Perché leggere questo articolo? Dopo giorni di polemiche, alla fine il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non apparirà durante il Festival di Sanremo. Amadeus leggerà solo un messaggio scritto del leader di Kiev. Il tema ha diviso anche la politica, oltre che il mondo della comunicazione. True-News.it ne ha parlato con Gianluigi Paragone, giornalista e opinionista televisivo, ex senatore del M5s e capo di Italexit.
“Il problema è che la scaletta del Festival di Sanremo, per quanto riguarda la parte ‘politica’, la fa l’ambasciata ucraina in Italia” esordisce Paragone nel suo colloquio con True-News.it. L’ex conduttore tv, già parlamentare, rivela: “Abbiamo saputo che l’ambasciata ucraina stava trattando da mesi con la Rai e con la direzione artistica del Festival, perché Zelensky voleva appropriarsi anche di questo evento nazionalpopolare. Poi hanno deciso di non esporlo perché hanno capito che gli italiani non lo avrebbero applaudito“.
La retromarcia di Zelensky secondo Paragone
Una retromarcia che, secondo Paragone, non cancella “la figura da peracottari della Rai“. L’ex grillino se la prende anche con il governo Meloni. “E poi non dobbiamo prenderci in giro, è ovvio che il governo sapeva della volontà di Zelensky di intervenire a Sanremo ed erano d’accordo; così come era d’accordo l’ambasciata americana in Italia“.
Paragone dipinge lo scenario di una trattativa diplomatica, dietro il balletto sull’ospitata di Zelensky. “Bruno Vespa ha fatto da tramite tra il governo e la Rai“, afferma sicuro il leader di Italexit. Poi la retromarcia, perché “gli italiani sono più avanti della politica, l’opinione pubblica è contro la guerra e ha capito che questa situazione ci porterà verso una deriva molto pericolosa”, insiste l’ex senatore. Detto ciò “Amadeus, che sceglie le vallette secondo la logica ‘una valletta, una polemica’, comunque farà il valletto di Zelensky leggendo la letterina”.
La chiosa su gender e razzismo di Paragone
Al solito, Paragone non lesina sulla chiarezza dei suoi messaggi. “Andavano bene le solite polemiche sul gender fluid e sul razzismo, con Paola Egonu che si lamenta dell’Italia razzista e Chiara Ferragni che aumenterà la sua contabilità domestica. Poi c’è il tema Lgbt, va bene tutto, ma bisognava lasciare fuori la guerra”, prosegue Paragone con True-News.it. Persino Carlo Calenda, il più filo-Kiev dei leader italiani, ha espresso perplessità sulla presenza di Zelensky in collegamento con il palco dell’Ariston. Paragone lo snobba: “Vabbè a Calenda non interessa nulla, lui dice tutto per alimentare la sua bolla dei social, di Calenda se ne occuperà chi gestisce le sue pagine social, il tema è che gli italiani non hanno voluto Zelensky a Sanremo”.