di Francesco Floris
Costruttori e immobiliaristi? Nel panorama della politica milanese, mentre le forze economiche della città si organizzano in vista del voto e decidono con chi stare, loro ora fanno la guerra a Pierfrancesco Maran. L’assessore all’urbanistica di Milano e pezzo grosso del Pd (quasi 7mila preferenze nel 2016, ampie possibilità di migliorare questa performance) sta giocando la “sua” campagna elettorale da nemico di speculatori immobiliari e di chi vuole il mattone facile e del consumo di suolo. Per assurdo (ma non troppo) è criticato da sinistra con l’accusa di ipocrisia e di nno saper fare la voce grossa con gli immobiliarsiti. La realtà è molto più sfumata. Maran è assurto due anni fa alle cronache nazionali, come paladino della lagalità, per l’intercettazione in cui rispondeva “a Milano non si usa” agli emissari del costruttore Luca Parnasi che tentavano di imbonirlo (e corromperlo?) proponendogli l’acquisto di una casa. Sarà un caso ma ora i veri nemici di Maran, nemmeno troppo nascosti, sono proprio costruttori e immobiliaristi. Soprattutto alcuni. I motivi? Non hanno digerito i bastoni fra le ruote e i secchi no che l’assessore milanese ha detto su alcune operazioni a Milano: a cominciare dai disegni speculativi di Reale Mutua con quelli che, senza l’itervento di Maran, sarebbero stati sfratti di massa in via Tolstoj, dentro una “riqualificazione” del quartiere che avrebbe fatto ben più di una vittima dal punto di vista sociale e del caro affitti. Ma anche Enpam, la cassa professionale dei medici – con il suo ricco patrimonio immobiliare a Milano, in parte affidato ad Antirion sgr e in parte in gestione in diretta, oggi in vendita – ce l’ha a morte con l’assessore. Tanto da presentare un ricorso contro il Comune proprio sul piano di Maran contro gli immobili abbandonati e che dava 18 mesi di tempo alle propreità per presentare un progetto. Pena la perdita degli indici di edificabilità. Ma c’è di più fra i morivi di astio: l’Urbanistica milanese dice e sostiene che la pandemia non abbia rallentato l’attività degli uffici se non in una fase inziale. In parte è vero. Per la prima volta è stato per esempio possibile per i direttori lavori depositare “da remoto” documenti come le Cila (Comunicazione inizio lavori asseverata) in via telematica, invece che recarsi per oscuri uffici di municipio. Telefonare agli architetti per chiedere quanto questo ha garantito la possibilità di continuare, almeno in parte, a lavorare nei mesi in cui chiudevano le scuole. Fra costruttori, immobiliaristi, e palazzinari gira invece un altro leit motiv: è andato tutto a rilento, non funziona nulla a Milano. Curioso nella città, unica forse in Italia, in cui si possa parlare di valori in crescita e investimenti in arrivo, nonostante la pandemia. Di chi è la colpa? Secondo loro, ovviamente, proprio di Maran. Ma anche del sindaco Beppe Sala, ora nell’occhio del ciclone a causa del nuovo corso ecologista che vuole imprimere a Milano dopo aver ufficializzato l’alleanza con i Verdi pochi giorni fa. Chissà se a questo punto il tandem Sala-Maran dovrà a fare a meno del “mattone” nel voto primaverile del 2021? Forse non ne sentiranno la mancanza.