Perché leggere questo articolo? Daniela Santanché e Vittorio Sgarbi sono soltanto gli ultimi due esponenti del governo ad avere messo in imbarazzo la premier Giorgia Meloni. Dal caso Donzelli-Delmastro alle gaffe di Lollobrigida. Tutti gli inciampi degli uomini della presidente del Consiglio.
Meloni e i problemi della sua classe dirigente
Nel Palazzo si sussurra che la premier sia migliore della sua classe dirigente e di parecchi componenti del governo da lei presieduto. Speculazioni, certo. Ma che poggiano le basi sulle tante gaffe, scivolate dialettiche e inciampi a cui abbiamo assistito durante questi nove mesi di governo.
I casi Santanché e Sgarbi
Gli ultimi due casi quasi si sovrappongono. E potrebbero essere affrontati entrambi durante questa settimana parlamentare. Sicuramente Daniela Santanché riferirà in Senato mercoledì. Il tema, scottante, riguarda le inchieste di Report sulle aziende dell’imprenditrice e ministra del Turismo. Santanché ha detto di essere tranquilla e pronta a ribattere in Aula alle richieste di dimissioni avanzate in particolare dal Pd e dal M5s. E poi c’è la vicenda che coinvolge il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, sul banco degli imputati per le parole volgari e sessiste pronunciate durante la presentazione del programma estivo del Maxxi di Roma. E anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano potrebbe riferire in Aula.
Meloni in crisi per la coppia Donzelli-Delmastro
Sgarbi e Santanché sono soltanto gli ultimi due componenti del governo e della maggioranza ad avere messo in imbarazzo la premier Meloni. Fino ad oggi forse il caso più eclatante è stato quello che ha coinvolto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. A differenza di Sgarbi e Santanché si tratta di due tra gli uomini più vicini alla Presidente del Consiglio. Il fattaccio risale allo scorso febbraio, quando Donzelli aveva utilizzato in Aula, durante uno scontro l’opposizione, alcune informazioni sensibili sul caso di Alfredo Cospito. Notizie che gli sarebbero state riferite dal suo amico e coinquilino Delmastro.
Valditara, l’antifascismo e l’anticomunismo
Finito nel mirino dell’opposizione anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Prima, a novembre, la lettera agli studenti tutta incentrata sul valore dell’anticomunismo. Poi, a febbraio, la polemica con la preside del liceo Michelangiolo di Firenze, che in una lettera aveva gridato al fascismo dopo una rissa tra giovani di destra e di sinistra davanti alla scuola fiorentina.
Il fedelissimo di Meloni Lollobrigida e “l’etnia italiana”
Ancora, tra i banchi del governo, le dimissioni dell’ex sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli dopo la condanna per il caso Rimborsopoli in Piemonte. A novembre era finito sotto accusa il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato per alcune frasi scettiche sui vaccini. Senza dimenticare le gaffe del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, vicinissimo alla premier. Quella che ha fatto più discutere? La dichiarazione sulla presunta “etnia italiana da tutelare”. Polverone, a gennaio, anche sulla ministra della Famiglia Eugenia Roccella, che aveva detto “purtroppo l’aborto è una libertà delle donne”.
La Russa e la Resistenza
All’inizio della legislatura c’erano state le inchieste giornalistiche sui presunti conflitti di interesse del ministro della Difesa Guido Crosetto e le polemiche sull’opportunità di promuovere nel ruolo di sottosegretario Galeazzo Bignami per una vecchia foto vestito da nazista, per cui aveva chiesto scusa più volte. Per non parlare delle frasi di Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina. Parole che hanno messo in difficoltà Meloni sul piano internazionale. E ancora le paginate di giornali sul presidente del Senato Ignazio La Russa, tra i busti del Duce in casa e Via Rasella “pagina tutt’altro che nobile” della Resistenza.
Altri problemi in agguato per Meloni
Non sono esclusi altri problemi. Basti ricordare che siedono tra i banchi della maggioranza i due discussi economisti della Lega Claudio Borghi e Alberto Bagnai, noti per le loro dichiarazioni spericolate e posizioni radicali. Nel 2021, inoltre, fece discutere la difesa del Parco Arnaldo Mussolini di Latina da parte dell’attuale sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, sempre della Lega. E poi c’è la sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni, che due anni fa ammise di non leggere un libro da tre anni e nel 2019 disse che l’Emilia Romagna confina con il Trentino. Suscitano qualche perplessità pure le posizioni cattolico tradizionaliste di Alfredo Mantovano, membro chiave del governo in qualità di Sottosegretario a Palazzo Chigi. Infine non è da trascurare Matteo Salvini, ora insolitamente silenzioso, ma negli anni ispiratore di polemiche a più riprese.