Perché leggere questo articolo? Il film delle regionali in Abruzzo è un copione già visto. Senza gli effetti (speciali) del voto in Sardegna. Il centrodestra si conferma, ma chi è stato il miglior attore protagonista: Forza Italia o Fdi? Il Campo Largo è già ai titoli di coda? E chi ha vinto i Razzie Awards per il peggior film: il M5s o il Terzo Polo?
Nella notte degli Oscar, in Abruzzo non va in scena il sequel della Sardegna. Le regionali si sono tenute nella terra degli orsi marsicani, non in quella di The Revenant: un film senza effetti speciali. Va in scena l’ennesimo remake di un copione consolidato da anni: il centrodestra fa incetta di voti, il campo largo esce sconfitto per la settima volta su otto tornate. Oltre all’esito generale, la contesa – che forse è stata sopravvalutata alla vigila, ma giusto un filo… – rivela però indicazioni non di superficie. Chi sono stati i migliori attori, protagonisti e non, del voto in Abruzzo? E chi si aggiudica la statuetta del peggio? Ecco quello che le Regionali dicono davvero.
In Abruzzo nessun remake della Sardegna
Partiamo dai protagonisti. L’Abruzzo, è da un pochino che ve lo andiamo ripetendo, non è la Sardegna. D’Amico non è Leonardo di Caprio: niente Oscar, nessun miracolo. Marsilio ottiene la riconferma come protagonista indiscusso della Regione. Non c’è nessun effetto traino dalla Sardegna e nessuna ricaduta sulla politica nazionale. Il voto abruzzese casomai mostra un altro film rispetto alle Regionali di solo due settimane fa.
Nessuna sfida all’ultimo voto. Il verdetto in Abruzzo è insindacabile. Marsilio ha ottenuto il 53,5 per cento dei voti, mentre il candidato del centrosinistra Luciano D’Amico il 46,5 per cento. Una vittoria ampia, e ampiamente annunciata alla vigilia. Resta un risultato importante per il centrodestra: è il primo governatore dell’Abruzzo a essere riconfermato per un secondo mandato da quando è stata introdotta l’elezione diretta del presidente, nel 1993.
Quello che Regionali dicono: top e flop degli attori non protagonisti
Veniamo agli attori non protagonisti. Il vero “colossal” del voto era quello dei derby interni alle coalizioni. Che danno indicazioni significative. Partiamo dal centrodestra. La statuetta del migliore va a Forza Italia, che si conferma al secondo posto. Il partito più votato è stato Fratelli d’Italia, con il 24,1 per cento dei voti (un exploit rispetto al 6,5% delle Regionali 2019, ma in calo rispetto alle ultime politiche, dove aveva raggiunto un ragguardevole 27,9%). I forzisti in Abruzzo vincono il derby coi “cugini” leghisti, come già accaduto nel 2022 per le politiche. Anzi, il divario si allarga: Forza Italia ha ottenuto circa il 13 per cento, quasi il doppio del risultato della Lega, che ha ottenuto il 7,6 per cento.
L’assenza del voto disgiunto si è fatta valere in Abruzzo. Nessun miracolo in salsa sarda. Anzi, nel centrosinistra si intravede il viale del tramonto del Campo Largo. Quantomeno di quello “larghissimo”, da Alleanza Verdi e Sinistra a Calenda. Il demerito è tutto degli “attori non protagonisti”. Partiamo dai peggiori in termini elettorali: il Terzo Polo è il solito film, alle regionali non tocca palla. Il 3,79% è esattamente la metà di quanto Renzi e Calenda avevano preso (insieme) il 6,3 alle Politiche 2022. Alleanza Verdi e Sinistra può cantare vittoria per il 3,6% in Abruzzo – nel 2019 Leu ebbe il 2,8%, nel 2022 Avs ebbe il 2,7%.
Migliori e peggiori nel Campo Largo in Abruzzo
I primi attori del centrosinistra recitano due copioni agli antipodi. Il Pd col suo 20% cresce sia rispetto al 2019 (era all’11,1%) che al 2022, quando si era fermato al 16,6%. Il Movimento 5 Stelle fa un flop, che risalta a sole due settimane dal trionfo di Todde in Sardegna, prima governatrice di regione della storia del partito.
Il M5s ottiene il 7% e arriva dietro la lista civica Abruzzo Insieme (7,6%). Nel 2019, correndo in solitaria, ebbe il 19,7%. Nel 2022 il 18,5%. In Abruzzo arriva un flop clamoroso che conferma il copione: le regionali non sono proprio il palcoscenico ideali per per il partito di Conte.
I Razzie awards dell’Abruzzo vanno alla stampa italiana
Due settimane dopo il voto clamoroso in Sardegna, abbiamo scoperto che l’Abruzzo non è l’Ohio d’Italia. Possiamo “consolarci” con una garanzia: la palma del peggiore va alla stampa italiana. Il modo in cui i media hanno raccontato l’elezione è andato oltre il fazioso, si è arrivato al messianico. Il voto in Abruzzo è stato prima sopravvalutato per poi guardare altrove, nel giro di 24 ore. Un esempio plastico sono le due prime pagine a cavallo della tornata de Il Domani. Il quotidiano di De Benedetti ieri titolava in apertura: “C’erano una volta gli Abruzzi, la terra dove Meloni si gioca tutto”. Oggi, all’indomani della vittoria del centrodestra, plot twist: “Tra Basilicata, Piemonte ed Europa l’Abruzzo non è la tappa decisiva”. Si aggiudica a man bassa i Razzie Awards per il peggior film sull’Abruzzo.