Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il pugno duro del Pakistan contro i cittadini afghani irregolari potrebbe portare già nei prossimi mesi all’aumento di arrivi di migranti verso l’Europa e quindi verso l’Italia: “Quasi due milioni di afghani hanno dovuto lasciare il territorio pakistano e probabilmente proveranno ad arrivare verso il Vecchio Continente – conferma una fonte diplomatica sentita da TrueNews – Un problema politico in più per Giorgia Meloni e per le autorità italiane”
Da Karachi, città più grande del Pakistan, negli ultimi giorni sono partiti decine di autobus verso la parte più occidentale del Paese. Nelle regioni cioè dove corre la delicata frontiera con l’Afghanistan. Altre decine di mezzi raggiungeranno il confine nei prossimi giorni. Potenzialmente, almeno 1.7 milioni di afghani potrebbero prendere la via per tornare in patria. Non certo per propria volontà.
Il motivo è da ricercare nella volontà del governo di Islamabad di espellere tutti i cittadini afghani senza documenti validi per rimanere. Senza cioè permessi di soggiorno, lavorativi e non. A ottobre è arrivato l’ultimatum: entro il primo novembre, i circa 1.7 milioni di afghani senza titoli per restare devono andare via o scatterà l’arresto e la deportazione. È iniziato così un importante esodo, destinato ad avere ripercussioni a medio termine anche in Europa e in Italia.
L’esodo di profughi afghani dal Pakistan
La scelta del governo pakistano è piombata quasi all’improvviso. Ma non ha rappresentato una vera e propria sorpresa. All’indomani di un’importante ondata di attacchi terroristici nel Paese, Islamabad ha puntato il dito contro cittadini afghani accusati di sostenere il terrorismo e di aver ordito contro le proprie istituzioni. Poi a ottobre la decisione drastica: devono andare via tutti gli afghani senza documenti in tasca.
Così come sottolineato dalla Reuters, sulla Tv di Stato la scritta che ricordava il conto alla rovescia verso il primo novembre è rimasta per giorni in sovrimpressione. La linea è apparsa quindi drammaticamente chiara: entro la data fissata dal governo, gli afghani irregolari dovevano fare i bagagli e cercare un mezzo per raggiungere la frontiera.
Nelle ultime settimane sono state diverse le testimonianze relativo all’esodo dal Pakistan. Sempre alla Reuters, un gestore di una linea di autobus ha detto di essere stato costretto ad aumentare improvvisamente i mezzi che servono il collegamento tra Karachi e la frontiera. Proprio a Karachi infatti risiede una grande comunità afghana, stanziata soprattutto nel quartiere di Sohrab Goth. Non si tratta solo di afghani giunti dopo il ritorno dei talebani al potere, molti degli abitanti sono arrivati qui già dagli anni dell’invasione sovietica.
Un’ondata di afghani in fuga
Ma indubbiamente i riflettori sono maggiormente puntati su chi ha attraversato la frontiera dopo che, nell’agosto del 2021, gli studenti coranici hanno rimesso piede a Kabul. In tanti si sono riversati in Pakistan, raggiungendo le zone abitate già da anni da parenti o altri connazionali. A Karachi, così come a Peshawar, Lahore e altre grandi città del Paese. Il governo ha tollerato la presenza anche di chi un documento in questo lasso di tempo non se l’è mai procurato.
Ora i tempi sono drasticamente cambiati. Dopo l’emergere del grave problema della sicurezza, sugli afghani irregolari sono piovute accuse di sostegno al terrorismo. Non solo, ma al loro mantenimento è stata attribuita una delle cause dei problemi economici attualmente attraversati dal Pakistan. Intuendo l’aria, in migliaia hanno già sistemato i propri pochi averi in valigia e hanno preso uno dei tanti bus diretti verso ovest.
