altre cinque invece sono state presentate dalle opposizioni.
Una era a firma di Davide Faraone per Italia Viva e un’altra invece è stata presentata da Ettore Rosato per Azione. Entrambe sono state approvate, assieme a quella presentata da Orsini. Tre voti che non hanno rappresentato alcuna sorpresa, considerato che Matteo Renzi e Carlo Calenda (rispettivamente a capo di Italia Viva e Azione) hanno spesso avuto sul conflitto posizioni molto vicine a quelle del governo.
Le mozioni bocciate
Bocciate invece le mozioni presentate dal Movimento Cinque Stelle e da Avs (Alleanza Verdi e Sinistra). Da subito l’interesse è stato così rivolto alla mozione del Pd, la cui firma era a nome della stessa Elly Schlein. Diversi i punti toccati dal documento presentato dai dem. Il primo si presentava come quello più importante, visto che parlava dell’impegno del governo a un cessate il fuoco.
“Il governo si impegna – si legge nel testo – a sostenere ogni iniziativa volta a perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario al fine di tutelare l’incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi e sicuri all’interno della Striscia”.
C’era anche un secondo punto dove era stato inserito, tra le altre cose, l’impegno del governo a una missione internazionale per il dopoguerra. A essere approvato è stato solo il primo punto. Il via libera è arrivato dopo la telefonata di Schlein a Meloni, con quest’ultima che ha promesso l’astensione della maggioranza per dare un parziale disco verde al testo presentato dal Pd. Da qui l’approvazione, proprio a seguito dell’astensione dei parlamentari del centrodestra, e da qui dunque la nuova posizione ufficiale del governo italiano: occorre lavorare per portare a casa gli ostaggi israeliani ma, al tempo stesso, occorre attuare ogni sforzo per giungere a una tregua.
Il valore della mozione a livello internazionale
Senza dubbio la votazione di martedì ha un valore politico interno importante. Pd e Fratelli d’Italia, con le rispettive leader, hanno dialogato e hanno raggiunto un’intesa. L’accordo peraltro è arrivato su un tema molto delicato e sentito da entrambi i fronti.
Diversa invece la questione se la si vede dalla prospettiva della politica estera. Fausto Biloslavo, da anni inviato nei punti più caldi e delicati del pianeta, conosce bene le dinamiche internazionali. Sa bene quindi quali atti e quali Paesi possono realmente influenzare un conflitto, soprattutto in un’area così delicata quale quella mediorientale.
“Al momento il governo israeliano non sta a sentire nemmeno la Casa Bianca, nemmeno la presidenza degli Usa – ha dichiarato Biloslavo a TrueNews – figuriamoci che presa può avere quindi un voto sul cessate il fuoco espresso dal parlamento italiano”. Secondo il reporter quindi, è impossibile pensare che la nuova posizione italiana possa influenzare il governo di Netanyahu.
Proprio il premier israeliano nei giorni scorsi ha rivelato di non sentire da diverso tempo il presidente Usa Joe Biden, ossia quello che dovrebbe essere l’alleato più influente dello Stato ebraico. La Casa Bianca si è chiaramente espressa contro l’ipotesi di estendere l’operazione militare israeliana in corso a Gaza anche nell’area di Rafah, l’ultimo lembo di terra della Striscia dove possono affluire i profughi scappati dai combattimenti. Così come, Biden ha più volte parlato di tregua per consentire la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas.
Come sottolineato da Fausto Biloslavo, Netanyahu però non sta ascoltando i diktat che arrivano da Washington. Circostanza che fa ben capire dunque come un voto espresso a Palazzo Montecitorio in realtà, a livello pratico, ha una valenza e un’influenza piuttosto ridotta.
Un segnale lanciato da Roma
Non è però da escludere l’importanza sotto un profilo marcatamente politico. È lo stesso Biloslavo a ricordarlo ai nostri microfoni: “La posizione assunta martedì dal parlamento – ha dichiarato – rappresenta certo un segnale politico, senza dubbio molto importante da rilanciare in una fase come quella attuale”.
Secondo il reporter, al netto dei segnali che si vogliono far rimbalzare fino al Medio Oriente per chiedere un cessate il fuoco, occorre anche ricordare l’origine dell’attuale fase del conflitto: “Un segnale bisogna darlo, senza però mai dimenticare che tutto quello che sta accadendo è derivato da un attacco stragista di Hamas – ha concluso Biloslavo – il movimento islamista era ben consapevole che si sarebbe arrivati a questo punto”.