Perché questo articolo potrebbe interessarti? In Polonia il premier uscente, molto vicino alle posizioni di Fratelli d’Italia , non potrà formare il nuovo governo: nel gioco delle alleanze, il liberale Donald Tusk ha avuto la meglio e dovrebbe guidare la futura maggioranza. Eppure c’è un importante paradosso. Giorgia Meloni adesso infatti potrebbe tirare un sospiro di sollievo: “Il nuovo esecutivo di Varsavia sarà più morbido sull’immigrazione”, sottolinea direttamente dalla Polonia il ricercatore Francesco Trupia, sentito da TrueNews
La regione di Varsavia è quella dove si è votato di più. Un dato forse che spiega l’andamento delle elezioni di domenica in Polonia: “La capitale – dichiara a TrueNews il ricercatore Francesco Trupia, impegnato in questi giorni nella più grande città polacca – ha al suo interno molti studenti e molti giovani, senza dubbio forza trainante per i partiti di opposizione al Pis”. Quest’ultimo è il partito al governo da otto anni, in grado di essere anche in questa tornata elettorale al primo posto tra le preferenze dei polacchi, ma lontano dal poter formare un nuovo esecutivo.
I dati fin qui emersi infatti danno ai tre principali partiti dell’opposizione, ossia Coalizione Civica, Terza Via e Nuova Sinistra, la possibilità di unirsi per dar vita a una nuova maggioranza. Donald Tusk, leader di Coalizione Civica, è pronto ad assumere l’incarico di capo dell’esecutivo. Già premier prima dell’avvento del Pis e noto in Europa per il suo ruolo di presidente del consiglio europeo, Tusk ha promesso una “nuova Polonia”. In ottica italiana, per Palazzo Chigi questo potrebbe rappresentare una buona notizia: “Da questo voto è emerso un importante paradosso – ha sottolineato Francesco Trupia – Giorgia Meloni ha infatti assistito alla caduta dei suoi alleati del Pis ma, al tempo stesso, il futuro governo polacco potrebbe togliere il veto ai piani europei per l’immigrazione”.
Il paradosso in salsa polacca
A scontrarsi in questo voto sono state due visioni diverse di Polonia. “Da un lato – conferma Trupia – c’è un elettorato conservatore incarnato dal Pis, sostenuto dagli over 50, dall’altro invece una sezione di opinione pubblica più giovane e vicina all’Ue. Lo scontro è stato più sull’identità della Polonia del futuro che su altro, Tusk incarna senza dubbio l’elettorato che possiamo definire più liberale o comunque vicino a una visione di una Polonia amica di Bruxelles”.
La formazione del probabile futuro premier ha ottenuto il 31% dei voti, i centristi di Terza Via il 13%, La sinistra l’8.6%: assieme dunque i tre partiti, schierati alla vigilia contro il Pis, superano il partito del premier uscente fermo al 38% e senza alleati pronti a supportarlo. “Possibile un esecutivo più morbido su alcune questioni chiave in Europa, a partire dall’immigrazione”, ribadisce Trupia. Da qui il paradosso: il Pis infatti, è stato categorico in questi anni nel sostenere una linea dura sui migranti. Non solo Varsavia ha eretto barriere e muri al confine con la Bielorussia, ma in Europa ha posto il suo veto a ogni progetto di riforma del sistema di accoglienza.
Circostanza che ha più volte messo in imbarazzo Giorgia Meloni, presidente del consiglio italiano e alleato di ferro in Europa del Pis. “Si può dire – ha proseguito il ricercatore italiano – che Meloni in fondo potrebbe aver tifato contro i suoi alleati. Perché adesso i piani sostenuti da Roma in Europa difficilmente incontreranno l’opposizione sostenuta dal Pis prima delle elezioni”.
Addio a Visegrad
Con Tusk alla testa del governo polacco, a cadere potrebbe essere soprattutto l’asse con l’Ungheria di Viktor Orban. Varsavia e Budapest hanno seguito di comune accordo diversi dossier, a partire proprio da quello migratorio. Ma soprattutto, i governi del Pis e gli esecutivi guidati da Orban hanno rappresentato l’architrave del cosiddetto “blocco di Visegrad”. Ossia un asse formato da quattro Paesi dell’est europeo: non solo Polonia e Ungheria, ma anche Repubblica Ceca e Slovacchia.
Per Francesco Trupia, non solo il blocco è destinato definitivamente a sfaldarsi ma la sua archiviazione è una realtà già da tempo: “Visegrad per la verità non c’è più già da anni – ha sottolineato su TrueNews – Il colpo di grazia è stato rappresentato più che altro dalla guerra in Ucraina. Con la Polonia nettamente a favore di Kiev e l’Ungheria di Orban invece, dall’altro lato, più morbida nei confronti della Russia di Putin”.
Proprio Orban è colui che potrebbe uscire più ridimensionato dal voto polacco: con un governo maggiormente filo Ue a Varsavia e l’archiviazione definitiva dell’esperienza di Visegrad, Budapest potrebbe ritrovarsi isolata all’interno del contesto comunitario.
Le incognite sulla nuova maggioranza
Occorre adesso capire quali saranno gli scenari del post elezioni. La prima incognita riguarda la governabilità delle Polonia: la futura maggioranza appare eterogenea. Per rendere l’idea, il probabile leader Donald Tusk è stato anche a capo del Partito Popolare Europeo. Ora dovrebbe governare con la nuova sinistra polacca. “Credo però che l’esecutivo potrebbe reggere anche nel medio periodo – è la previsione di Trupia. Le divisioni sono meno nette di quel che possiamo credere. Anche perché il concetto di sinistra in Polonia è molto diverso dal’Europa occidentale”. Le incognite invece potrebbero riguardare in futuro le politiche sociali: “Il Pis deve gran parte del suo successo proprio alle politiche economiche e sociali portate avanti – ha sottolineato il ricercatore – ora con la nuova coalizione queste politiche potrebbero essere riviste o ridimensionate. Rimane questo il vero banco di prova per il probabile governo Tusk”. Una prova sia in termini di tenuta che di popolarità.