Sarà Emanuele Orsini il nuovo presidente di Confindustria. Le elezioni del prossimo 23 maggio, che sino a poco tempo fa sembravano un rebus, si sono risolte con l’attuale vicepresidente che è l’unico candidato rimasto sul campo. Dopo il passo indietro di Alberto Marenghi, ed il patto con l’escluso Antonio Gozzi, anche Edoardo Garrone si è infatti sfilato. Domani il consiglio generale di Confindustria voterà per la designazione di Orsini. E a maggio sarà l’assemblea a ratificare.
Garrone: “Il successo delle decisioni di Orsini sarà il successo di tutti noi”
“Prima di inviare questa lettera – ha scritto Garrone, annunciando la sua decisione – ho informato Emanuele (Orsini, ndr) della mia scelta, dei motivi che l’hanno determinata, della forte responsabilità a lui affidata e della certezza che il successo delle decisioni che prenderà con autonomia e responsabilità, e nel solco dei valori e fini condivisi, sarà il successo di tutti noi”.
Orsini, da Sistem Costruzioni a Confindustria, passando per FederLegnoArredo
La nomina di Orsini, ad di Sistem Costruzioni e di Tino Prosciutti Spa, presidente di Maranello Residence e vicepresidente di Confindustria nazionale con delega al Credito, alla Finanza e al Fisco dal 2020, è secondo gli analisti una vittoria del nord est. Ma è anche un segnale forte della centralità della la linea manifatturiera, con la centro le sfide dell’industria a Bruxelles. Le capacità di leadership di Orsini si sono affinate dapprima in Assolegno, di cui è stato presidente dal 2013, quindi guidando dal 2017 al 2020 FederlegnoArredo, Federazione italiana delle industrie del legno, del sughero, del mobile e dell’arredamento.
Le sfide chiave per la presidenza Orsini
Orsini arrivava alla conta finale forte del decisivo supporto dei votanti di Gozzi, con cui ha condiviso in ultima istanza le attenzioni alla manifattura industriale e alle sue sfide. Con oltre 110 voti blindati su 189 totali, ha unito una vasta coalizione fondata sul sostegno alla produzione materiale, alla proiezione internazionale dell’industria, alle sfide comunitarie dell’industria italiana. Che deve combattere battaglie importanti sul tema del Green Deal europeo.
Nella scalata di Orsini, dunque, sarà centrale la rappresentanza a Bruxelles. Uno dei punti su cui il “patto della colomba” con Gozzi si è consumato è proprio quello della garanzia di un rafforzamento della proiezione esterna del gruppo. Garrone, in quest’ottica, ritirandosi ha comunque evitato a Confindustria una conta. E ora l’associazione datoriale si trova di fronte alla possibilità di riconquistare un’insperata unità dopo che alla prova del voto il rischio “triello” è stato sfatato.
Sarà tutto da valutare, invece, il rapporto tra Orsini e Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo da tempo in rotta col suo predecessore. E unico, vero, grande sconfitto di questa partita dopo aver continuato a guidare l’associazione nonostante l’espulsione dal Consiglio nazionale di Confindustria decretata per aver cambiato motu proprio i presidenti di Assolegno e Assoimballaggi scelti dal suo predecessore. Al prossimo Salone del Mobile di Milano Feltrin si incontrerà col suo rivale ora pronto all’apice della sua carriera. Di cui, chiaramente, non si sarebbe auspicato la scalata a Viale dell’Astronomia.