“La lentezza dei nostri processi ci costa due punti di Pil. Una catastrofe del nostro sistema è rappresentata dalla quantità di leggi, che genera insicurezza e paura, a fronte di un numero esiguo di magistrati”.
Lo ha dichiarato Carlo Nordio, editorialista ed ex magistrato, durante la sessione dedicata alla Governance, responsabilità e tempi certi nell’ambito della quindicesima edizione di Direzione Nord – A True Event dedicata al “Tempo di dignità e di pace – La dignità come pietra angolare del nostro impegno”. L’evento, in corso alla Fondazione Stelline a Milano, in Corso Magenta 61, è organizzato dall’Associazione Amici delle Stelline e da Inrete con il patrocinio della Fondazione Stelline.
All’incontro hanno preso parte Carlo Nordio, Editorialista ed ex magistrato; Federico Maurizio d’Andrea, Vice-Presidente Centro Studi Borgogna; Guido Camera, Presidente associazione Italiastatodidiritto; Dario Bolognesi, Fondatore Studio Bolognesi – Avvocati Penalisti d’Impresa. Il ruolo della magistratura e la percezione della giustizia nel comune sentire degli italiani nelle riflessioni proposte da Nordio, contenute anche nel suo ultimo libro “Giustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della magistratura”, pubblicato da Edizioni Guerini e Associati.
“Le aziende soffrono le fasi del sequestro”
“Le lungaggini dei processi, provocano nel cittadino un sentimento di paura e non di fiducia – ha aggiunto d’Andrea- ciò è sintomo di qualcosa che non va. Il problema vero è chi se ne occupa addebita sempre agli altri la colpa di mancate riforme”.
La riforma Cartabia, al centro dell’attuale dibattito politico, crea delle aspettative notevoli soprattutto per le aziende “nella parte che riguarda le indagini preliminari- ha spiegato Bolognesi- le aziende soffrono particolarmente le fasi del sequestro, dei sopralluoghi, della richiesta dei fascicoli, che paralizzano l’attività lavorativa dell’azienda stessa. La durata di queste indagini preliminari deve essere ragionevole per evitare di creare un danno sia materiale che psicologico”.
Guido Camera: “Servirebbero anche due distinti Csm”
Guido Camera non solo è d’accordo con uno dei punti più discussi del referendum, ovvero quello che riguarda la separazione delle funzioni delle carriere, ma secondo lui servirebbe fare anche qualcosa in più. “
Sono assolutamente favorevole, anzi, credo che sia ancora troppo poco- ha detto. Se vincessero i sì, ci sarebbe una separazione delle funzioni tra chi accusa e chi giudica ma ci sarebbe comunque un’unicità della carriera. Questo comporta che condividerebbero le progressioni, le scelte e le carriere e il rischio del correntismo che è un po’ alla base delle esigenze che portano a questi referendum e anche alla riforma che si sta discutendo dell’ordinamento giudiziario in Parlamento, non troverebbero forse adeguata tutela. Servirebbe qualcosa di più, una separazione che porti ad avere anche due distinti consigli superiori della magistratura in modo che non ci possano essere influenze legate al correntismo tra chi giudica e chi accusa”. L’altro punto che ritiene imprescindibile nel referendum è “Sicuramente quello sulla riforma delle misure cautelari personali – ha aggiunto Camera -. Il quesito che va a modificare una norma del codice di procedura penale per evitare che ci siano privazioni della libertà personale in violazione del principio costituzionale della presunzione d’innocenza, e dunque per far sì che in carcere, prima del processo, vadano solo i soggetti realmente pericolosi, come chi ha commesso reati violenti o di criminalità organizzata o di terrorismo e non che possa essere una forma di pressione per il giudice. Sappiamo infatti che agli occhi dell’opinione pubblica limitare la libertà personale prima di un processo equivale a condannare un soggetto e la Costituzione non lo consente”.