Perché leggere questo articolo? Di recente Unwra, agenzia Onu interamente dedicata al sostegno al popolo palestinese, è finita nell’occhio del ciclone. Non è la prima volta che un’agenzia delle Nazioni Unite finisce al centro di uno scandalo per le attività dei suoi dipendenti.
Dodici dipendenti dell’Unwra sono complici di Hamas nella strage del 7 ottobre. Secondo il dossier israeliano fornito al governo Usa e reso noto dal New York Times, i 12 dipendenti sarebbero stati licenziati, in quanto membri di Hamas e della Jihad islamica resisi protagonisti dei massacri che hanno dato il via alla guerra a Gaza. Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Italia e sempre più Paesi si stanno affrettando a sospendere i fondi destinati a finanziare l’Unrwa. Eppure, questo non è che l’ultimo scandalo che coinvolge delle agenzie Onu.
Tutte le agenzie Onu, scandalo per scandalo
Il primo vero scandalo che fece tremare il Palazzo di Vetro di New York ha quasi 30 anni. E’ datato 1995 il programma Oil for food, destinato all’Iraq con la Risoluzione n.986, che permetteva al paese allora di Saddam Hussein di vendere petrolio sul mercato internazionale in cambio di cibo, medicine e altri generi di prima necessità. Il programma si concluse nel 2003 con l’invasione dell’Iraq, che mise in evidenza lo schema corruttivo del programma. Seguì una pioggia. Il capo del programma, il cipriota Benon Sevan, aveva preso tangenti in cambio del sostegno a una compagnia petrolifera alla ricerca di contratti. Dietro le vendite illegali di petrolio era acclarata la presenza di Giordania e Turchia. In un giro d’affari (illeciti) da oltre 10miliardi di dollari. A spese degli iracheni.
Dagli affari economici, si passa a quelli militari. E lì gli scandali che riguardano l’Onu sono possibilmente peggiori. I famigerati caschi blu si sono negli anni resi responsabili di crimini atroci, su tutti gli abusi sessuali su minori. Un report Amnesty del 2004 mostrava il legame tra l’arrivo dei contingenti militari Onu e l’aumento della prostituzione minorile nel Kosovo in guerra. Lo stesso incremento – anche dell’80% dei guadagni per gli sfruttatori – è stato riscontrato in Bosnia.
“Stupri di pace”
Un anno fa Craig Sanders, vicedirettore dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), è finito sotto inchiesta, accusato di aver ordinato a una collega di non denunciare il presunto stupro di un rifugiato da parte di un soccorritore durante la crisi del Darfur. Due mesi fa è saltata la poltrona di Michel Sidibé, il direttore dell’agenzia Onu per la lotta all’Aids (Unaids). Alcune dipendenti dell’Onu hanno accusato di molestie sessuali Luiz Loures, vicedirettore della stessa istituzione ginevrina. Poi è saltato Kingston Rhodes, a capo della Commissione per il servizio civile internazionale che regola le condizioni di lavoro dell’Onu, che ha rassegnato le dimissioni dopo un’indagine interna sulle molestie.
Un enorme scandalo che ha riguardato pesantemente un’agenzia Onu è del 2017. Associated Press rivelò un decennale dossier che mostrava oltre duemila denunce di abusi e sfruttamento sessuale da parte di personale Onu in tutto il mondo. Il report di AP mirava soprattutto a denunciare il giro di pedofili tra i peacekeeper Onu ad Haiti dopo la fuga di Aristide. Decine e decine di uomini delle forze internazionali di pace, avrebbero abusato di bambine e bambini appena sopra i 12 anni con la promessa di qualche dollaro e cibo.
Stupri di gruppo, sevizie di ogni genere. Ma i nomi dei responsabili non sono mai venuti fuori e nessuno di loro ha scontato un giorno di carcere. Perchè l’Onu non ha giurisdizione sulle “sue” forze, che resta nelle mani dei singoli Paesi membri. Accuse simili hanno riguardato il personale in Congo, Somalia, Repubblica Centrafricana. Dal canto proprio l’Onu ha cercato di fronteggiare quest’onta, pubblicando a partire dal 2015 le nazionalità dei soldati accusati di questi orribili crimini, istituendo inoltre un fondo fiduciario per l’assistenza alle vittime, ma soprattutto incorporando il personale a difesa e tutela di esse nelle missioni di mantenimento della pace.
Quanto costa il “governo del Mondo”
L’Onu dà lavoro nel mondo a oltre 115mila persone, ci cui 61mila funzionari. I salari variano in base al luogo e agli anni di anzianità. Ma si va da un minimo di circa 35mila dollari annui a un massimo di 120mila. In questi dieci anni sono transitati nel portafoglio delle Nazioni Unite 540.400.694.683 miliardi di dollari ovvero, in media, 54 miliardi di dollari ogni anno. La gran parte dei fondi vengono destinati al mantenimento delle elefantiache strutture Onu già esistenti. Quando arrivano dei nuovi progetti, sono davvero innovativi. Per non dire avveniristici: come scegliere l’Iran degli ayatollah per ospitare il Forum Sociale per i diritti umani. E’ davvero accaduto, l’Iran è stato scelto nel 2023 dall’Un Human right office. Agenzia che nel 2020 ha messo a bilancio 349 milioni di fondi disponibili. Tutti gli stati membri Onu sono tenuti a versare una quota per sostenerne i costi. In parte si tratta di versamenti obbligatori e in parte volontari. Contributi che, dopo l’ennesimo scandalo che riguarda agenzie Onu, gli Stati membri potrebbero versare meno gioiosamente al “governo del Mondo”.