La crisi in Ucraina accende i riflettori sulla Cina. Pechino, quarto incomodo nella disputa tra Russia, Stati Uniti e Nato, sta attuando un equilibrismo strategico che rischia di saltare da un momento all’altro. È vero che il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno instaurato un legame diplomatico molto stretto tra i rispettivi Paesi. Ma è altrettanto vero che il Dragone non sembra avere intenzione né interesse nell’invischiarsi nel pantano di Kiev fino al punto di non ritorno. “La Cina è preoccupata e starà a guardare. Non credo che oggi Pechino abbia una grande voglia di sostenere Mosca pancia a terra. Dall’altro lato non ha neppure voglia di abbandonarla”, dice a true-news.it il giornalista e sinologo Francesco Sisci.
Gli equilibrismi di Pechino tra Russia e Unione europea
Il futuro di quanto accadrà in Ucraina si giocherà quindi anche e soprattutto sulle prossime mosse cinesi. In occasione dei recenti Giochi Olimpici Invernali di Beijing 2022, Xi e Putin hanno partorito una dichiarazione congiunta che, a detta degli Stati Uniti, sarebbe una evidente conferma di come Pechino supporti Mosca rispetto a quanto sta accadendo in Ucraina. I due leader, infatti, si sono opposti a un ulteriore allargamento della Nato e fatto capire, ancora una volta, che Cina e Russia godono di un’amicizia profonda senza limiti. Al di là dell’effetto propaganda e delle intese economiche su gas e petrolio, la Cina deve fare i conti con questioni troppo ghiotte e allettanti per gettare alle ortiche anni di diplomazia con l’Unione europea e seguire Putin nella sua baldanzosa invasione. La sensazione, dunque, è che in Ucraina Pechino continuerà a giocare un ruolo decisivo ma invisibile, almeno fino a quando sarà possibile. Non a caso il governo cinese ha invitato le parti ad abbassare i toni, anche se allo stesso tempo ha criticato l’utilizzo del termine “invasione” per definire le operazioni russe in Ucraina.
Ucraina e Taiwan: analogie e differenze
Certo è che le scorribande russe nelle periferie di Kiev hanno allertato Taiwan. A oltre 8mila chilometri di distanza dal nuovo epicentro militare venutosi a creare in Europa, c’è chi teme che Xi possa in qualche modo emulare Putin. “La questione di Taiwan è totalmente diversa rispetto a quella ucraina. Certo, se Unione europea e Nato dovessero essere sonoramente sconfitti in Ucraina, allora tutto potrebbe cambiare”, ha sottolineato, ancora, Sisci. In ogni caso, le divergenze tra i due nodi geopolitici sono piuttosto evidenti. “L’Ucraina è un Paese indipendente riconosciuto dall’Onu, da tutti gli Stati e anche dalla Russia. Taiwan è indipendente solo di fatto non de jure. In teoria, la pretesa di Pechino riguarda un territorio, Taiwan, non riconosciuto dall’Onu e che non ha indipendenza de jure. La differenza è quindi enorme”, ha proseguito lo stesso Sisci.
Appare però difficile prevedere che cosa accadrà veramente a Taiwan, visto che la Cina considera la “provincia ribelle” – come amano definire Taipei i funzionari cinesi – un affare legato alla storia della Repubblica Popolare Cinese e a nient’altro, tanto che per Xi la riunificazione va oltre i confini di una semplice questione geopolitica. Dal 1949 in poi, anno della fondazione della Cina comunista, nessuno è mai riuscito a completare la totale riunificazione del Paese. Hong Kong e Macao sono stati “recuperati” da Pechino, ma la questione taiwanese è rimasta congelata dal termine della guerra civile cinese. Nel 1958, Mao Zedong tentò un’operazione improvvisa, ma i suoi bombardamenti finirino in un nulla di fatto. Xi aveva promesso di riannettere Taiwan entro il 2030. Non è da escludere che la crisi ucraina possa spingere il leader cinese ad accelerare la sua missione.
Il ministero degli Esteri cinese: “Taiwan è sempre stata territorio cinese”
Nel frattempo risuonano le parole di Hua Chunying, la portavoce del ministero degli Esteri cinese. “Ho notato che dalla crisi in Ucraina alcune persone hanno voluto menzionare Taiwan. Penso che alcuni dei loro commenti abbiano completamente rivelato che la loro conoscenza della storia sulla questione di Taiwan è quantomeno carente. Taiwan non è l’Ucraina. L’isola è sempre stata parte inalienabile del territorio cinese”. Un messaggio forte e chiaro, che non delinea però quali saranno gli scenari futuri.