Perché leggere questo articolo? Negli Stati Uniti ci saranno tre confronti tv tra i candidati. In Italia uno, forse. E’ la par condicio, bellezza. Una follia italiana: complicata, machiavellica e a ogni elezione resa più barocca. Varrà anche per le Europee. Ecco perché in Italia la par condicio non funziona.
In America Biden e Trump faranno tre confronti televisivi in tre mesi. In Italia Meloni e Schlein forse uno, ma non è detto. La differenza? E’ la par condicio, bellezza. Un’unicità italiana, una normativa complicatissima, codificata per la prima volta nel 1993, negli anni affastellata e che subisce modifiche a ogni tornata elettorale. Il che la rende, se possibile, ogni volta più complicata. La par condicio in Italia non funziona, e puntualmente a ogni elezioni viene ulteriormente complicata. Sarà così anche per le Europee.
Perché la par condicio in Italia non funziona
A poche settimane dalle Europee e a pochi giorni dall’ipotizzato confronto Meloni Schlein, Agcom ha riscritto le regole della contesa elettorale. La recente delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha messo nero su bianco il principio che un un minuto in tv non vale come un altro. Se un politico parla in prima serata di fronte a milioni di persone, quello spazio vale oro. Vale invece bronzo all’una di notte, quando il politico si rivolge a insonni e sonnambuli.
La svolta era nell’aria da tempo. A convincere definitivamente Agcom a cambiare la par condicio sono state una serie di sentenze del Consiglio di Stato, che hanno suggerito di aggiungere criteri anche qualitativi di valutazione (gli ascolti) a quelli solo quantitativi (i minuti di visibilità). Ci sono volute cinque sentenze tra il 2022 e il 2023. La nuova par condicio è più complicata della vecchia. Resta ugualmente inutile, ma tant’è.
Il Garante ha suddiviso le 24 ore della giornata in 4 grandi fasce. I programmi delle tv e delle radio in tre categorie: i notiziari, le trasmissioni di approfondimento settimanali, le trasmissioni più frequenti con cadenza anche quotidiana. Sempre il Garante monitorerà il comportamento di tutte le emittenti, sia pubbliche sia private. Nel caso un’emittente violi la par condicio, il Garante solleverà il cartellino giallo (con un semplice richiamo) o il cartellino rosso (con un ordine). Al richiamo e all’ordine, l’emittente dovrà riequilibrare la situazione e concedere adeguata visibilità al partito che ha penalizzato.
Ecco perchè il confronto Meloni-Schelin non s’adda fare
Ma quindi, questo benedetto confronto televisivo tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein? Sarebbe tutto pronto. Le due leader delle coalizioni che reggono la politica italiana hanno accettato l’invito di Bruno Vespa. Giovedì 23 maggio, in prima serata su Rai Uno. Ma si attende il responso dell’Agcom, come un oracolo. Che con buona probabilità sarà negativo. L’incontro-scontro tra Meloni e Schlein potrebbe saltare perchè la par condicio prevede un’ammucchiata. In Italia non è possibile fare un duello tra i due principali leader politici: bisogna invitarne almeno cinque.
La nuova delibera varata dall’Agcom, ora all’esame della Vigilanza, conferma la disciplina sui confronti televisivi già in vigore negli anni scorsi. L’articolo 7 comma 11 che regola la par condicio televisiva è un capolavoro barocco. L’emittente prescelta per il dibattito tra Meloni e Schlein dovrà poi “assicurare una effettiva parità di trattamento tra tutti gli esponenti politici”. E per giunta “nell’ambito della stessa trasmissione o in un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto”. Ergo, se prendi Schlein vs Meloni, per la par condicio devi cuccarti il pacchetto completo dei leader di tutti i leader di partito. Per la cronaca, alle scorse Europee erano 19 liste. Con tanto di Partito animalista e Pirati!
La par condicio è demenziale? Complichiamola
Dalla sua prima ideazione, ai tempi della Prima Repubblica, la par condicio è stata continuamente aggiornata, sino a divenire il capolavoro di equilibrismo barocco odierno. Le imminenti elezioni Europee non potevano esimersi da un ennesimo intervento. Così martedì 9 aprile la Commissione bicamerale di vigilanza Rai ha approvato un emendamento che modifica il funzionamento della par condicio, che la Commissione Vigilanza Rai ha adottato in una serie di delibere.
“La Rai trasmette tribune politico-elettorali, televisive e radiofoniche, ciascuna di durata preferibilmente non superiore ai quaranta minuti, organizzate con la formula del confronto tra un numero di partecipanti compreso fra tre e sei, e di norma, se possibile, fra quattro partecipanti, curando comunque di assicurare un rapporto equilibrato fra i rappresentanti di lista e raccomandando l’attenzione all’equilibrio di genere tra le presenze”. Ecco la messa a terra della par condicio. Che di fatto rende impraticabile il confronto tra le due più importanti leader della politica italiana.
Non mondo fanno dibattiti, non hanno la par condicio
Succede solo in Italia, l’unico Paese dell’orbe terracqueo ad avere regole ai confronti tv fissate per legge. Noi abbiamo la par condicio, gli altri hanno i dibattiti. Quest’anno si voterà in America, ecco che Biden e Trump si affronteranno tre volte in un confronto. Sulla Abc, sulla Cbs e probabilmente anche su Fox. In India si vota a maggio. Tra qualche giorno Modi se la vedrà con il principale sfidante, Rahul Gandhi. Come hanno fatto? Semplice: le tv mandano gli inviti, i politici scelgono se accettarli. Le norme sono fissate dalle televisioni, in nome della libera stampa. Si lascia ai media la libertà di creare i contenuti informativi che reputano idonei al pubblico. Poi ci penseranno gli spettatori/elettori. Non c’è par condicio, al massimo la legge sovrana dello share.