Conferme in tal senso sono arrivate anche da Kabul. Il portavoce del ministero dell’Interno dell’emirato talebano, ha dichiarato sempre alla Reuters di aver registrato l’ingresso di almeno sessantamila afghani dal Pakistan tra i mesi di settembre e ottobre. Un dato che sarebbe di gran lunga superiore alla media normalmente riscontrata. Alcune Ong hanno sottolineato come di norma, tra i vari valichi di frontiera compresi tra Pakistan e Afghanistan, transitino 300 persone al giorno. Da ottobre, i transiti sarebbero aumentati fino a 4.000 al giorno. Ma è ancora nulla rispetto a quello che ci si aspetta dopo il primo novembre, a ultimatum cioè scaduto.
Da Islamabad non vogliono sentir parlare di misure eccessivamente dure: “Il nostro record degli ultimi quarant’anni nell’ospitare milioni di nostri fratelli e sorelle afgani parla da solo”, ha dichiarato ai cronisti Reuters Mumtaz Zahra Baloch, portavoce del ministero degli Esteri pachistano.
La possibile via turca dell’immigrazione
Chi è scappato dall’Afghanistan dei talebani, non lo ha fatto solo per motivi economici. “Al contrario – ha dichiarato una fonte diplomatica su TrueNews – Molti sono andati via per il timore di essere perseguitati, sia per motivi politici e religiosi e sia per le collaborazioni con la coalizione internazionale presente fino al 2021”.
Dunque, tra gli afghani che loro malgrado sono stati costretti al contro esodo dal Pakistan, molto probabilmente c’è gente che cercherà di far perdere le proprie tracce per non farsi catturare dai talebani. “Difficile credere che gli afghani rientrati resteranno nel proprio Paese – ha sottolineato la fonte diplomatica – per loro la via di salvezza è rappresentata dall’emigrazione verso ovest”.
Verso cioè la frontiera iraniana. Nell’estate del ritorno dei talebani a Kabul, i sentieri di montagna attraversati dalle linee di confine con la Repubblica Islamica sono stati presi d’assalto dagli afghani in fuga. Molte organizzazioni, in Iran così come in Afghanistan, ne hanno approfittato per fare affari d’oro e lucrare sull’immigrazione. “Adesso i trafficanti potrebbero nuovamente attivarsi – ha commentato la fonte ai microfoni di TrueNews – hanno fiutato la possibilità di fare affari. E il discorso non riguarda solo l’Iran, anzi ha a che fare soprattutto con le organizzazioni stanziate in Turchia”.
In poche parole, si potrebbe rimettere in moto quella via turca dell’immigrazione che due anni fa ha permesso, a milioni di afghani, di raggiungere l’Anatolia dall’Iran. Una via che ha alimentato un flusso mai del tutto terminato e che adesso potrebbe raggiungere livelli record.
Un problema per Giorgia Meloni
Così come spiegato ancora dalla fonte diplomatica, nel medio e lungo periodo però le conseguenze principali della via turca dell’immigrazione saranno visibili soprattutto in Europa. “I talebani non daranno subito la caccia a possibili dissidenti rientranti – ha dichiarato il funzionario – perché per loro gestire un flusso da oltre un milione di persone è impossibile sotto il profilo economico. Dunque lasceranno tacitamente andare verso ovest. Iraniani e turchi a loro volta sanno bene che la meta finale dei migranti afghani è l’Europa. Quindi anche le autorità di Teheran e Ankara potrebbero tacitamente lasciare andare”.
Lo spettro è di vedere, già nei prossimi mesi, un’impennata di arrivi di profughi afghani in Europa. Soprattutto in Italia: lungo le nostre coste infatti, molti afghani sono sbarcati partendo dalla Turchia dopo aver lasciato alle spalle il proprio Paese.
Il flusso di migranti afghani sarà forse meno semplice da gestire rispetto al 2021: quasi due milioni di persone sono state infatti espulse nel giro di pochi giorni dal Pakistan e dunque la pressione migratoria è destinata ad aumentare repentinamente nei prossimi mesi. “Un problema in più per Giorgia Meloni e le autorità italiane – ha concluso la fonte sentita da TrueNews – a distanza di due anni dal ritorno dei talebani, il flusso di afghani verso il nostro Paese non si era mai arrestato. E ora rischia seriamente di implementarsi”.