Il caso scatenato dal raduno di Acca Larentia per la commemorazione di estrema destra dello scorso 7 gennaio verso i militanti Msi uccisi da estremisti di sinistra nel 1978 ha riaperto la diatriba sulla galassia del neofascismo italiano. Il mondo a destra della destra, degli iper-identitari ha una serie di totem fissi durante l’anno che, in più parti d’Italia, danno adito a una serie di discussioni circa l’effettiva profondità del radicalismo di destra nel Paese.
I raduni neofascisti sono molto frastagliati e popolati da un pugno di nostalgici. Seguono, sostanzialmente, un calendario legato alle date simbolo dell’ascesa e della caduta del regime e della storia della destra radicale della Prima Repubblica. La cui commemorazione è presa al balzo per ricordare l’identificazione dei militanti col Ventennio.
Da Ramelli al compleanno di Mussolini, le date simbolo del neofascismo
Il 13 marzo è la prima data segnata col bollino rosso: rappresenta l’anniversario del giorno del 1975 in cui fu barbaramente aggredito a Milano Sergio Ramelli, uno studente milanese di diciannove anni militante del Fronte della Gioventù. Ramelli, colpito alla testa con una chiave inglese da esponenti di Avanguardia Operaia, morì il 29 aprile successivo in ospedale. L’anniversario dell’aggressione e quello della morte, complice la vicinanza alla Festa della Liberazione, sono l’occasione per sfruttare la memoria di Ramelli per sfogare una vetusta nostalgia da parte di movimenti come CasaPound, Forza Nuova e varie sigle extraparlamentari.
Più folkloristica la data del 29 luglio, giorno del compleanno di Benito Mussolini. Attorno quel giorno Predappio, il Paese romagnolo dove nacque il futuro Duce nel 1883, è meta di una spontanea fiumana di neofascisti che augurano, a distanza, lunga vita all’idea del capo del governo e dittatore simbolo del Ventennio. L’anno scorso una cinquantina di persone sfidò la calura estiva per celebrare sulla tomba del Duce. Ma in passato i raduni di Predappio hanno coinvolto diverse centinaia di persone, portando addirittura all’organizzazione di sfilate ad hoc. Nel 2013 una manifestazione del genere fu replicata a Tradate, in provincia di Varese.
Il raduno di Dongo
Nelle prime domeniche di maggio, invece, in piccolo è tradizione che a Dongo e Giulino di Mezzegra, luogo della fucilazione di Mussolini e degli ultimi gerarchi del fascismo nel 1945, Fiamma Tricolore Giampiero Castelli e l’associazione “Nicollini” organizzino una commemorazione dei “caduti” del 28 aprile 1945, giorno associato alla fine simbolica del fascismo con l’eliminazione fisica dei suoi volti più noti.
Il neofascismo e il rito “evoliano” del solsitizio d’inverno
L’ala del neofascismo più vicina ai movimenti etno-nazionalisti, identitari e che si rifanno al pensiero di Julius Evola aggiungono una data particolare al calendario delle celebrazioni: il 21 dicembre. Giorno in cui si celebra il Solstizio d’Inverno. Caro ai movimenti neopagani e, in particolare, neonazisti per il richiamo all’idea della rinascita. Da Tivoli a Verona, è celebrato da diverse comunità neofasciste in varie parti d’Italia. Una delle associazioni più celebri, sul tema, è Do.Ra (Comunità Militante Dodici Raggi), con sede a Milano. Il 21 dicembre chiude l’anno delle celebrazioni rituali per i neofascisti più incalliti. Prima del pronto ritorno alle origini col 7 gennaio. In un ciclo in cui, tra numerose polemiche e pochi aderenti, ci si sorprende ancora di questi fenomeni folkloristici che si ripetono, però, da anni.