Perché leggere questo articolo? Papa Francesco è sotto attacco per “ambiguità”. O almeno dicono i giornalisti italiani su Twitter. Ma Francesco ha davvero rifiutato un discorso in cui condannava l’antisemitismo? I fatti.
Papa Francesco ha incontrato i rabbini d’Europa giunti a Roma e ha fortemente condannato l’antisemitismo. Ma per i giornalisti del centro radicale, del campo più duramente occidentalista e facenti riferimento al mondo liberalconservatore nazionale è come se questo non fosse accaduto. Il motivo? Il fatto che nella giornata di lunedì 6 novembre non ha pronunciato un discorso programmato di fronte alla delegazione di rabbini arrivati in Vaticano, saltato per problemi di salute del pontefice, è stato etichettato come un rifiuto.
Francesco ambiguo? Cosa pensano i giornalisti liberali
Al centro della querelle il fatto che il Papa non ha pronunciato il discorso previsto all’udienza salvo poi presentarsi, in Sala Paolo VI, all’incontro con ben 7mila bambini provenienti da tutto il mondo in un “pellegrinaggio di pace”. C’è chi si è, con grande stile, limitato a sottolineare che si tratta di una delle più “complicate” giornate del pontificato di Francesco, come Gabriele Carrer, cronista di esteri e sicurezza nazionale per Formiche. E chi invece ha affondato il colpo, spesso mancando il punto chiave del discorso, con un sottotesto: Bergoglio si starebbe rifiutando di condannare l’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas.
“Che sfortuna. Il Papa aveva saltato l’incontro con i parenti delle vittime israeliane del 7 ottobre perché impegnato con il Sinodo. Oggi salta l’incontro con i rabbini perché “non si sente bene”. Però. Auguri per una pronta guarigione“, ha scritto su Twitter Pierluigi Battista, storica firma del Corriere della Sera oggi in forza all’Huffington Post.
Gli ha fatto eco Federico Punzi, giornalista di Atlantico Quotidiano, testata di destra liberalconservatrice. Punzi ha sottolineato che “dopo aver parlato al telefono con il presidente iraniano, Papa Francesco si è prima dato malato per non parlare davanti ai Rabbini europei, per poi “resuscitare” nel pomeriggio conversando per un’ora con i bambini”. Facendo capire una sua preferenza per il mondo islamico, ovviamente.
La condanna non rilevata
Barbara Jerkov, alla guida della redazione politica de Il Messaggero, ha scritto: “Il papa, “per ragioni di salute”, evita di leggere il discorso preparato per l incontro con i rabbini europei. Una settimana fa aveva annullato l incontro con i parenti delle vittime del 7 ottobre perché impegnato col sinodo. Naturalmente le due cose. non sono legate. No?”. Marco Pasquini di Linkiesta ha sottolineato che il Papa si sarebbe “rifiutato” di leggere il discorso, venendo ritwittato da Laura Cesaretti de Il Giornale.
Tutte queste p0lemiche hanno poca attinenza con la realtà. Papa Francesco ha nettamente e con durezza condannato ogni episodio antisemita. Basta leggere la comunicazione ufficiale del discorso che il Papa avrebbe dovuto pronunciare ed è stato consegnato alla delegazione di rabbini europei, pubblicata sul sito ufficiale della Santa Sede. Un dato di fatto che dà il crisma dell’ufficialità alla mossa. “Preoccupa il diffondersi di manifestazioni antisemite, che fermamente condanno […]Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace”, si legge nel documento. Più chiaro di cosi. Tanto che a gettare acqua sul fuoco ci ha dovuto pensare Paolo Mieli, uomo certamente non sospettabile di ambiguità sui temi del contrasto all’antisemitismo e non tacciabile di anti-occidentalismo. Mieli “non ha visto ambiguità” nella mossa del Papa.
Anche in Israele si ricorda il Papa che condanna l’antisemitismo
Ma più in generale sono i diretti interessati e la grande stampa internazionale a smentire l’infodemia sul Papa “ambiguo”. A cui si rimprovera, semplicemente, di agire da figura di calibro globale e di non far coincidere dottrina cattolica e occidentalismo spinto. La Chiesa, come ogni altra istituzione umana, si può legittimamente criticare. E il Papa, in quanto leader politico, può avere posizioni più o meno condivisibili per ognuno. Ma stupisce l’atteggiamento di una certa categoria di pensatori e analisti che mettono nel mirino il Santo Padre solo quando devia da quello che ritengono essere il seminato necessario e inevitabile. Come successo a ottobre dopo la pubblicazione della Laudate Deum sul caso del presunto “abbraccio” del Papa all’ambientalismo ideologico.
Strano pensare a un’ambiguità di Papa Francesco sull’antisemitismo quando anche Pinchas Goldschmit, uno dei rabbini accorsi in Vaticano al meeting, lo ha ringraziato su Twitter per il suo interessamento. Del resto, anche la grande stampa internazionale ha avuto una chiave di lettura diversa. Il Papa che non legge il discorso diventa, infatti, il Papa che incontra il mondo dei rabbini “nonostante il raffreddore” e si schiera contro l’antisemitismo per l’Associated Press. Ma a chiudere la questione basta l’editoriale di Israel National News, secondo cui è importante che il Papa abbia “condannato l’antisemitismo”, come testimoniato dal documento. Con buona pace del Twitter liberale italiano, questo è il dato di fatto politico. Inutile ricamare ulteriormente, a meno di voler proseguire in un dibattito di principio che ha poca attinenza con la realtà.